lunedì 31 ottobre 2005

Marco Bellocchio, sul Corsera di sabato 29 ottobre,ha citato Massimo Fagioli e l'Analisi collettiva

una segnalazione di Paolo Izzo

Corriere della Sera 29.10.05

L’ex regista della rabbia giovanile critica gli eccessi ideologici: «La riscoperta della vitalità conta più della questione morale»Bellocchio: «Io, un ribelle moderato
Ma tengo i pugni sempre in tasca
di Barbara Palombelli

LA CONTESTAZIONE
Ho partecipato al Sessantotto da vecchietto: ripensandoci oggi, per la mia esperienza, mi appare un po' superficiale

LA RELIGIONE
A Roma per l'Anno Santo, vidi Pio XII sulla sedia gestatoria. Poi al liceo, dai barnabiti, smisi di credere
«La cuccagna promessa da Silvio Berlusconi non è mai arrivata. La grande promessa, il ricco premio, la tombola non li abbiamo vinti. Non mi ha stupito il suo successo: penso che se l’Italia, in maggioranza, non si fosse impoverita, avrebbe continuato a vincere. La caduta delle ideologie ha depresso tanti italiani e mi fa rabbia vedere il fronte laico che annaspa e si fa condizionare dalla religione. Mi fa rabbia dover affermare che non credo in Dio, quasi fossi un sopravvissuto di un mondo scomparso e fuori moda. Voto per i Ds, ma non ho alcun legame con i partiti, ho visto qualche volta Walter Veltroni, grande intenditore di cinema, che stimo come politico e come uomo. Un amico che non vedo mai. Da ragazzo, il mio idolo era Lenin. Ero un rivoluzionario, ero contro il revisionismo del Pci, ma personalmente non ho mai torto un capello a nessuno. L’ironia e la prudenza, innate, mi hanno salvato in più di un’occasione. Ho sempre partecipato al grande cambiamento che ha preso l’avvio, all’inizio degli anni Sessanta, anche da Piacenza, proprio da casa mia. Un cammino che continua. Era il 1962 quando mio fratello Piergiorgio, con Grazia Cherchi, Cesare Cases, Goffredo Fofi, Franco Fortini e molti altri fondò i Quaderni Piacentini, rivista marxista su cui si sono, ci siamo formati in tantissimi. Oggi sono sempre convinto che la questione morale è viva e lotta insieme a noi. Ma non è tutto. La decenza, la moralità sono importanti, ma non riguardano la vitalità. Vitale per me è la ricerca, senza fine, della più bella, più ricca, più sessuata, più affettiva identità umana, ricerca iniziata tanti anni fa (1977) nell’analisi collettiva di Massimo Fagioli. Perciò la storia della mia vita si può ben dividere in due: prima e dopo l’analisi collettiva, a cui beninteso continuo a partecipare, con una vitalità rinata proprio grazie ad essa». Marco Bellocchio ha appena finito Il regista di matrimoni, con Sergio Castellitto, «un film che uscirà l’anno prossimo, piuttosto inattuale. Non parla di Berlusconi, né di cocaina né di Iraq. Comincia dove finiva 8 e mezzo di Fellini: un regista prepara I promessi sposi, fatica, non ce la fa più e infine si allontana dal suo tavolo e parte. Va in Sicilia, incontra un regista di matrimoni, uno di quei tizi che per girare una videocassetta portano la coppia in abito da nozze sullo scoglio al tramonto, insomma il suo alter ego meno fortunato. Dall’incontro nasce una storia simile al romanzo manzoniano, c’è un principe del luogo che vuole impedire un matrimonio…». L’ufficio di Bellocchio è ordinatissimo, parquet a specchio, pareti bianche. Lui, a 66 anni, sembra ancora il ragazzo che quarant’anni fa sconvolse il cinema italiano con il suo film d’esordio, I pugni in tasca. Fu un caso internazionale, «accolto dalla sinistra con stupore ed entusiasmo, su Rinascita ne scrisse Italo Calvino con controllato interesse. Riuscii a produrlo grazie a Piergiorgio, che ottenne un finanziamento, girammo in casa di una zia a Bobbio». Un film autobiografico, si disse allora, immaginando che i ragazzi avessero una grande rabbia dentro, pronta a esplodere, improvvisa, da un momento all’altro. Come poi avvenne.
Marco nasce nel 1939: «Mio padre Francesco conservava l’autografo che il Duce consegnava alle famiglie numerose, eravamo nove, poi diventammo otto. Era un avvocato, molto tiepido verso il regime. Con la Repubblica diventò un conservatore. Parlava pochissimo di politica, si dava un gran da fare per mantenerci e creare un patrimonio per il nostro futuro. La borghesia cattolica guardava al comunismo con terrore. La Chiesa agiva scomunicando. Da bambino, ho vissuto con l’angoscia dell’arrivo dei russi. I sacerdoti mi avevano spiegato che, se avesse vinto il Pci, i comunisti mi avrebbero obbligato a rinnegare la fede. Ci parlavano in continuazione dei martiri della cristianità e noi bambini avremmo dovuto imitarli, i missionari ci raccontavano dei loro confratelli cui i cinesi avevano tagliato la lingua. Ne venne uno in classe, senza lingua. Ci preparavamo alla guerra civile, inevitabile nel caso di un’invasione sovietica». Pio XII, il cinema parrocchiale con i film di guerra e le vite dei santi, «i terribili Promessi sposi di Mario Camerini, la peste», l’Anno Santo del 1950, Bellocchio li ricorda come fosse ieri: «Ero in piazza San Pietro, i pellegrini sembravano in preda a turbe emotive, io invece guardavo senza parlare il Papa che passava in mezzo alla folla sulla sedia gestatoria, sembrava imbalsamato, e il curato notò la mia freddezza e mi rimproverò. Avevo undici anni. Ero già vaccinato contro il fanatismo, forse». Al liceo, dai barnabiti di Lodi, nonostante la messa quotidiana, «cade il terrore dell’inferno e non credo più».
Poi Roma, il Centro sperimentale di cinematografia, «era controllato da un certo potere diccì, ma aperto al mondo. Vennero Fellini e Mastroianni a mostrarci La dolce vita, Pietro Germi con Divorzio all’italiana, Antonioni con L’avventura, passarono Blasetti e Nanni Loy, era venuto a incontrare gli studenti anche Charlie Chaplin. Dopo le proiezioni seguiva il dibattito». L’aspirante regista chiede ad Antonioni, con tono rivendicativo: ma come si fa ad entrare nel vostro mondo? «Proprio la stessa domanda che fanno a me, quando vado nelle scuole e nelle università. Una domanda a cui è impossibile rispondere colle sole parole».
La distanza del tempo scolorisce i ricordi, «Ho fatto il Sessantotto da vecchietto, ripensandoci oggi mi appare tutto, per la mia vita, la mia età, un po’ superficiale. Ricordo che andai personalmente a palazzo Campana, a Torino, nel dicembre 1967, data d’inizio di quella che allora si chiamava la contestazione. Sotto accusa, il potere cattedratico. Vidi, come a teatro, i primi episodi di contestazione (verbali) e partecipai allo sgombero forzato dell’aula magna. I poliziotti furono gentilissimi. Aderii, per qualche mese, all’Unione dei marxisti-leninisti di Aldo Brandirali, una pedestre imitazione del maoismo, con coreografie e slogan che inneggiavano al libretto rosso. Ma non eravamo né bombaroli né terroristi». La sottolineatura del regista non è casuale. «Un giorno, Franco Piperno venne nel mio studio e mi propose di fare un film sul sequestro Moro, ma io non ero pronto. Penso volesse raccontare la sua verità. La stessa cosa mi capitò con il libro-intervista di Silvana Mazzocchi con Adriana Faranda: Adriana voleva controllare la sceneggiatura e la capisco. Lasciai. Andò meglio quando, molti anni dopo, la Rai mi propose un film sempre su Moro, lasciandomi carta bianca. Io sentivo che dovevo trovare a quella tragedia un finale diverso. Non ero più il ribelle che si fa giustizia spingendo la mamma nel burrone. Sentivo che potevo riimmaginare la storia, mi potevo permettere di rappresentare in quel falso storico (o piuttosto in quel doppio finale, dove c’è anche la verità storica) il mio percorso esistenziale più profondo». In Buongiorno, notte, la liberazione del prigioniero dà il senso della formazione del regista: un ex marxista che non ha mai sentito l’odio di classe. E che rivendica anche una sua «piacentinità». Un mix di rivoluzione e prudenza, riservatezza e incoscienza, educazione e nostalgia. Un ribelle moderato.

