martedì 28 febbraio 2006

Left, Repubblica, Corriere della Sera, l'Unità, il manifesto...

segnalazioni di Annalina Ferrante, Livia Profeti, Teresa Coltellese, Gabriella Cetroni, Orietta Possanza, Giorgio Valentini e di Tonino Scrimenti:

Repubblica, martedì 28 febbraio 2006 Pagina 12 - Interni

VERSO LE ELEZIONI
IL CASO
Il giornalista e il condirettore Minucci via dopo i primi due numeri del settimanale: "Faremo causa"
"Left", è lite su sinistra e psicanalisi e Gardini jr licenzia Giulietto Chiesa
"Facevamo fatica a leggerlo, non si capiva quasi nulla"
Pomo della discordia è Fagioli, imposto dagli azionisti
di Goffredo De Marchis

ROMA - «Noi vogliamo rivoluzionare il giornale». Detto fatto. La stranissima doppia coppia della sinistra italiana si è sfasciata in quindici giorni. Via direttore e condirettore. E Left, settimanale erede di Avvenimenti, da caso editoriale (i primi due numeri hanno venduto 30 mila copie) si trasforma in una mezza rissa, con l'immancabile promessa (minaccia) di rivedersi in tribunale. Nella politica funziona così. I licenziati hanno due nomi importanti nella storia della sinistra italiana e della stampa comunista: Giulietto Chiesa, 66 anni, già corrispondente dell'Unità da Mosca, e Adalberto Minucci, 73 anni, ex direttore di Rinascita quando c'era il Pci. I datori di lavoro che non perdono tempo sono invece due giovani: Ivan Gardini e Luca Bonaccorsi, 37 anni il primo, 36 il secondo, cognati. Gardini è il figlio di Raul. «La nostra idea di sinistra - dice adesso Ivan - è ben rappresentata dall'acronimo della testata Left. Libertà, eguaglianza, fratellanza». E la T? «Sta per trasformazione, dai valori alle idee. Cioè una sinistra che si misura con la società di oggi».
Da queste prime parole si capisce che lo scontro era inevitabile, generazionale e culturale. Due mondi che non hanno niente in comune. «Abbiamo solo accelerato i tempi», taglia corto Gardini. Siccome lui e Bonaccorsi sono la nuova generazione e hanno una mentalità imprenditoriale, quando mettono i soldi in un'impresa non fanno decidere ad altri. Chiesa, al telefono da Mosca, si ribella con il piglio di chi pensa "da dove spuntano questi pivelli": «Reagiremo in sede legale. Ma è già chiaro che razza di sinistra i due signori hanno in mente».
Avvenimenti (che alla fine della sua avventura vendeva 2800 copie) si fondava su un'ossatura ben definita: Minucci (direttore), Chiesa (condirettore) e Diego Novelli. L'ex sindaco di Torino per il momento è salvo, forse perché non aveva incarichi di direzione, ma solo una rubrica. Comunque, ora si cambia. Spiega Gardini: «Loro pensavano di aver trovato i polli. Quelli che ci mettono i soldi e poi si fanno da parte. Non è così». Chiesa si ribella: «Licenziati in tronco, questa è la formula esatta. E poi, perché?». Già, perché? C´è lo zampino di Massimo Fagioli, che in mezzo ai problemi sta come un pesce nell'acqua. Psicanalista eretico, quello che «Freud è un imbecille», amico di Bertinotti (è stato il padrone di casa per il lancio delle primarie di Fausto), Fagioli scrive su Left. Bonaccorsi e Gardini gli affidano una rubrica fissa, Chiesa e Minucci non lo vogliono nemmeno dipinto. «Facevamo fatica a leggerlo. Non si capiva niente». Ma capiscono che Fagioli propone una sinergia con Liberazione, quotidiano di Prc, e questo non va. Gardini parla di «un pretesto», della «goccia». Quello che conta è che «noi non volevamo rifare gli Avvenimenti». Altrimenti Ivan avrebbe continuato ad occuparsi di energie alternative facendo la spola tra Roma e la sua Ravenna (una coincidenza: la redazione di Left nella capitale è proprio in via Ravenna). E Bonaccorsi sarebbe rimasto in banca, alla Abn-Amro. «Invece ci stiamo mettendo anima e corpo dentro Left». Per tirar fuori un giornale d'inchiesta, aggressivo e di sinistra, che già oggi vanta le firme di Vauro, Nando Dalla Chiesa, Antonio Cornacchione. Ma di che «razza di sinistra» sono fatti i ragazzi lo si capirà dalla scelta del nuovo direttore. Per il momento il giornale è stato affidato a un collaboratore, Pino Di Maula.


Corriere della Sera, martedì 28 febbraio 2006 Pagina 13
IL CASO

La decisione dell’editore della rivista della sinistra radicale dopo il no del duo di direttori a una rubrica fissa per lo psicanalista Fagioli
Left, il figlio di Gardini licenzia Chiesa e Minucci

di
Virginia Piccolillo

ROMA - Sacrificati sull’altare della psicanalisi di Massimo Fagioli. Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa ancora non ne hanno ricevuto comunicazione ufficiale. Ma da ieri non sono più direttore responsabile e condirettore di Left: il settimanale nato dall’esperienza (e, in parte, dai finanziamenti) di Avvenimenti. Riportato in edicola grazie ai nuovi editori: Ivan Gardini, figlio di Raul, e Luca Bonaccorsi vicino a Rifondazione Comunista. O «i nuovi padroni» come li definiscono i direttori defenestrati, accusandoli di «essersi impadroniti del giornale», di aver «preteso di dettarne i contenuti fin dai primi due numeri» e di aver risposto alla richiesta di «ritorno alla normalità» con il licenziamento. E chiudendo un comunicato di fuoco con una considerazione: «E’ già chiaro che razza di sinistra hanno in testa questi signori». «Sono molto dispiaciuto. Ma era venuto meno il rapporto fiduciario che ci legava» si limita a rispondere Bonaccorsi che ha già nominato un nuovo direttore: Pino Di Maula, 44 anni, ex direttore di Clorophilla, agenzia di stampa on line. Facendo sollevare la redazione che medita lo sciopero. A scatenare il durissimo braccio di ferro un personaggio che ha fatto molto discutere: lo psichiatra iconoclasta, dissacratore di Freud e guru delle analisi di gruppo, Massimo Fagioli. Seguitissimo da personaggi noti, come Marco Bellocchio, e sconosciuti (chiamati negli anni ’70 "fagiolini"). O meglio la decisione dell’editore di ospitare nel settimanale un intervento dell’autore di «Istinto di Morte e conoscenza» a insaputa della redazione e della stessa direzione del giornale. E anzi preannunciando che quell’approfondimento sul significato delle parole chiave della rivoluzione francese (Libertà, Eguaglianza e Fraternità il cui acronimo dà origine al titolo Left) sarebbe diventata una rubrica settimanale. Un «atteggiamento padronale» secondo Minucci che soltanto ieri mattina era ancora a discutere con gli editori sulla rubrica di Fagioli e su una critica teatrale bocciata dall’editore perché ritenuta «poco in linea con il progetto editoriale per una serie di considerazioni più estetiche che contenutistiche». Nel pomeriggio il licenziamento. «Siamo due giornalisti con qualche storia sulle spalle. Non accettiamo decisioni a nostra insaputa - spiega Minucci - Abbiamo saputo da altri del nostro licenziamento. Ma questo "esteticamente" per la proprietà va bene».
Il neodirettore Di Maula, ieri già in riunione con gli editori, ne vuole stare fuori: «Spero che questo incidente possa ricomporsi. Sono pronto in futuro anche ad essere affiancato da altri».