articoli di lunedì 31.10.05

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AGI 30.10.05 - 22.46
Bertinotti rieletto presidente del Partito europea della sinistra


Corriere della Sera 31.10.05
Il segretario di Rifondazione sulla manifestazione per Israele
Bertinotti: «Non vado, manca la Palestina»
«Capisco il sì di Fassino a Ferrara, la causa è giusta. Però serve un passo in più»
Dino Martirano


Corriere della Sera 31.10.05
«La rosa nel pugno nuovo simbolo», ovazione al congresso dei Radicali
Boselli attacca Rutelli: «Scelte integraliste»
Il segretario dello Sdi: «Dalla Margherita posizione sbagliata sul referendum». «Tra Prodi e Ruini sappiamo distinguere».
Marco Nese


Corriere della Sera 31.10.05
Julien Ries rilegge la storia della più antica forma di conoscenza del sacro
Mito, quel che vive dal paleolitico alla genetica

Ha ideato gli dei e le dittature. Oggi guarda oltre l’uomo


Corriere della Sera 31.10.05
Nel saggio «Caino a Roma» le delazioni per le SS dopo il 16 ottobre 1943
Così la «Pantera nera» tradì gli ebrei
Antonio Carioti

articoli del 27/30.10.05

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Corriere della Sera 30.10.05
Bertinotti alla sinistra europea: via la parola «socialismo»
Il segretario del Prc archivia il termine nelle tesi congressuali, i greci glielo fanno inserire di nuovo
di Dino Martirano


Corriere della Sera 29.10.05
Bertinotti e il progetto della «sinistra meticcia»
Il leader dice no all'offerta di Rizzo: non mi interessa una sommatoria di sigle
di Francesco Verderami


il Manifesto 29.10.05
Sinistra europea oggi e domani riunita ad Atene


Corriere della Sera 29.10.05
Lite sui valori. Rutelli accusa il leader dello Sdi di «scarsa coerenza». La replica: non accetto lezioni da un ex anticlericale ora cattolico integralista
«Nel programma dell’Unione addio al Concordato»
La proposta di Boselli. (...)
di
Livia Michilli


dalle Agenzie di stampa

Liberazione 29.10.05
Il segretario Prc ad Atene dove inizia il congresso della Sinistra europea
Bertinotti a Prodi: pari dignità tra noi e i riformisti
da Atene Stefano Bocconetti


Apcom 29.10.05
fucilati dai repubblicaniPapa: i martiri spagnoli furono testimoni eroici della fede
Immolarono loro vita durante la persecuzione per fedeltà alla Chiesa


Repubblica 30.10.05
La verità nelle facce dei matti da fotografare
Michele Smargiassi

Repubblica 30.10.05
Un lungo cammino dalle galere della fisiognomica alla attuale contenzione chimica
Animali, delinquenti, angeli caduti: il riscatto della follia
Umberto Galimberti


Repubblica Torino 30.10.05
Addio all'ora di religione nelle Superiori di Torino
Il dato emerge da un documento sulla frequenza in Piemonte consegnato a Poletto
Più della metà degli studenti rinuncia
Paolo Griseri


Repubblica 28.10.05
Le cartelle psichiatriche che nessuno ha mai visto
A sessant'anni dal processo di Norimberga
Simonetta Fiori


Repubblica 28.10.05
Il leader di Rifondazione: "Ora pensiamo a vincere, ma dopo il voto la geografia dell´Unione cambierà"
Bertinotti: "I Ds sono in difficoltà una scelta moderata li può spaccare"
Roberto Rosso

Repubblica 27.10.05
A proposito di un'intervento di Marcello Pera
Della democrazia e della religione
Il conflitto epocale tra cristianesimo e razionalità
uno spunto ghiotto per il filosofo della scienza
Piergiorgio Odifreddi


Liberazione 30.10.05
Non chiediamo a nessuno di rinunciare alle proprie convinzioni religiose. Chiediamo laicità
allo Stato e la pratichiamo noi stessi
di Fausto Bertinotti

domenica 30 ottobre 2005

Roberta Pugno a Villa Piccolomini

articoli ricevuti da Paolo Izzo:

Il Messaggero, 28 ottobre - ed. nazionale, pag. 50
Le opere della Pugno per Giordano Bruno
di Lu. Qua.

Figure ascetiche, monaci da sogno e apparizioni di suggestivi volti in rosso e marrone: ecco Vita Rilucente intorno a Giordano Bruno, manifestazione artistica dedicata al filosofo simbolo della lotta per libertà che sta riscuotendo gran successo nel complesso rinascimentale di Villa Piccolomini. Centro della manifestazione, che si concluderà il 30 ottobre, è la personale della pittrice Roberta Pugno che per l’occasione espone circa cinquanta opere nelle sale della Villa e sotto il porticato. Il ciclo pittorico viene proposto per la prima volta nella Capitale. La pittrice ha ideato l’evento come un complesso dialogo di immagini, suoni e rappresentazioni teatrali. (Lu.Qua.)

Il Messaggero, 28 ottobre - ed. Latina
Cultura ed economia si fondono nella rassegna
“Vita rilucente” in corso a villa Piccolomini
di Laura Pesino

Un omaggio al ‘500, secolo di confine, rinascita e trasformazione, secolo dell’uomo e delle sue sfide. E un omaggio al filosofo che ne rappresentò l’anima e il coraggio, l’intraprendenza, la fantasia, la spregiudicatezza. Si chiama “Vita rilucente” la manifestazione inaugurata lo scorso 15 settembre nella splendida cornice rinascimentale di Villa Piccolomini, alle pendici del Gianicolo, sull’Aurelia antica. Una rassegna fitta di eventi, incontri con scrittori e poeti, spettacoli e concerti, guidati dal filo conduttore delle opere di Roberta Pugno, artista di Bolzano che da anni espone nella capitale. Una manifestazione che si concluderà domenica e che è stata resa possibile anche grazie alla partecipazione e al prezioso contributo di alcuni imprenditori pontini e della Federlazio di Latina, per la prima volta a Roma per promuovere un evento culturale unico nel suo genere. “Fantasia e creatività”, diceva Giordano Bruno. “Coraggio e intuizione”, aggiungono gli imprenditori che, portando a Roma questa rassegna, propongono al pubblico un’esperienza tutta nuova, nata dall’idea che il bello può coniugarsi con l’utile e che cultura ed economia, non sono mondi poi così lontani. Ecco perché la Federlazio ha scelto come cornice una suggestiva villa del ‘500. Ed ecco perché ha scelto, come contenuto, le immagini e le opere di Roberta Pugno e la sua arte indagatrice, la sua sottile linea di confine tra materia e pensiero. Circa 50 opere, esposte fino a domenica negli spazi suggestivi della villa e nel porticato prospiciente la Basilica di San Pietro, che raccontano “con immagini potenti le geniali intuizioni del filosofo nolano”.

sabato 29 ottobre 2005

la violenza contro le donne

Corriere della Sera 28.10.05
I dati provengono dal Consiglio d'Europa
La violenza del partner è la prima causa morte delle donne
In Russia il 75% delle donne uccise in un anno sono state ammazzate dal marito. Il fenomeno è alto anche nei paesi avanzati

ROMA - Prima del cancro, degli incidenti stradali e della guerra, ad uccidere le donne nel mondo, o a causarne l'invalidità permanente, è la violenza subita dall'uomo. Partner, marito, fidanzato o padre che sia. Sono alcuni dei dati del Consiglio d'Europa evidenziati alla presentazione dell'Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere, che dà assistenza alle vittime di violenza in Italia.
I DATI - «La violenza familiare da parte del proprio compagno - spiega Gabriella Paparazzo, responsabile formazione dell'associazione Differenza donna - è in Europa e nel mondo la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni. Basti pensare che in Russia, in un anno, sono morte 13 mila donne, il 75% delle quali uccise dal marito, mentre il conflitto Urss-Afghanistan nell'arco di dieci anni ha mietuto 14 mila vittime».
L'OCCIDENTE - Ma il fenomeno della violenza sulle donne non è certo circoscritto ad alcune realtà disagiate, come quelle dei paesi in via di sviluppo, ma è presente anche in occidente, dove prevale una cultura dalle radici patriarcali. «Anche negli Stati Uniti e in Svezia - continua Paparazzo - i dati sulla violenza femminile sono molto alti, visto che ogni quattro minuti una donna viene violentata in America e in Svezia, dove l'emancipazione femminile ha raggiunto i massimi livelli, ogni dieci giorni una donna viene uccisa. Si tratta quindi di un fenomeno che ha profonde radici culturali».
LE FAMIGLIE DI IMMIGRATI - Proprio sulle radici culturali si sta concentrando l'azione dell'osservatorio, come spiega la criminologa Noemi Novelli. «Nella nostra attività - ha detto - abbiamo visto che molte famiglie immigrate in Italia continuano a perpetuare le loro tradizioni, che però in alcuni casi sono in contrasto con le nostre leggi, come accade con l'infibulazione e i matrimoni coatti. Non si tratta di fenomeni esclusivamente legati alla religione islamica, ma anche appartenenti ad altre minoranze come quella coopti-ortodossi ed ebraica. Per questo motivo è importante agire a livello di sensibilizzazione, spiegando a queste famiglie i rischi e le conseguenze a livello psicologico e sanitario cui vanno incontro le vittime di queste violenze».
LE DONNE - Ma, nonostante la crescita delle violenze denunciate dalle donne, sia gli operatori che le forze dell'ordine hanno rilevato una grande difficoltà da parte del sesso femminile a denunciare i propri carnefici. «La spiegazione di questo fenomeno - dice Susanna Loriga, criminologa - sta nel fatto che le donne non hanno la consapevolezza di essere vittima. Non denunciano quindi per paura, ma per proteggere e difendere se stesse da una realtà che altrimenti le distruggerebbe».

venerdì 28 ottobre 2005

Marco Bellocchio presiede la giuria di France Cinémaa Firenze

www.cineuropa.org
http://www.cineuropa.org/newsdetail.aspx?lang=it&documentID=55939

Firenze nel segno della Francia
France Cinéma compie vent'anni. Il festival fiorentino festeggia la ricorrenza dal 31 ottobre al 6 novembre con una retrospettiva completa di Eric Rohmer e una panoramica sulla stagione 2004-2005 del cinema d'oltralpe.

Il Concorso (la giuria è presieduta da Marco Bellocchio) prevede undici film. Accanto ai veterani (Alain Cavalier con Le filmeur, Claude Berri con L'un reste, l'autre part, Pascal Thomas con Mon petit doigt m'a dit, Claude Lelouch con Le courage d'aimer), troviamo molti volti nuovi: Emmanuel Carrère (La moustache), Raphael Nadjari (Avanim), Philippe Lioret (L'équipier), Pierre Jolivet (Zim & co), Arnaud e Jean-Marie Larrieu (Peindre ou faire l'amour), Bruno Podalydès (Le parfum de la dame en noir), Jacques Audiard (De battre mon cœur s'est arrêté).

La Retrospettiva Rohmer
(curata da Françoise Pieri, girerà in altre otto città italiane) comprende ventiquattro film, tutti in lingua originale; alcuni dei primi non sono stati distribuiti in Italia.
Sabato 5 novembre, in collaborazione con Sncci (Sindacato Nazionale Critici Cinematografici), si terrà all'Istituto Francese una tavola rotonda sul tema "Eric Rohmer scrittore/cineasta". Interverranno collaboratori, interpreti, specialisti dell'opera del regista: gli attori Françoise Fabian, Fabrice Luchini, Marie Rivière, Florence Darel; la produttrice Françoise Etchégaray, Marie Binet (autrice di un film di testimonianze di attori rohmeriani proiettato in anteprima).

Tra gli ospiti del festival: Françoise Fabian, Marie Rivière, Françoise Etchégaray, Alain Cavalier, Claude Lelouch, Francis Lai, Nicola Piovani. Alessandra Martines, Pierre Jolivet, Emmanuel Carrère, Jacques Audiard, Philippe Lioret, Fabrice Luchini.

articoli di venerdì 28.10.05

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Corriere della Sera 28.10.05
Bertinotti avverte Fassino:
quando saremo al governo no a spinte neocentriste
«La destra sconfitta proporrà una grossa coalizione
Dino Martirano


Corriere della Sera 28.10.05
Rizzo (Pdci): è Fausto che deve guidare la sinistra
Fabrizio Roncone


Corriere della Sera 28.10.05
Asor Rosa: Sergio ci ha illusi tutti, in realtà è un moderato Lo storico: «Sta già pensando al ruolo che avrà nel futuro partito democratico»
Paolo Conti

Corriere della Sera 28.10.05
Il Festival della scienza a Genova con il patrocinio dell’Unesco
Nasce la Città della parola
Ogni anno scompaiono dal mondo 235 idiomi
Giovanni Caprara