Il Corsera pubblica a corredo di quest'articolo una foto a colori di Massimo Fagioli oltre all'immagine della copertina di Left

L'Unità 28.2.06 Pagina 3
Left-Avvenimenti, licenziati Chiesa e Minucci
L'editore impone lo psicanalista Fagioli. I direttori protestano e vengono cacciati.

Lo psicanalista vagheggia un sodalizio con Liberazione per il settimanale. Chiesa: «Non era quello il piano editoriale.
di Wanda Marra


Roma. "APPARE" Massimo Fagioli, e i direttori di Left-Avvenimenti vengono licenziati. La vicenda - piuttosto surreale - si può sintetizzare casi, ma merita di essere raccontata nel dettaglio. Dalle ceneri del settimanale Avvenimenti, nasce il nuovo Left-Avvenimenti, grazie a una nuova proprietà, che annovera tra gli altri Ivan Gardini. Direttore Adalberto Minucci e condirettore Giulietto Chiesa. Il giornale - di cui sono usciti i primi 2 numeri - parte con l'obiettivo e la volontà di rilanciare il giornalismo d'inchiesta, annovera grandi firme, nomi noti come Dario Vergassola, vignettisti del calibro di Vincino e Vauro, si avvale dèlle fotografie di Contrasto.
Ma nel primo numero, all'insaputa della direzione; viene stampato anche un articolo dello psicanalista romano "eretico", Massimo Fagioli, noto per i seminari di analisi collettiva, che annovera tra i suoi "seguaci" il regista Marco Bellocchio . «L'ho visto direttamente stampato», racconta Chiesa. La stessa cosa si ripete nel secondo numero della rivista. Con un pezzo in cui lo psicanalista comincia lamentandosi di com' era stato stampato il suo primo intervento (denunciando anche una foto troppo piccola), continua con "la dichiarazione (messa in bocca a una sua studentessa), che le cose scritte nell'editoriale erano le stesse che lui andava dicendo a novembre (dunque presentandosi come il vero "ispiratore" dei contenuti del settimanale), e finisce vagheggiando una sorta di sodalizio tra Left e Liberazione (definendo entrambi il suo «sogno»). Da notare che Fausto Bertinotti ha una certa consuetudine con Fagioli, tanto che la sua campagna elettorale per le primarie fu aperta proprio nella libreria romana di questi, Amore e Psiche. Comunque, sotto questo secondo articolo di Fagioli appare l'annuncio che da quel momento in poi lo psicanalista avrà una rubrica fissa. Sempre all'insaputa dei direttori, ai quali secondo il contratto giornalistico spetterebbe decidere i contenuti e la linea del giornale, e dunque chiaramente anche le rubriche. A questo punto, Minucci e Chiesa chiedono il rispetto delle regole, e il ritorno al piano editoriale concordato, nel quale non solo non si era mai parlato di Fagioli, ma si era detto chiaramente che il giornale non sarebbe stato sotto l'influenza di nessun partito politico (e quindi neanche del Prc, come potrebbe accadere con un eventuale sodalizio con Liberazione). Fatto sta che per tutta risposta i due vengono licenziati, dopo soli 2 numeri del settimanale. Al loro posto, Pino Di Maula. «Ovviamente reagiremo in sede legale. Ma è già chiaro che razza di sinistra questi signori hanno in mente», scrivono Minucci e Chiesa in un comunicato congiunto. E quest'ultimo racconta di aver ricevuto un' e-mail dal direttore editoriale, Luca Bonaccorsi, nella quale si ammette che di Fagioli non si era mai parlato in precedenza, ma che poi questi è di fatto apparso.


il manifesto 28.2.06 Pagina 4
«Left» parte con un doppio licenziamento
Nuova proprietà dell'ex Avvenimenti caccia i direttori. Il caso sulla firma di Fagioli
di Andrea Fabozzi


ROMA . Falsa partenza per il nuovo settimanale Left, erede della testata oltreché dei finanziamenti pubblici in quanto cooperativa, di Avvenimenti. Appena due numeri in edicola e i nuovi editori - tra i quali Ivan Gardini, figlio di Raul - hanno deciso ieri sera di licenziare con un comunicato di cinque parole il direttore responsabile Adalberto Minucci e il condirettore Giulietto Chiesa. Stato di agitazione della redazione, con minaccia di sciopero, preoccupazione anche nel sindacato dei giornalisti: «La nostra solidarietà a tutti i colleghi, dai direttori alla redazione. L'informazione ha regole precise, se saltano è messa a rischio l'autonomia del giornale», dice Silvia Garambois, segretaria di Stampa Romana. Minucci dirigeva Avvenimenti dal suo ritorno in edicola quattro anni fa. Chiesa si era aggiunto successivamente, insieme adesso accusano: «Si sono impadroniti del giornale e hanno preteso di dettarne i contenuti fin dai primi due numeri. Noi abbiamo agito in conformità della legge e del contratto cercando di esercitare le nostre funzioni, ma siamo stati aggirati e impediti in violazione del piano editoriale concordato. Di fronte alla nostra richiesta di ritorno alla normalità siamo stati licenziati. Ovviamente reagiremo in sede legale. Ma è già chiaro che razza di sinistra questi signori hanno in mente». Ribalta l'accusa il direttore editoriale Luca Bonaccorsi: «La direzione voleva operare una censura preconcetta, per questo è caduto il rapporto fiduciario e il cda è stato costretto a decidere il licenziamento all'unanimità».
All'origine dello scontro un articolo dello psichiatra Massimo Fagioli, uscito nel secondo numero del giornale. I direttori sostengono di esserne stati tenuti all'oscuro. Effettivamente è un pezzo che si nota, Fagioli lo attacca lamentandosi del modo in cui è stato impaginato il suo articolo precedente: «Le righe sono troppo poco distanziate e i caratteri molto piccoli. Chissà perché è stato composto su una sola pagina con una piccola fotografia (del medesimo Fagioli, ndr)... E' necessaria un'immediata autocritica...». Più avanti il professore fa notare la coincidenza tra il primo editoriale della rivista, quello di «linea», e il suo pensiero. Accanto al pezzo - su due pagine e stavolta con una foto bella grande dell'autore - una nota breve informa che l'approfondimento di Fagioli sarebbe diventato una rubrica settimanale. Inutile la contrarietà dei direttori. Subito dopo si racconta di un altro intervento del direttore editoriale, stavolta per bloccare la pubblicazione della recensione di uno spettacolo teatrale sulla storia di un transessuale. Al riguardo c'è anche una lettera, scritta da Bonaccorsi ai direttori: «Premesso che è prerogativa naturale del direttore editoriale indicare pezzi che non risultino in linea con il progetto editoriale, confermo che il pezzo fu giudicato poco in linea con il progetto per una serie di valutazioni più estetiche che contenutistiche».


Il Giornale 28.2.06 pagina 6
«Left» arriva in edicola e caccia Giulietto Chiesa
di Redazione

Cambiare direttore dopo il primo numero: è il record stabilito da
Left, periodico appena nato sulle ceneri di Avvenimenti, che ieri ha licenziato i direttori Alberto Minucci e Giulietto Chiesa, quest’ultimo già corrispondente da Mosca per l’Unità e La Stampa, esponente del Pci e ora deputato europeo, per la Lista Di Pietro-Occhetto. A loro subentra Pino Di Maula, già collaboratore di «Avvenimenti». I motivi della rottura? «Forti divergenze sul modo di fare informazione» dice Luca Bonaccorsi, direttore editoriale di Left. Tra le incomprensioni con la proprietà (tra i soci c’è anche il figlio di Raul Gardini, Ivan) c’è anche il cambio di rotta di Left: meno schierato (a sinistra) di Avvenimenti, di cui Chiesa era condirettore. Che replica sul suo sito: «I nuovi padroni di Left-Avvenimenti non hanno perso tempo. Si sono impadroniti del giornale e hanno preteso di dettarne i contenuti fin dai primi due numeri. Di fronte alla nostra richiesta di ritorno alla normalità siamo stati licenziati. Reagiremo in sede legale, ma è già chiaro che razza di sinistra questi signori hanno in mente».

Repubblica - Affari e finanza 27.2.06
MULTIMEDIA pag. 19
Il nuovo magazine tutto inchieste
la nascita di ‘Left’
di Irene Maria Scalise

E’ nato
Left, "settimanale dell’Altritalia", dall’esperienza di Avvenimenti e una missione: valorizzare il giornalismo d’inchiesta, che divide fatti e opinioni, oltre a raccontare politica e guerra dal lato di chi le subisce. Per questo compito non da poco si sono messi assieme una cooperativa di giornalisti, poligrafici, il direttore Adalberto Minacci, il condirettore Giulietto Chiesa e alcuni nuovi soci, il direttore editoriale Luca Bonaccorsi e Ivan Gardini, che hanno ricapitalizzato il progetto. L’aspetto satirico è delegato alla coppia Vauro e Vincino. Il primo numero ha avuto una tiratura di 60mila copie e i dati di vendita sono molto positivi. Il breakeven, dicono gli editori, è di 20mila copie. Al lavoro c’è una redazione di dodici persone più una serie di collaboratori. I soci non hanno esperienza nel mercato dell’editoria ma considerano proprio questo un punto di forza.
Spiega Bonaccorsi: «Abbiamo strutturato il giornale in cinque sezioni: primo piano, mondo, società, cultura e scienza ed economia. C’è una serie di appuntamenti fissi che vanno dai fatti della settimana, alle anticipazioni future, ai consigli economici». L’idea è che ogni aspetto sia affrontato in un modo diverso dal consueto, a partire dalla scienza «che vogliamo affrontare in un modo laico». Per l’economia ci saranno rubriche fisse ma anche un tentativo di approfondimento con molta attenzione ai cittadini. Un punto di forza è negli esteri, con una rubrica curata da
Emergency, una rassegna stampa affidata a Internazionale e articoli di Peace Reporter.

articolo21.info 28 febbraio 2006
Editoria: Left; dopo 2 numeri via direttori Minucci e Chiesa

Il consiglio di amministrazione della editrice dell'Altritalia società cooperativa, editrice della testata 'Left Avvenimenti', ha comunicato ''l'avvenuta cessazione del rapporto professionale con i direttori Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa''. È quanto si legge in una nota dove il consiglio di amministrazione ringrazia Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa per la collaborazione e il lavoro svolto finora a fianco di 'Avvenimenti'. Left-Avvenimenti è solo al suo secondo numero. Luca Bonaccorsi, direttore editoriale di Left-Avvenimenti, spende poche parole sull'improvviso 'licenziamento' dei direttori del giornale, Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa: ''Sono molto dispiaciuto. Ma era venuto meno il rapporto fiduciario che ci legava''. Left aveva debuttato solo 15 giorni fa con grandi ambizioni: giornalismo d' inchiesta, grandi firme, nomi noti come Dario Vergassola, vignettisti del calibro di Vincino e Vauro, fotografie di 'Contrasto'. Venerdì è previsto il terzo numero che sarà firmato dal nuovo direttore Pino Di Maula.

stampapontina.it 27 febbraio 2006
Left Avvenimenti cambia i direttori dopo 15 giorni

Il consiglio di amministrazione della editrice dell' Altritalia società cooperativa, editrice della testata "Left Avvenimenti", ha comunicato «l'avvenuta cessazione del rapporto professionale con i direttori Alberto Minucci e Giulietto Chiesa».
È quanto si legge in una nota dove il consiglio di amministrazione ringrazia Alberto Minucci e Giulietto Chiesa per la collaborazione e il lavoro svolto finora a fianco di Avvenimenti. Left-Avvenimenti è solo al suo secondo numero. Il nuovo direttore editoriale è Pino Di Maula, romano, classe '62. Il settimanale, che è nato dalle ceneri di Avvenimenti, è stato presentato solo 15 giorni fa dagli stessi Chiesa e Minucci insieme al direttore editoriale Bonaccorsi. Fra gli editori, Ivan Gardini: obiettivo della testata rilanciare il giornalismo d'inchiesta.
Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa annunciano subito il ricorso alle vie legali dopo il loro «licenziamento» . «I nuovi padroni di Left-Avvenimenti - dicono in un comunicato congiunto - non hanno perso tempo. Si sono impadroniti del giornale e hanno preteso di dettarne i contenuti fin dai primi due numeri. La direzione del giornale ha agito in conformità della legge e del contratto cercando di esercitare le sue funzioni, ma è stata aggirata e impedita in aperta violazione del piano editoriale concordato. Di fronte alla nostra richiesta di ritorno alla normalità siamo stati licenziati. Ovviamente reagiremo in sede legale. Ma è già chiaro che razza di sinistra questi signori hanno in mente». (ANSA)

stampapontina.it
28 febbraio 2006
Left Avvenimenti, botta e risposta sul caso dei direttori