La Stampa 28.10.05
Recensione dell’autobiografia di Susanna Kaysen
La linea sottile tra salute mentale e pazzia
Il malessere di essere «interrotti» quando si hanno 18 anni
Gaia Berruto


La Stampa 28.10.05
Un dato allarmante sulla diffusione della malattia
Ottocentomila piemontesi nella morsa della depressione


il manifesto 28.10.05
La madre dopo il patriarcato
di Ida Dominijanni


il manifesto 28.10.05
Le Streghe e le Mistiche

mercoledì 26 ottobre 2005

articoli del 25/26.10.05

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aprileonline.info 26.10.05
Collisione tra Cofferati e Prc. Cronaca di un braccio di ferro
Bologna. Il sindaco insiste su legalità e sicurezza come bussole del buongoverno. La sinistra radicale e i collettivi studenteschi lo contestano, mentre la polizia manganella
di Sabrina Magnani


il manifesto 26.20.05
Il gran rifiuto di Rosa Parks
Scompare con lei una figura definita da Time tra le più influenti del XX secolo. Il suo nome è legato alla difesa dei diritti civili da quando rifiutò di cedere a un bianco il suo posto sull'autobus. Un gesto simbolico dietro al quale c'è un complicato lavoro di relazioni politiche
di Alessandro Portelli


Il Messaggero 26.10.05
Un’indagine del Comune e della Regione Lazio
Il dato è sottostimato: il consumo maggiore è di cannabis, seguono coca e allucinogeni
Nella Capitale uno su dieci fa uso di stupefacenti
L’esperto del Policlinico: la nuova emergenza è l’abbinamento di alcol e sostanze psicoattive
di Raffaella Troili


Il Messaggero (Abruzzo) 25.10.05
Bimbi maltrattati, orrore quotidiano
In Abruzzo nel primo semestre 2004 sono state 2.483 le sospette violenze sui minori
Esperti da tutta Italia a convegno a Scerne di Pineto. Crescono anche gli abusi sessuali
Dati allarmanti, fenomeno in aumento. E nella regione scatta l’allarme
di Teodoro Poeta


sanihelp.it 25.10.05
Anche il cervello ha un sesso, e si ammala di conseguenza


donnamoderna.com 25.10.05
Quando la scuola fa paura
Per alcuni bambini mettere piede in classe è una tragedia. I capricci però non c’entrano
di Laura D'Orsi


il manifesto 26.10.05
Attraverso lo specchio di Gilles Deleuze
di Roberto Ciccarelli

due articoli da "Avvenimenti" in edicola

Laici in trincea
Dai divieti sulla RU 486 che l’Oms considera farmaco fondamentale, alla bioetica. La sinistra è ostaggio della Chiesa. Parla il professor Carlo Flamigni
di Simona Maggiorelli

Poteva essere un’examatoge, il tentativo di “un’applicazione almeno meno stupida di una legge così punitiva per le donne come la 40”, l’idea di aggirare il divieto di congelamento degli embrioni, intervenendo nelle primissime fasi pre embrionali. In altri paesi come la Germania, per esempio, si congelano gli embrioni a questo stadio molto precoce di ootidi, quando ancora i patrimoni genetici della madre e del padre non sono ancora fusi. “Ma nel Comitato nazionale di bioetica non si è voluto affrontare la questione”, spiega il professor Carlo Flamigni, uno dei maggiori esperti in Italia di fecondazione assistita. “Avevo scritto un documento ma c’era il referendum e non si voleva interferire. Non capisco perché. Se il Comitato di bioetica non dà un indirizzo quando ce n’è bisogno, a che serve?”.
Ora, però, c’è stato un pronunciamento.
Si è arrivati a due documenti contrapposti, il mio e quello di Bompiani. 24 voti a favore del suo, 12 per il mio. Ha pesato anche una forte astensione. Avrebbero potuto votare anche da casa, ma molti componenti del Cnb hanno preferito non farlo.
Perché?
Era una scelta imbarazzante perché creava un contraddittorio con il magistero cattolico. E’ stata la sconfitta della più linea moderata e di buon senso. Adesso mi aspetterei che qualcuno portasse la questione davanti alla magistratura.
La politica, anche di sinistra, dopo il referendum, sembra chiudere gli occhi su questi temi.
Nessuno se ne occupa. Sembra che tutti pensino che in questo momento sia politicamente sconveniente aprire un conflitto con una Chiesa così aggressiva. Sembra pericoloso sostenere la laicità. E a me dispiace molto. Ma devo dire anche che tutto ciò è miope. Ho fatto più di 150 in un anno e le posso assicurare, che se la bioetica sia un po’ una bestia rara, una materia ostica, quando si cominciava a parlare di laicità la gente si appassiona, interviene, discute. Il tema della laicità è molto sentito nella sinistra di base. L’ho avvertito con chiarezza.
I divieti sulla pillola abortiva sono un segno di questo clima?
Ma certo , è sempre la solita aggressione cattolica che ora diventa più evidente. C’è sempre stata, ma mai forte come adesso. Anche per l’assenza di’informazione. Come si fa a parlare di sperimentazione di una pillola che è stata sperimentata e adottata su lunghissima scala in larga parte del mondo. Il ministro parla di proteggere le donne, quando sa benissimo che molte nostre connazionali comprano farmaci per il mal di stomaco composti di prostaglandine e ne assumono grandi quantità per abortire. E non si sa con quali effetti collaterali. Chi protegge queste donne?
Qualcuno ha detto che un aborto farmaceutico, anestetizzato, sarebbe meno responsabile...
Se il problema è questo: abortire con dolore basta che nella pillola abortiva che è composta di prostaglandine e progestinico, si aumentino le prime che causano l’espulsione. Aumentiamo la prostaglandina, aumentiamo il mal di pancia e sono tutti contenti.

Quasi, quasi me l’adotto
Il Comitato di bioetica dice sì all’impianto degli embrioni orfani.
Ma rende “sacri” e intoccabili anche i pre embrioni
di Simona Maggiorelli