Sono almeno due le letture diverse per il licenziamento dei direttori di 'Left', Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci: da un lato il caso di Massimo Fagioli, lo psichiatra eretico, ex guru di Marco Bellocchio; dall'altro l'imbarazzo di Ivan Gardini a portare avanti un progetto editoriale riconducibile in qualche modo e per vie indirette ad Antonio Di Pietro, protagonista della stagione di Mani Pulite.
«Si è vero, c'è stato un niet, una censura immotivata e incomprensibile sugli articoli di uno psichiatra, Massimo Fagioli, ma il problema è più ampio e riguarda l'abisso generazionale fra noi e questi direttori che hanno contestato anche la lettera di Ivan Gardini al Corsera»: Luca Bonaccorsi, direttore editoriale, parla dell'improvviso licenziamento dei due direttori di Left-Avvenimenti, Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa. Due visioni opposte per uno scontro totale. Domenica scorsa - rende noto Chiesa, mi è arrivata una lettera dell'editore dove si affermava che «c'è un diritto naturale del direttore editoriale di definire i contenuti generali del giornale». Sull'altro fronte, l'editore imputa ai due direttori di aver posto un veto (con un'altra lettera) sugli scritti di Massimo Fagioli. «Forse pensavano - dice Chiesa - di aver trovato dei prestanome mentre si prendevano il giornale». Fagioli? «Noi non eravamo informati», dice ancora il giornalista. «Falso», replica Bonaccorsi: «Sono loro - asserisce - ad aver contestato con una lettera la collaborazione di Fagioli di cui invece erano perfettamente al corrente». Bonaccorsi parla di un nodo da sciogliere, di un problema più grave e più grande: un'insofferenza per una lettera di Ivan Gardini, figlio di Raul, al Corsera dove spiega come mai si è gettato nella nuova iniziativa editoriale. In quella circostanza auspicava una discontinuità editoriale marcando una differenza sostanziale da chi era vicino ad Antonio Di Pietro. È psicodramma: da un lato Gardini e Bonaccorsi si difendono dalle accuse lanciate dai due veterani del giornalismo italiano: «Non siamo eterodiretti da Fagioli. Come potremmo esserlo? Lui ha solo una rubrica, le pagine del giornale sono cento! Il piano editoriale prevede spazi di libertà e diverse opinioni a confronto». Per questo, conclude, «sembra tutto un pretesto: in ballo c'è un modo diverso di intendere il pluralismo a sinistra». (ANSA).

http://www.primaonline.it/notizie/dettaglio.asp?id=16986
Prima Comunicazione on line 28.2.06
Fonte: Ansa
Editoria: Left; Vauro ed Emergency, collaborazione finita
Anche Marco Travaglio lascia, resta Vincino


(ANSA) - ROMA, 28 feb - Rapporto chiuso anche per Vauro ed Emergency con il settimanale Left-Avvenimenti dopo la defenestrazione dei direttori Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa. Lo annuncia lo stesso Vauro spiegando che non ci sono le condizioni per andare avanti. "Già da questa settimana - spiega - non ci sarà la mia vignetta. La stessa cosa vale per Emergency che in un primo tempo aveva offerto il nuovo appoggio alla nuova iniziativa editoriale". "Si tratta - aggiunge sconfortato - di un'altra occasione mancata". Scompare dall'elenco delle firme autorevoli anche Marco Travaglio, mentre resta Vincino in attesa di capire meglio cosa sia successo: "Finché avrò la libertà di esprimermi e il mio contratto sarà rispettato, rimango. Poi si vedrà...". (ANSA).

Nereo Benussi segnala:
su "Liberazione" di questa mattina l'editoriale di Angela Azzaro "L'origine dell'odio xenofobo è la donna" e gli spunti nelle lettere.
Cfr anche sul papa. Una lettera di Paolo Izzo.

inoltre:

il manifesto 28.2.06

PAPA RATZINGER
Non c'è bisogno di nascere

L'intimo legame dell'uomo con Dio precede l'embrione, e Dio non fa differenza fra bambino, adulto e «ciascun essere umano ancor prima del suo prendere forma nel seno materno». Insomma, non c'è bisogno di nascere e neppure di essere concepiti - ha detto ieri il papa all'assemblea generale pontificia sul tema «L'embrione umano nella fase del preimpianto» - per definirsi esseri umani. L'uomo è un «enigma» e quindi nessuna verifica scientifica è richiesta, nessuna pretesa di «percezione sensoriale», siamo al di là del limiti del metodo sperimentale, in piena «avventura trascendentale». Ratzinger dunque taglia corto: è inutile chiedersi qual è il momento in cui nasce la vita, che è sacra e inviolabile non dal suo inizio, ma prima.
L'insistenza del pontefice sul tema va oltre la sua contrarietà all'aborto, e punta al vero obiettivo, più volte ribadito: l'uomo appartiene alla Chiesa e deve essere sottratto a ogni «ideologia aberrante» che lo illuda di essere libero. «Liberare la libertà» è lo slogan proposto, sempre ieri, ai giovani nel messaggio per la prossima Giornata mondiale della gioventù. Sembra lo slogan elettorale di un partito (quello del «Manifesto Pera»?) che ha per capolista Dio in persona, schierato contro ogni illusione di poter cambiare il destino e di migliorare l'esistenza dei vivi, che non differiscono dai non-nati e neppure, probabilmente, dai morti. (m.c.)

lunedì 27 febbraio 2006

due lettere a "Liberazione" di domenica 26.2

Xenofobia
Se la differenza è un’anomalia
Caro Sansonetti, stamattina il tuo articolo sul “manifesto in difesa della razza” mi ha messo di malumore. E’ vero, la xenofobia sta montando tragicamente. Ma questo problema sorge da molto lontano, forse da sempre, dal momento in cui qualcuno, alla vista del diverso da sé, ha annullato la sua realtà umana per un difetto di pensiero che dice: il diverso da me è meno umano di me; il diverso è, come diceva Aristotele parlando delle donne, un’anomalia della specie. Storicamente, quindi, le radici della xenofobia stanno nel pensiero occidentale, ma stanno anche ben radicate nella religione giudaico-cristiana di cui il senatore omissis è un degno epigono. L’idea, il concetto di un popolo eletto e della predestinazione ha attraversato la storia da David a San Agostino, da Calvino a Hitler, da Mussolini a omissis. Si, questa mattina stavo di malumore pensando ad un mondo poco praticabile, ma poi, al mercato, le donne dell’Est ridevano inchinando il volto e mi guardavano attraverso le ciglia, Ahid mi parlava del suo paese mostrando denti bianchi, e mi sembrava un’umanità possibile, molto, molto di più di un collega che frequento da mille anni ma che non c’entra niente con me. Ahid mi era vicino, molto, molto di più di un fratello che ha ormai quasi perso la possibilità di essere umano, di essere un uomo che ha un senso nella comunità umana. Le donne dell’Est ridevano e Ahid mi parlava del suo paese mostrando denti bianchi e pensavo che forse mi era così vicino perché nessuno aveva colonizzato la sua mente.

Gian Carlo via e-mail


una segnalazione di Antonella Pozzi:
Luca Coscioni. La morte per divieto di ricerca

Caro Sansonetti, sono una lettrice affezionata, ma critica. Credo che “Liberazione” avrebbe dovuto dare più spazio alla notizia della morte di Luca Coscioni per sclerosi laterale amiotrofica e fare maggiori commenti circa il suo significato. Soprattutto mi sarei aspettata una critica feroce alla violenza e all’ipocrisia della Chiesa e di quei politici del centrosinistra che per “salvare” gli embrioni condannano a morte gli esseri umani che, in quanto tali, sono già nati. La legge 40/2004 come ben sai, vieta di fatto, tra le altre cose, la ricerca medico-biologica sulle cellule staminali embrionali umane, cellule che possono differenziarsi in tutte le cellule dell’organismo e quindi, in futuro potrebbero essere usate per curare molte malattie degenerative, tra cui la Sla. Luca è morto anche per questo. Credo sia doveroso pubblicare, come ha già fatto “L’Unità” martedi 21 febbraio il discorso-manifesto-denuncia che Luca aveva preparato per un convegno scientifico proprio per il 21 e che s’intitola: “Io non sono libero”. Credo sia fondamentale per la sinistra riflettere sulla libertà o meno di ricerca scientifica nell’Italia del 2006 e su che cosa sia veramente la mentalità religiosa che la proibisce ora, così come l’ha sempre proibita.
Irene via e-mail

intervista da Il Giornale a Marco Bellocchio

Il Giornale 27.02.06 pagina 7
«Fassino insegue i compromessi e la sinistra nasconde la laicità»
di Luca Telese
Il regista Marco Bellocchio si candida con la Rosa nel Pugno: «Ho scelto Pannella perché alcuni valori sono in discussione»
Luca Telese

Roma. Ovviamente il suo annuncio di candidatura ha suscitato clamore. Perché Marco Bellocchio è uno degli intellettuali più seguiti e scomodi del cinema italiano, è quello dei pugni in tasca, è uno dei pochi figli del 1968 che è riuscito a rimanere sulla cresta dell’onda per tre decenni, uno che suscita spesso scandalo e non ha mai fatto abiure. È anche uno dei più distanti dalla politica militante: i suoi ultimi film sono stati grandi successi, a partire da La Balia (ricordate Maya Sansa) a L’ora di religione a Buongiorno notte (la sua ricostruzione del caso Moro che fece discutere per mesi dopo il festival di Venezia). Ora Bellocchio rompe la consuetudine pigra di molti intellettuali di sinistra che vanno a rimorchio del partitone e non si espongono mai, e spiega perché si è messo in gioco con quella che definisce «una candidatura simbolica». Inizi l’intervista a scopri subito che nulla è scontato.
Allora Bellocchio, dai Pugni in tasca alla Rosa nel pugno, sembra un destino già scritto.
«Oddio, sa che non ci avevo proprio pensato? Effettivamente una continuità esiste».
Mi scusi se attingo così smaccatamente alla sua filmografia, ma Buongiorno notte sarebbe uno slogan elettorale di quelli che non si dimentica.
«Però lo cambierei: non è una nuova notte quella che voglio per la sinistra, ma una radiosa giornata di sole».
Quando uno come lei fa un gesto così e si candida, un pensierino a Montecitorio lo fa?
«Assolutamente no!».
No?
«No. Ho deciso di aiutare la Rosa nel pugno. L’ho fatto, forse anche contro la mia indole, perché credo che viviamo in un momento particolare, un momento di emergenza, direi, in cui alcuni valori che ritengo fondamentali, alcuni diritti che dovrebbero essere inalienabili sono messi in discussione».
Perché la definisce «candidatura simbolica»?
«Perché mi hanno assicurato che sarò negli ultimi posti e che non ho nessuna chance di essere eletto».
Mica male. In questi giorni i quotidiani sono pieni di persone che ucciderebbero la madre per scalare posizioni nella lista bloccata, lei si augura il contrario.
«Sa che non ho nemmeno studiato la legge?».
È semplice: più sei in alto, più hai possibilità di essere eletto. Non ci sono preferenze.
«Ecco, allora io voglio stare in basso. Il mio è un aiuto, non un tentativo di scalata. Credevo che fosse necessario aiutare la Rosa nel pugno nella sua battaglia per la laicità, in un momento in cui altri a sinistra mettono la sordina su questi temi».
Come si spiega quest’atteggiamento, per esempio nei Ds e in Fassino?
«Credo che Fassino insegua quella logica della politica per cui il compromesso è sempre inevitabile. Credo che una parte dei Ds pensi che si debbano annacquare le proprie proposte per trovare soluzioni di equilibrio e di compromesso anche nella propria coalizione».
Conta l’influenza della Chiesa?
«Lo dice a me, che ho girato L’ora di religione apposta per denunciare questa influenza?».
Lei lo conosce Fassino? Ha mai frequentato Rutelli?
«Guardi, sono una delle persone meno mondane che conosca. Vivo isolato, quando posso preferisco stare nell’ombra piuttosto che sotto i riflettori. Non frequento nessun politico, l’unico con cui ho avuto a che fare spesso, anche per via della sua passione cinematografica è Veltroni, che stimo».
Però Veltroni non è in lizza alle politiche.
«Infatti. E allora, quando Marco Pannella - l’unico altro leader che posso dire di conoscere - mi ha telefonato per dargli una mano ho detto sì. Vede, dai radicali mi separano tante cose, anche sul piano sociale. Però riconosco a loro e ai socialisti di Boselli di essere stati gli unici, in alcuni momenti, a battersi per cose che io ritengo cruciali, come i Pacs, la procreazione assistita o la libertà di cura. Per non dire della revisione del concordato».
Cosa le sta più a cuore?
«Riaffermare, anche a sinistra, che ci sono dei principi su cui non si può sorvolare. Sono molto contento che nella Rosa nel pugno viva anche un pezzo importante di identità laica del socialismo europeo, rappresentato dallo Sdi di Enrico Boselli».
Si sente più o meno radicale di quando scandalizzò l’Italia con I pugni in tasca?
«Sono più maturo, più realista. Ma per certi versi mi scopro più radicale di quando ero ragazzo. Altrimenti questo gesto non lo avrei fatto, che dice?».