Uno spiraglio, “un tentativo di migliore almeno qualche aspetto di una legge assolutamente folle e piena di divieti”, “un piccolissimo passo avanti”. “Una scelta di buon senso vista la possibilità che prima o poi venissero gettati nel lavandino”. I giudizi positivi, anche se cauti e circostanziati, si moltiplicano fra le associazioni che si occupano di fecondazione assistita e fra chi ha partecipato alla campagna referendaria contro la legge 40. La notizia è che il Comitato nazionale di bioetica ha preso posizione a favore dell’adozione di embrioni congelati, i cosiddetti “orfani”, quegli embrioni cioè che crionconservati prima dell’entrata in vigore della nuova legge non sono stati più reclamati dalla coppia. E questo con buona pace del ministro Mantovano che ha passato tutto il tempo della campagna a inveire contro i referendari perché la legge 40 avrebbe contenuto già in nuce una possibilità di utilizzo delle giacenze in frigorifero. “Affermando una cosa palesemente falsa - commenta la vice presidente del Comitato, la biologa e bioeticista Cinzia Caporale - . In realtà la legge non dava nessuna indicazione su che fine dovessero fare questi embrioni”. All’interno del Cnb, presieduto dal cattolicissimo professor D’Agostino la discussione sull’argomento è stata assai lunga. E’ partita nel gennaio 2005 con una lettera indirizzata al comitato della professoressa Luisella Battaglia ed è andata avanti per quasi un anno nelle sottocommissioni. Preso atto che non aveva alcun senso lasciare che queste svariate migliaia di embrioni deperissero, le questioni che si aprivano erano essenzialmente due, racconta la professoressa Caporale: “O destinarli alla nascita permettendo alle coppie che ne facessero richiesta di adottarli, oppure utilizzarli per la ricerca”. Ma anche nel caso si trattasse di embrioni poco vitali, che già al momento del congelamento apparivano non in buone condizioni, questa seconda ipotesi urta con tutta evidenza la sensibilità dei cattolici. E la maggioranza del Comitato ha preferito assecondarla. “ E abbastanza ovvio - commenta sferzante il presidente dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato - aprire alla ricerca scientifica avrebbe voluto dire aprire uno spiraglio in quel muro di ideologia che è stato trasferito nella legge 40”. Ma le brutte notizie, come si sa, su questi temi, nel nostro paese non vengono mai da sole. E un’altra decisione del Comitato nazionale di bioetica ha contribuito, se possibile, ad allontanare ancor più l’Italia dal resto della comunità scientifica europea. Il comitato presieduto dal professor D’Agostino, in maggioranza espressione del governo Berlusconi ha affermato in un documento ufficiale che non solo l’embrione è sacro come già dice la legge 40, ma che anche il pre embrione, cioè quella formazione organica che si ha nelle prime 30 ore dalla fecondazione e che non ha ancora un patrimonio genetico autonomo sarebbe da tutelare e proteggere come un bambino che va a scuola. In barba al fatto che nessuna legislazione europea in materia di fecondazione assistita, nemmeno le più intolleranti di Irlanda e Portogallo, arrivano a tanto. “Il punto è che in un dibattito civile e rispettoso delle posizioni altrui - nota la bioeticista e membro dell’Unesco Cinzia Caporale - occorrerebbe affrontare la questione dei criteri in base ai quali si decide cos’è vita umana: sono io da quando uno spermatozoo ha incontrato un ovocita? O lo sono ancor più da quando ho un mio Dna?. E oltre. Sono ancora più io da quando non sono più scindibile in due gemelli. E ancor più quando si forma almeno il primo abbozzo del mio sistema nervoso. Senza dimenticare che senza un utero che mi accolga io embrione non mi potrei sviluppare, non avendo nessuna possibilità di vita autonoma fuori dell’utero prima che siano trascorse 24 settimane”. Questioni importanti, che la letteratura scientifica affronta, ma che il documento di maggioranza del Comitato di bioetica ha scavalcato sposando senza dubbi o incertezze la tesi dell’istantaneità creazionistica della persona umana, per cui un nuovo individuo ci sarebbe fin dai primi momenti dal concepimento. “Rispetto la posizione, non mi sentirei di banalizzarla - commenta la docente di Bioetica dell’Università di Siena - ma trovo avvilente che nel Cnb non ci sia rispetto per tutte le posizioni, comprese quelle più aperte al dubbio, alla ricerca”. “Non mi stupisce la presa di posizione di maggioranza espressa dal Cnb - commenta invece Cappato -. I cattolici sono contrari anche alla cosiddetta clonazione terapeutica quella tecnica di trasferimento nucleare della cellula (che non ha nulla a che fare con la clonazione umana ndr) e nella quale non c’è incontro fra seme maschile e femminile. In questo caso la proibizione non corrisponde a una necessità concreta di tutela, ma solo all’esigenza di traduzione legislativa di un presupposto ideologico”. E riguardo ai criteri in base ai quali i cattolici stabiliscono quando si debba parlare di vita umana? “I cattolici curiosamente finiscono per essere i più materialisti di tutti - dice il presidente dell’associazione Coscioni per la libertà di ricerca - per loro la vita umana corrisponde a un dato biochimico e non ha nulla a che fare con lo sviluppo di una coscienza e di una vita emotiva”. E aggiunge: “Il comitato di bioetica, da molto tempo ormai, non fa altro che trasferire in precetti bioetici i dogmi del Vaticano. E l’idea vaticana è ben chiara - conclude Cappato - è quella di tenere unite sessualità, riproduzione e famiglia e tutto ciò che spezza questa consequenzialità: la sessualità fuori dalla famiglia, la riproduzione fuori dalla famiglia, la riproduzione fuori dalla sessualità, essendo peccato, secondo loro, deve essere imposto a tutta la società facendolo apparire come reato”.

La denuncia delle associazioni
“E’ assurdo che in italia dove è stata inventata una tecnica di lavaggio del seme utlizzata in tutto il mondo sia proibito ai sieropositivi di ricorrervi, come conseguenza diretta del divieto all’eterologa stabilito dalla legge 40”. La presidente dell’associazione Amica Cicogna Filomena Gallo, mentre da avvocato sta preparando nuovi casi di autodenuncia da sottoporre alla magistratura, lancia il sasso di una nuova battaglia. E con la firma della deputata diessina Katia Zanotti, insieme a Cappato e al professor Aiuti, si fa promotrice di un’interrogazione parlamentare sulle discriminazioni causate dalla legge. Le donne sopra i 40 anni sono un’altra fascia fortemente colpita. “Il congresso dei ginecologi italiani dello scorso settembre ha stabilito un limite di età di 42 anni per le donne che vogliano sottoporsi ai trattamenti - spiega la presidente di Amica Cicogna-. Ed è chiaro che la limitazione a soli tre embrioni prevista dalla legge penalizza donne che non hanno più vent’anni”. Ma c’è un altro fatto grave e che riguarda tutti: a più di due anni dalla promulgazione della legge il ministero della Sanità non ha ancora reso pubblico il registro dei centri, di modo che le coppie si possano orientare e avere garanzie. E chi decide di andare all’estero rischia di trovarsi in una giungla di proposte sempre più costose e non sempre sicure. “I centri esteri stanno facendo dell’Italia sempre più terra di conquista - denuncia lo psicoterapeuta Angelo Aiello dell’associazione Unbambino.it -, fanno una propaganda aggressiva spacciando per scoperte e novità delle tecniche che esistono da anni, come l’impianto di embrioni congelati da parte di un centro spagnolo annunciato con titoloni a settembre dal Corsera”. E qualche volta la propaganda potrebbe rischiare di diventare altro. “Ho cominciato a insospettirmi - aggiunge Aiello - quando alcuni centri stranieri mi hanno proposto dei soldi perché io mettessi le loro informazioni sul sito dall’associazione. Da qual momento ho cominciato ad essere più sospettoso consigliando alle coppie di verificare bene le informazioni prima di decidersi a partire”.

martedì 25 ottobre 2005

citati al Lunedì

(già precedentemente pubblicati su "segnalazioni", per leggere gli articoli clicca sui titoli)