I pugni in tasca: un nuovo dvd e una monografia
Dal 15 febbraio è possibile vedere il film in formato Dvd che contiene, oltre al commento audio di Marco Bellocchio e di Paola Pitagora, anche la tesi di laurea del regista al Centro Sperimentale di Cinematografia dal titolo Abbasso lo zio.
Si segnala anche la monografia di Antonio Costa (I pugni in tasca, Edizioni Lindau, 2005) dove l’autore analizza il film nelle sue sequenze fondamentali, nei personaggi, nell’ambientazione e nella drammaturgia. Interessante la comparazione tra la sceneggiatura originaria e il montaggio definitivo.

domenica 26 febbraio 2006

una segnalazione di Nereo e Dorina:

la lettera di Gian Carlo su "Liberazione" di questa mattina

Liberazione, 23.02.06
“Liberazione”
Sessualità e realtà umana
Simona, Roma


Liberazione, 22.02.06
Sesso per piacere non per natura
Lidia Menapace


Liberazione, 21.02.06
Uomo, donna e ordine “naturale”.
Il Vaticano usa la differenza per attaccare i gay
Angela Azzaro


Liberazione, 20.02.06
Violenza sulle donne. Il corpo di Maria
di Ritanna Armeni


Corriere della Sera, 19.02.06
Secondo la rivista «New Scientist» è meglio delle anfetamine
Ecco la pillola che cancella la stanchezza
Negli Usa ha conquistato il mercato. Chi la prende riesce a non dormire per 48 ore di fila. Ma i medici accusano: è pericolosa

una segnalazione di Elena Canali:

Agli amici, ai compagni e ai simpatizzanti.

Vi segnalo questo appuntamento per domenica prossima 26 febbraio.
E’ l’apertura della campagna elettorale a Roma della Sinistra Europea-Rifondazione Comunista. La nostra associazione Sinistra Romana sarà presente ed è impegnata nella riuscita dell’iniziativa.
Un caro saluto da Mario De Carolis

ASSEMBLEA NAZIONALE
26 FEBBRAIO 2006
ORE 10.00 TEATRO QUIRINO - ROMA
CONCLUDE FAUSTO BERTINOTTI
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una segnalazione di Fabio Della Pergola:

La Stampa 22 febbraio 2006
La scienza riscopre l’inconscio

La convinzione comune che il pensiero cosciente conduca alle migliori decisioni va rivista alla luce dei risultati delle ultime ricerche. L’inconscio rientra prepotentemente da protagonista nel dibattito scientifico, dopo anni di emarginazione se non di totale esclusione, perché non direttamente verificabile con il metodo sperimentale. C’è un modo per studiare - a parte i sogni, le associazioni libere e l’ipnosi - la dinamica segreta della psiche, mettendo temporaneamente fuori gioco il pensiero cosciente?

Alcuni metodi sviluppati di recente rientrano nel campo della psicologia, ma è possibile prevedere che anche le tecniche di visualizzazione dell’attività cerebrale verranno applicate sempre più spesso a questo tipo di indagine. Intanto, in un articolo pubblicato su “Science” del 17 febbraio, alcuni ricercatori dell’Università di Amsterdam, guidati da Ap Dijksterhuis, dimostrano con una serie di esperimenti, che mentre per la scelta di prodotti di uso comune, ad esempio un tipo di guanti o uno shampoo, è utile prestare attenzione alle informazioni, proprio le decisioni più complesse, come quale appartamento affittare o quale casa o auto acquistare vanno lasciate all’inconscio, in grado di valutare meglio della razionalità nuda e cruda, tutti gli elementi a disposizione.

I ricercatori hanno messo alla prova la bontà dell’ipotesi “deliberazione senza attenzione” attraverso dei test decisionali finalizzati all’acquisto, su un gruppo di 80 persone - tutti studenti universitari - diviso casualmente in due sottogruppi. Al primo veniva chiesto di scegliere, dopo quattro minuti, tra una gamma di prodotti di consumo, valutandoli solo in base alle informazioni disponibili, riferite ad attributi sia positivi che negativi dell’oggetto in esame, mostrate in ordine sparso sullo schermo di un computer; al secondo si fornivano le stesse informazioni, ma poi si avvertivano i partecipanti che avrebbero scelto dopo un periodo di distrazione di quattro minuti durante il quale l’attenzione cosciente sarebbe stata rivolta alla risoluzione di rompicapo e giochi logico-matematici, allontanandola dal problema reale. A questo punto si chiedeva loro di scegliere tra i prodotti presentati in precedenza cercando di “cogliere di sorpresa” l’elaborazione inconscia che intanto si era andata costituendo.

I risultati degli esperimenti mostrano che riguardo ad acquisti senza importanza, i consumatori scelgono meglio - cioè rimangono soddisfatti e non hanno a pentirsene amaramente in seguito - se si impegnano in modo cosciente, invece scelte più complesse, come quella di una casa o perfino di un’auto, in cui intervengono attitudini e gusti individuali, sono favorite da processi mentali più in sintonia con il profondo. Anzi, pensarci troppo può risultare perfino dannoso. E’ quasi come affidarsi al vecchio consiglio di “dormirci sopra”, prima di prendere una decisione importante.

La ricerca offre importanti spunti di riflessione per acquirenti e tecniche di marketing un po’ troppo disinvolte. Soprattutto quando ci viene chiesto a bruciapelo di cambiare qualcosa che fa parte del nostro stile di vita o delle nostre abitudini. Viene rivalutata inoltre “la saggezza dell’inconscio” nel guidare il flusso senza fine delle decisioni personali. D’altronde anche per la moderna psicoanalisi l’inconscio non è più solo la sede del conflitto e dei complessi, la cantina della mente dove si annidano paure, ricordi spiacevoli o desideri inconfessabili, ma una sorta di fucina in cui le esperienze sono rielaborate continuamente. Una fonte di risorse complementari alla mente cosciente. Per buona pace di Freud.

sabato 25 febbraio 2006

due segnalazioni di Tonino Scrimenti:

La Stampa 25 febbraio, pag.9
Scrittori e registi
al fianco di Pannella

Prosegue la campagna acquisti della Rosa nel Pugno che già, con Turci, De Giovanni e Buglio, ha creato non pochi problemi alla Quercia. Pannella ha recuperato dalla vecchia guardia radicale Gianfranco Spadaccia, e non invece Massimo Teodori, che si racconta sia rimasto. La lista annovera il costituzionalista Michele Ainis, lo scrittore Carlo Mazzantini, il regista Marco Bellocchio, che ha come trait-d’union con Bertinotti lo psico-filosofo Massimo Fagioli, e che nel corso degli anni era stato assai vicino al Pci. In quota Sdi, che riconferma i parlamentari uscenti, gli intellettuali Luciano Cafagna e Luciano Pellicani, oltre a Pio Marconi, che sedette nel Csm. La vera sorpresa, ieri, è stato il nome di Fabrizio Rondolino, inizialmente indicato in una nota ufficiale di Torre Argentina come “Fabrizio Dondolino”. «Ma è vero, o è una boutade?» chiedeva Massimo D’Alema, di cui Rondolino è stato portavoce a Palazzo Chigi, prima di dare le dimissioni per aver scritto un romanzo osé, e di lanciarsi in una carriera di giornalista e scrittore. Gli auguri sono arrivati da altri ex dello staff dalemiano, Latorre e Cuperlo, oltre che dallo stesso D’Alema. Molti gli scienziati, in campo nel nome di Luca Coscioni: Giulio Cossu del San Raffaele di Milano, il neurologo Francesco Orzi, la biologa molecolare Marisa Jaconi, il genetista Antonio Forabosco, tra gli altri.
(con una foto di Marco Bellocchio)

Al via la raccolta delle firme, anche Bellocchio e Rondolino con la Rosa nel Pugno

Al via la mobilitazione straordinaria per la raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste elettorali per le prossime elezioni politiche. La raccolta si aprirà sabato 25 febbraio alle ore 11 a Piazza Campo dei Fiori a Roma con la prima firma di Luciana Nenni, seguita da quelle di Enrico Boselli e Emma Bonino. Come sapete la Rosa nel pugno è uno dei pochi partiti costretti dalla nuova legge elettorale a chiudere le liste in anticipo e a dover fare autenticare quasi centomila firme. È necessario quindi uno sforzo di tutti i compagni e simpatizzanti che già da sabato possono recarsi presso le federazioni dello Sdi o nei banchetti allestiti in tutta Italia per sostenere la Rosa nel pugno.

Corriere della Sera 25.2.06
La «Rosa» lancia Rondolino e Bellocchio
Il presidente della Quercia: è uno scherzo?
In lista anche Toscani e Cafagna
di Alessandro Trocino


A tarda sera, dal primo piano di via Torre Argentina 18, sede della Rosa nel pugno, il radicale Michele De Lucia risponde tra l’entusiasta e lo sconsolato: «I candidati? C’è una confusione pazzesca, continuano ad arrivare telefonate e a questo punto non so neanche se la facciamo la conferenza stampa». Infatti, poco dopo, a certificare il momento magico dei radical- socialisti, arriva il comunicato ufficiale di rinvio della presentazione delle candidature, «dinanzi a ulteriori, straordinarie adesioni, giunte in queste ore». Non è una formula di rito, perché dopo il piccolo esodo dei liberal ds, che ha scosso la Quercia, ieri è sbarcata alla corte di Pannella e Boselli una pattuglia di nomi di peso: l’ex portavoce di Massimo D’Alema Fabrizio Rondolino, il regista Marco Bellocchio, lo storico Luciano Cafagna, il costituzionalista Michele Ainis, l’ex membro del Csm Pio Marconi, l’intellettuale socialista Luciano Pellicani, lo scrittore Carlo Mazzantini. Infine, il fotografo Oliviero Toscani e l’uomo di spettacolo Toni Garrani.
IL REGISTA - Bellocchio si schermisce, dice che la sua è «una candidatura simbolica, anche se seria» e che lo fa soprattutto perché «la Rosa è un partito fragile. Poi me lo ha chiesto Marco, e se posso dare un contributo sono più che contento». Non è un’adesione scontata, visto che il regista ha un passato a sinistra, prima con il Pci poi con i Ds. «Il mio non è un tradimento - dice -. È solo che la Rosa difende meglio la mia identità laica: ha una posizione più ferma di quella dei Ds, che negli ultimi tempi hanno ceduto un po’ al clericalismo». Libertà della ricerca scientifica, no ai contributi per le scuole private, Pacs, no all’automatismo dell’8 per mille alla Chiesa, sono i punti del programma condivisi da Bellocchio: «Non è un caso che io abbia scritto un film che si chiama L’ora di religione ». Eppure il salto da Lenin a Pannella è lungo, soprattutto se si considerano certi aspetti della politica economica ed estera e i rischi di un alleato scomodo e imprevedibile: «Pannella è un benemerito, un padre della Patria: ha tutta la mia stima, sin dal caso Braibanti. Magari non condivido proprio tutto, ma ricordiamoci che c’è anche Boselli: mi ha colpito la spregiudicatezza di questa unione tra diversi».
EX DIESSINI E SCIENZIATI - La Rosa nel pugno, dunque, procede spedita per rafforzare la sua visibilità, ancora scarsa sui media, nonostante sia accreditata come la quarta forza del centrosinistra. La campagna acquisti di Pannella e Bonino è più che aggressiva. Lettere a raffica a nomi noti per chiedere candidature simboliche: fra gli altri, il disegnatore Vincino e Roberto D’Agostino, che l’ha pubblicata sul sito Dagospia Alla Camera le liste saranno guidate da Emma Bonino, Daniele Capezzone e Roberto Villetti. Al Senato da Marco Pannella e Ugo Intini. In lista anche i transfughi diessini De Giovanni e Turci, simboli di un’emorragia indicativa di una tendenza di parte dell’elettorato ds, sensibile alla fermezza laica delle truppe pannelliane e indispettita dai troppi cedimenti al Vaticano. Approda nella Rosa anche Rondolino, già portavoce di D’Alema. Il presidente ds reagisce da par suo, tra l’incredulo e il perfido: «È sicuro? Perché poteva anche essere uno scherzo. Comunque Rondolino è persona vivace, darà certamente il suo contributo».
Nella Rosa non ci sono solo candidature «acchiappavoti», come quelle di Toscani e Bellocchio. Marco Cappato, giovane segretario dell’Associazione Luca Coscioni, annuncia l’adesione di alcune importanti personalità del mondo scientifico, come Giulio Cossu, direttore dell’Istituto di ricerca sulle staminali al San Raffaele, e Gino Roghi, matematico. E poi ancora genetisti, storici della medicina, docenti di neurologia e biologia cellulare. Tutti pronti a riprendere la sfida lanciata da Luca Coscioni. Perché, come dice Pannella, «morendo da sconosciuto, Luca, sei nato all’Italia: e da lassù continuerai a muovere le cose».