Repubblica 23.10.05
Quando il papa vuole fare le leggi
di Eugenio Scalfari


Liberazione 22.10.05
L'amore amico della guerra, così trionfa il maschio
di Lea Melandri


e inoltre gli attacchi di Pansa a Bertinotti sull'Espresso e - nuovamente - lo
splendido articolo di Giulia Ingrao su Liberazione

articoli di martedì 25.10.05

per leggere gli articoli clicca sui titoli

Corriere della Sera 25.10.05
Rina Gagliardi con Bertinotti «Sergio cambi atteggiamento»
L'intervista


Corriere della Sera 25.10.05
Fischi e striscioni di 200 giovani: siamo tutti meticci Tornano le Farfalle rosse
Il presidente del Senato: la tolleranza senza verità è ipocrisia

di Marco Gasperetti


Corriere della Sera 25.10.05
Si useranno cellule di feti abortiti, sugli animali ha funzionato Staminali nel cervello
Prima volta su 6 bimbi Stati Uniti: il sì per una rara malattia mortale
di Alessandra Farkas


Corriere della Sera 25.10.05
Lo scrittore canadese Malcolm Gladwell svela i segreti della «prima impressione» La conoscenza in un battito di ciglia
di Livia Manera


Corriere della Sera, cronaca di Roma 25.10.05
Malati psichici, i rischi di un abbandono decennale


Corriere della Sera 25.10.05
Ricerche
Come è nato l’occhio
di Marina Caporlingua


Il Messaggero 25 ottobre 2005
Il senso della vita. Margherita Hack 83enne scienziata lo vede così
«La vita io non la penso: la vivo»
di Luigi Vaccari


Panorama 21.10.05
Pensare in cinese
di Sandra Petrignani


Corriere della Sera 25.10.05
I dati di Eurostat si riferiscono al 2004 nei 25 Paesi dell'Unione europea
Ue, il 31% delle nascite fuori dal matrimonio
Nel 1980 percentuale inferiore al 9%. Scandinavia e Paesi baltici in testa. Cipro, Grecia e Italia i più fedeli all'istituzione matrimoniale

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una segnalazione di Roberto Martina


Repubblica.it ha lanciato un forum per parlare del libro che vi ha cambiato la vita.
"Ognuno di noi ha un titolo che lo ha portato a scelte decisive, a un incontro, a una svolta"


http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/spettacoli_e_cultura/myboo/myboo/myboo.html

http://www.repubblica.it/speciale/2005/appelli/libri/index.html

una delle risposte:
"Bambino donna e trasformazione dell'uomo" di Massimo Fagioli.
Nel 1982 un incontro fortuito nella libreria Feltrinelli, poi la lettura d'un fiato di questa intervista-fiume, ripetendo a me stessa "non è possibile che tutto ciò che ho sperato, cercato, intuito fino ad oggi sia qui racchiuso e fatto teoria...". La cura, la sanità mentale, oggi sono certezza.


di Antonella Pozzi

sabato 22 ottobre 2005

su "Liberazione" di sabato 22.10.05

per leggere gli articoli clicca sui titoli

Liberazione 22.10.05
L'amore amico della guerra, così trionfa il maschio
di Lea Melandri


Liberazione 22.10.05
Italia Stato etico come l'Iran?
di Lidia Menapace


Liberazione 22.10.05
Prc, in direzione, dopo la relazione del segretario, si fa il punto sulla domenica elettorale
La costituente per l'alternativa e le primarie sul programma
di Stefano Bocconetti


Liberazione 22.10.05
Sinistra Ds in coro: «Partito dei moderati? Mai»
Le tre minoranze della Quercia ritrovano l'unità d'azione. Mussi: «Non c'è spazio per una formazione unica»
di Frida Nacinovich

Castellitto e Bellocchio

http://www.cinematografo.it/Cinemedia/00003813.html

...
E cosa ci dice del protagonista del Regista di matrimoni?

E' un regista in difficoltà. Il film racconta un momento della sua vita caratterizzato da una forte crisi di creatività. È un'esperienza umana di viaggio sia fisico che psichico, attraverso la quale il regista cercherà di ritrovare l'ispirazione artistica. Ho già lavorato con Bellocchio, è un regista intenso, mai banale. Mi trovo molto bene con lui"
...

articoli di sabato 22.10.05

per leggere gli articoli clicca sui titoli

aprileonline.info 22.10.05
Matteoli alle crociate
Aiuto arrivano i fondamentalisti!

aprileonline.info 22.10.05
Unione, Bertinotti: Partito democratico nuocerebbe alla Sinistra

aprileonline.info 22.10.05
Unione, a Bologna la seconda assemblea di ''Uniti a sinistra''


aprileonline.info 22.10.05
Per il ''No'' al referendum sulla riforma costituzionale


il manifesto 22.10.05
«La lista sì, il partito no»
Sinistre ds all'unisono dopo le primarie: ok al listone ma «siamo contrari» al partito democratico che punta a superare la sinistra. Idem per Bertinotti, che ammansisce le opposizioni interne
di Cosimo Rossi

l'Unità 22.10.05
Bertinotti e l’Ulivo
«Sono non belligerante»


Corriere della Sera 22.10.05
Sartori
Il discorso che il politologo ha tenuto ieri a Oviedo per il premio Principe delle Asturie La democrazia è laica o non esiste Non sempre si può diffonderla con successo: il nemico è l’integralismo religioso


Corriere della Sera 22.10.05
Bergman
Dal maestro svedese a Jean Vigo
L’amore è labile (lo dice Bergman)
di Paolo Mereghetti


il manifesto 22.10.05
L'enigma democratico
La democrazia reale non è il potere dei più ma il potere di tutti, in cui, nell'omologazione di pensieri, sentimenti, gusti e comportamenti, la singolarità è concessa nel privato ma non nel pubblico. Un'anticipazione del saggio contenuto nel volume collettaneo «Guerra e democrazia» per manifestolibri
di Mario Tronti


il manifesto 22.10.05
Hobsbawm e i «benefici» della diaspora
di Maria Teresa Carbone


La Stampa Tuttolibri 22.10.05
Tocqueville nobile «schiavista»: è l’altra faccia del liberalismo
di Angelo d'Orsi


Corriere della Sera 22.10.05
Caro Pera, mito non è una brutta parola
di Emanuele Severino


La Stampa Tuttolibri 22.10.05
La lingua ha più forma che sostanza
Ma proprio per questo cambia nel tempo e dipende dall’uso: inediti sorprendenti di Saussure, padre dello strutturalismo, oggi così «inattuale» eppure «resistente»
di Gianfranco Marrone


Tempo Medico 22.10.05
Quando inizia la vita?
Per la scienza sono molti i criteri per stabilirlo, ma non per il Comitato di bioetica
di Donatella Poretti - Tempo Medico n. 800

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vi segnaliamo un blog, in particolare per gli appassionati leftist di musica rock
per collegarti clicca sul nome:

Rock & Martello, ogni giorno una storia in musica

«Quando la musica incontra la politica e la creatività fa rima con socialità non è ancora il comunismo, ma gli assomiglia molto»

di Gianni Lucini, giornalista e collaboratore di Citto Maselli
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giovedì 20 ottobre 2005

citati al Martedì

La trasmissione di Fahrenheit su Radiotre del 18.10.05, con Mario Pirani

Il nuovo Illuminismo

Cosa vuol dire essere illuministi? Mentre il dibattito tra laici e cattolici è sempre più acceso, affiora un nuovo modo di ricorrere alla ragione attraverso la quale comprendere le istanze di entrambi gli schieramenti e sviluppare nuove prospettive. A Fahrenheit ne parliamo con Mario Pirani giornalista, editorialista di Repubblica.

Per ascoltare la puntata dall'archivio di "Fahrenheit" clicca qui

citato anche l'articolo di Mario Pirani:

già pubblicato su "segnalazioni" in data 16 u.s.
e segnalatoci da Sergio Grom
Per leggere l'articolo clicca sul titolo

articoli del 20.10.05

per leggere gli articoli clicca sui titoli

il manifesto 20.10.05
Una specie vivente in cerca di Lumi
L'ultimo numero di «Micromega» sulla «Natura umana». Un insieme di interventi su un tema che la chiesa vuole ridurre a dogma
di Luca Tomassini


filosofia.it 20.10.05
MicroMega - 9/2005


galileo.it
Cosa ci rende umani?
di Luca Passacielo


l'Unita.it 19.10.05
Dalla Cina all'Iran, la censura ai tempi del web
di Valentina Petrini


ricevuto da Mauro Santoni
Repubblica 20.10.05
Si attende solo la pubblicazione del decreto che sarà retroattivo. La protesta del sindacato e le differenze con gli altri precari della scuola
C'è l'ok del governo: tutti assunti
gli insegnanti di religione
di Salvo Intravaia


La Stampa 20.10.05
Pechino: il partito comunista pubblica un documento sulle riforme politiche
Cina, prove di democrazia «Tutta la gente la vuole»
Ma Hu Jintao avverte: non sarà un sistema occidentale
di Francesco Sisci


l'Unità 20.10.05
Terracini, il comunista ribelle
che costruì le regole del gioco
di Adriano Guerra


Adnkronos 20.10.05
Esperti Aiug, i problemi sessuali 'rosa' sono troppo spesso sottovalutati
Il 65% delle donne italiane insoddisfatte 'sotto le lenzuola'
Crolla il mito del maschio latino. E secondo uno studio europeo, dopo la menopausa si registrano crollo del desiderio nel 36% dei casi e dolore durante i rapporti nel 21%


Il Gazzettino 20.10.05
Una volta a casa, un quarto dei soldati Usa ha problemi mentali o turbe psicologiche


il manifesto 20.10.05
«Un soldato su quattro ha problemi mentali»


il manifesto 20.10.05
CASO FEDERICO
Non è come Erika
di Maurizio Galvani


l'Unità 20.10.05
Nel Lazio 2700 ragazzi con disagio psichico
La denuncia dopo la tragedia di Esquilino: pochi posti letto per i ricoveri, poche case famiglia e pochi terapeuti
di Alessandra Rubenni


Corriere della Sera 20.10.05
Dalla testimonianza dei colleghi di Sybille ed Enrico Gavuzzo emerge il dramma della famiglia: la malattia del quindicenne, la ricerca di una soluzione diversa dall’ospedale
«Portate via Federico, manca personale»
Dopo due ricoveri a Neuropsichiatria, ad agosto i genitori costretti a riprendersi il ragazzo
di Paolo Brogi

su Liberazione del 20.10.05

ricevuto da Nuccio Russo:

Il listone con la Margherita produce una specie di delitto:

la cancellazione di un enorme patrimonio politico e di cultura
Ma come mai i Ds (maggior partito italiano) si suicidano?
di Rina Gagliardi

C'è un'altra domanda che aleggia nella politica italiana: ma perché il più importante Partito italiano, i Diesse, comunque la maggiore forza organizzata della sinistra, ha deciso, più o meno, di sciogliersi? E lo ha deciso dopo aver dato di sé, nelle Primarie di domenica scorsa, una prova palese della sua capacità di mobilitazione, organizzazione, presenza politica? La risposta più ovvia - la più scontata - è quella che forniscono Fassino e D'Alema, sia pure tra di loro con qualche sfumatura diversa: la "grande svolta" di Rutelli corona la nostra linea e la nostra strategia, quella su cui abbiamo puntato da sempre, quella su cui abbiamo costruito il nostro ultimo congresso. Non siamo noi, dicono i capi della Quercia, che veniamo inglobati dai diellini: se mai, sono loro che, finalmente, riconoscono la bontà di questa proposta e rinunciano a giocare tutto sull'identità neocentrista-margheritica. Insomma, siamo noi i veri vincitori della partita delle primarie, e ora ci accingiamo ad incassare al meglio questa vittoria. Un tipico ragionamento politico, chiamiamolo così, "a tutto tondo", destinato a rassicurare gli incerti, a galvanizzare un partito che non si aspettava una eutanasia così ravvicinata, in ogni caso a tenere al meglio in quella complicata "sfida a tre" - Prodi, Margherita e Ds - che è appena all'inizio. Ma proprio da questo ragionamento emerge la verità politica di fondo che, da un po' più di tre lustri, attanaglia la vita dei Democratici di sinistra: eredi (maggioritari) di uno scioglimento, quello del Pci - di un atto di rinuncia, di un'autoliquidazione - essi hanno fatto della "pratica dissolutoria" e transitoria la loro più riconoscibile identità. Sono condannati, si sono autocondannati, a far coincidere la "vittoria" con lo scioglimento - negli anni, si è passati dal Pds ai Ds, e per le numerose "Cose" via via tentate. Ora, però, siamo davvero al gran finale: la prossima tappa, ormai vicinissima, non è la lista unitaria, ma ciò di cui il "listone" è solo il prodromo, la nascita di un soggetto politico che taglierà le ultime radici, anche quelle storico-identitarie, della sinistra. Un Partito Democratico mutuato dal modello nordamericano, quindi privo di ogni connessione riconoscibile e riconosciuta con la sinistra e il movimento operaio di tipo europeo, in compenso agganciato ad una cultura liberal vagamente venata di progressismo. Un pizzico di Clinton, una spruzzata di Blair e di Giddens, miscelati in salsa postdemocristiana - quello che resta del cattolicesimo democratico ed anche del suo filone solidaristico - e guidati da Romano Prodi. Con la sinistra, anche nella sua variante socialdemocratica e "riformista", anche nelle sue versioni europee moderate (Schroeder e i socialisti francesi), è rotto ogni ponte. Naturalmente, questa è l'idea, il progetto-limite, il disegno astratto che si intravede - la realtà del processo sarà certo ben più accidentata, e nessuno può giurare, in questo momento, che esso riuscirà a tradursi in una forza politica in carne ed ossa, non meramente "federata", non dilaniata ad ogni passaggio importante, non prevalentemente occupata in guerre intestine. Quando per esempio si tratterà di scegliere la collocazione europea - Ppe o Internazionale socialista? - ne vedremo, in tutta evidenza, delle belle, anzi delle brutte. E quando si discuterà di quisquilie, come la laicità dello Stato o i diritti degli omosessuali, è facilmente prevedibile, fin da ora, un conflitto dilacerante. E tuttavia questo è il progetto, questa l'intenzionalità dichiarata, questa la strada che ci si avvia a percorrere: buttare via i Ds. Consegnarli al polveroso archivio dei ricordi. Liberare la politica italiana dalla forza maggiore della sinistra.

Confessiamo che, un po', questo "delitto" ci dispiace: non siamo compiaciuti, nient'affatto, dell'idea che, forse nel giro di pochi mesi, si potrà produrre un grandissimo spazio libero a sinistra, "pronto" per la sinistra non riformista. Questo tipo di calcoli tra il geometrico e il geografico, in realtà, non hanno mai funzionato: il vero colpo, la vera vittima designata di questa operazione è in realtà proprio la sinistra, la sua "necessità", il suo ruolo. Comunque, ben più di noi soffriranno i compagni della Quercia: i più dei militanti, dei simpatizzanti e degli elettori, percepiranno tutto questo come una perdita, non come un allargamento - come un vuoto, non come una "transustanziazione". E anche loro si chiederanno: perché? Senza forse riuscire a trovare una spiegazione che vada oltre l'evento-primarie, le imperiose richieste di Prodi, la necessità di non compromettere in nessun caso una vittoria ormai certa alle prossime elezioni, l'impossibilità, in definitiva, di fare altrimenti. Anche qui c'è un nucleo forte di verità: l'abbraccio "inestricabile" nel quale Prodi e i Ds, in particolare, si sono avviluppati. Il grande successo del Professore è cioè anche e soprattutto il prodotto di due fattori che si sono incontrati nel punto giusto e al momento giusto: il senza-partito Prodi e il senza-premier partito diessino. Un professore privo di truppe proprie, ma capace di rappresentare l'unità del popolo antiberlusconiano e di portarla a vincere - come è già accaduto nel '96, e il "già accaduto" ha sempre il suo peso. E un popolo che riesce a esprimere se stesso, ivi ncompresa la sua voglia di pesare e partecipare, soltanto riconoscendosi in lui, investendo in questa scelta il suo Dna di fedeltà unitaria, la sua generosità, la sua sapienza organizzativa. Si può capire che, dopo il voto di domenica, separare queste due soggettività era diventato difficilissimo, quasi impossibile - senza mettere tutto a soqquadro e senza danneggiare un "capitale" rivelatosi, a sorpresa, molto potente. Anche perché il fattore più debole, e a questo punto il più agevolmente sacrificabile, era proprio il fattore S: vale a dire l'identità diessina, la sua soggettività, la sua funzione sociale.

Qui, certo, varrebbe la pena di analizzare a fondo il processo che ha condotto il maggior partito della sinistra a sciogliersi sul serio, a spogliarsi via via della sua ragion d'essere, a disperdere un patrimonio sociale e culturale di prima grandezza. Torna in primo piano la "questione degli intellettuali", che non è certo l'unica ma quella più esemplare. Per un partito di sinistra, è tanto essenziale avere solide radici di classe quanto disporre di una grande rete culturale che innervi di sé il tessuto sociale, produca idee, costruisca, appunto, una cultura politica diffusa e condivisa attorno ale grandi questioni che si pongono - e il nostro tempo ne trabocca, come sappiamo, la globalizzazione, il fondamentalismo, il ruolo sempre più imponente e sempre meno controllabile della scienza, e via dicendo. Se una forza politica di sinistra non è capace di elaborare un pensiero credibile sul mondo, e sulla crisi storica del capitalismo, su che cosa può poggiare la propria necessità e stabilità? Ma l'intellettualità italiana, come dicevamo di recente, ha subito un rinsecchimento drammatico: occupa posti, nei giornali e nelle università, fa girotondi, promuove mille convegni, si occupa, come proprio orizzonte teorico massimo, delle (per altro pessime) leggi sulla giustizia del governo Berlusconi. Se l'intellettuale di punta della sinistra - si fa per dire - è Travaglio, vuol dire, semplicemente, che l'intellettualità di sinistra non c'è più. Se la distanza tra un talk show televisivo e un "seminario" si è fatta così sottile, vuol dire che la cultura si è fatta piccina piccina, e che soprattutto è finito ogni rapporto positivo tra cultura e politica. Una condizione generale di miseria che coinvolge tutta la sinistra, ma non ha potuto non riflettersi, prima di tutto, sul maggiore partito della sinistra. Da anni, esso ha rinunciato ad esistere come soggetto forte, dotato di un progetto strategico e di valori "forti" per il futuro. Ahimè, c'è una logica inesorabile in questo Partito Democratico in fieri: la sinistra che - proprio al contrario di quel dice Gad Lerner - fa un salto all'indietro di due secoli, si autocancella e si rifugia in un'identità ottocentesca - vagamente liberale, con qualche slancio di filantropia, con solidi agganci con il mondo della borghesia. Si capisce perché Fassino non dice, in sostanza, il vero, quando si accinge a tagliare l'ultimo nodo. A buttare il bambino, come si diceva un tempo, con l'acqua sporca.

mercoledì 19 ottobre 2005

articoli del 19.10.05

per leggere gli articoli clicca sui titoli

deliri: overdose o calcolo?
Corriere della Sera 19.10.05
Risposta a Severino
Democrazia e Cristianesimo non sono Miti
di Marcello Pera


razzismo contemporneo
Corriere della Sera 19.10.05
I due autori: «Le persecuzioni subite hanno reso gli ashkenaziti più acuti»
«Ebrei più intelligenti, lo dice il Dna»
Rivolta della comunità scientifica: «Tesi pericolosa e razzista»


ateismo... ma lacaniano
Il Mattino 18.10.05
Filosofi in campo: «Difendere l’ateismo»
di Fabrizio Coscia


scienza
La Stampa TuttoScienze 19.10.05
Genova, dieci giorni per respirare scienza
Dal 27 ottobre all'8 novembre 250 eventi che coinvolgeranno duecentomila persone, in strade e teatri, ricercatori, esperimenti, dibattiti, spettacoli
di Lara Reale


scienza
La Stampa TuttoScienze 19.10.05
Gli «scoop» fatti in laboratorio
di Piero Bianucci


tolleranza sabauda
La Stampa 19.10.05
Una giornata per la libertà religiosa


sinistra
Apcom 19.10.05
PRC/ Giordano: le minoranze facciano autocritica
"Se non avessimo partecipato a primarie ora saremmo cancellati"


sinistra
AGI 18.10.05
UNIONE: Bertinotti correrà con il suo simbolo


newspaper24.it 19.10.05
Una mostra sull'occhio


il dramma di Roma
Corriere della Sera 19.10.05

«Federico soffre di disturbi ossessivi e delirio»
Parla il medico che ha in cura il ragazzo: se avessi saputo che il padre aveva le armi...
di Francesco Di Frischia


storia
Corriere della Sera 19.10.05

Un libro di Alberto Banti ricostruisce la storia dell’immaginario patriottico nel Risorgimento
Garibaldi, eroe sì ma troppo macho
Incontrando Anita, la salutò così: «Tu devi essere mia»


una segnalazione di Paola Franz
http://www.almanacco.rm.cnr.it
Le origini del linguaggio? Le svelano i robot

una segnalazione di Carmine Russo
Liberazione 19.10.05
Ma come mai gli intellettuali non capiscono niente di politica?
di Rina Gagliardi