Corriere della Sera 25.2.06
stessa pagina
Il regista che passò dalla filosofia al cinema militante e anticlericale

Regista, emiliano, dopo la facoltà di Filosofia alla Cattolica, nel 1959 si iscrive al Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel 1965 esordisce alla Mostra del Cinema di Venezia con «I pugni in tasca». Poi si avvicina al cinema militante: «La Cina è vicina» (1967) e «Nel nome del padre» (1971). Nel 1986 «Il diavolo in corpo». Nel 2002 «L’Ora di religione», con Sergio Castellitto, dai forti contenuti anticlericali.

la stessa notizia anche su Repubblica, La Gazzetta del Sud, Libertà...

Carla Severini comunica che da lunedì 6 febbraio 2006 ha avuto inizio il corso

"Uguale e diverso. Considerazioni sul rapporto tra uomo e donna"

tenuto da Annelore Homberg presso l'Università degli Studi di Foggia

il corso prosegue fino al 6 marzo p.v.

Per maggiori informazioni
clicca qui

quotidiano Europa
Per Modì quattro mesi sull'altare della patria
di Simona Maggiorelli

Immagini femminili dal collo lungo e elegante. Sottilmente deformate, a raccontare qualcosa che non è la fredda percezione della rétina. Figure affascinanti e un po’ enigmatiche, che ricordano le eteree Madonne di vetro soffiato dipinte da Parmigianino. Stilizzate, raccontate con pochi dettagli descrittivi, anche se mai altrettanto irreali, mai imprigionate in rigide icone come voleva la lunga tradizione della pittura italiana di immagini sacre. Anzi, al contrario, rese vive e vibranti da uno sguardo appassionato. Era uno sguardo del tutto personale quello di Amedeo Modigliani, il pittore livornese a cui il Vittoriano di Roma dedica, dal 24 febbraio al 20 giugno. una mostra che, insieme a molti prestiti dall’estero, raccoglie tutte le sue opere conservate in Italia. Uno sguardo pittorico, la cui originalità è rimasta per molti anni aduggiata da racconti romanzeschi, dal mito di una vita bohémien, bruciata in pochi anni fra droghe e dissipazione, in una Parigi d’inizi Novecento ricca di fermenti culturali, percorsa dalla febbre viva delle avanguardie. Un’immagine da agiografia maudit che ha rischiato, nella larga circolazione di film e romanzi popolari, di mettere in ombra il vero talento di un Modì certamente dandy, colto, anarchico e socialista come la sua Livorno, ma soprattutto pittore geniale che, sulla via di una ricerca poi portata alle più radicali conseguenze da Picasso, rifiuta di fare una pittura cronachistica, che racconti solo il guscio razionale delle cose. Come Matisse, Modigliani si era dato un altro compito (e non importa quanto coscientemente): riuscire a cogliere e tradurre su tela qualcosa di molto intimo, di più sensibile, qualcosa che raccontasse il mondo interiore delle persone che incontrava, amici, poeti, galleristi, protagonisti con lui di quella straordinaria stagione artistica che Parigi visse fra gli anni ’10 e ’20, ma soprattutto di rappresentare il femminile come nessuno ancora aveva fatto. Da qui la forza di certi suoi ritratti di modelle, amiche e amanti, che hanno la semplicità e la forza ieratica di immagini antiche, atemporali come le sculture africane che Modigliani ,come Picasso e Matisse, amava. Ma anche la struggente emozione di certi ritratti di Jeanne Hèbuterne, la giovane donna che gli dette una figlia e che si suicidò pochi mesi dopo la sua morte. Sulla tela, una figura appena accennata, soffusa di malinconia e, come molti altri celebri ritratti di Modigliani, con lo sguardo vuoto, o rivolto lontano, come perso dietro pensieri e immagini interiori. In questo come nella lunga figura affusolata dell’amica polacca Lunia Czeshowska e in molti altri ritratti e nudi in mostra a Roma si ritrova integra l’ispirazione di Modì. C’è un sentire interno che muove la mano del pittore a tratteggiare immagini che non sembrano frutto di sedute di posa, ma rubate in un momento di quiete fra il sonno e l’amore. Un calore di vita che Modigliani aveva imparato da Cèzanne ad articolare con colori caldi, in forme pure racchiuse quasi in una sola linea, tracciata, si direbbe, quasi senza mai staccare il pennello. Basta pensare a certi quadri come il Nudo sdraiato con le braccia dietro la testa della Collezione Bürle in arrivo a Roma da Zurigo e altri inconfondibili nudi femminili, plasmati in forme morbide e che richiamano alla mente la plasticità di certe composizioni di Cèzanne, che Modigliani aveva conosciuto in una retrospettiva del 1907, quando si trovava da un anno a Parigi . La mostra curata da Rudy Chiappini e che (dopo quarantasette anni dalla storica mostra del ‘59 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna diretta da Palma Bucarelli) riporta a Roma centoventi opere del pittore livornese ricostruisce tutta la parabola artistica di Modigliani, offrendo la possibilità di vedere una accanto all’altra delicati capolavori come il Nudo coricato con le mani unite del 1917, della Fondazione del Lingotto, ma anche i celebri ritratti della pittrice inglese Beatrice Hastings del gallerista Leopold Zborowski e del mercante d’arte Paul Guillame e quello di Monsieur Baranowski , che con Modigliani condivideva le serate nei caffè di Montparnasse, un ambiente di artisti e bohèmien che la mostra ricostruisce attraverso documenti originali e fotografie d’epoca. Ma di Modigliani in mostra si troveranno anche molti disegni, schizzi impressionistici, rapidi e suggestivi, come il ritratto di Cocteau e di altri compagni di avventura . Ma anche disegni a pastello di Cariatidi, quelle figure statuarie antiche che ispirarono anche alcune sculture al pittore toscano e di cui sono rimaste scarse testimonianze. Da qui la leggenda che Modigliani, insoddisfatto, le avesse gettate in Arno. E che vent’anni fa dette l’idea a studenti in vena di burle di metterne in scena il ritrovamento producendo dei falsi. Con grande scorno di critici eminentissimi che caddero nella trappola di riconoscerli per autentici.

una segnalazione di Elena Canali:

vita.it 22.11.2005
Embrioni in adozione: i nodi della polemica
di Sara De Carli (s.decarli@vita.it)
Venerdì la decisione del Cnb: anche donne single possono adottare embrioni. Ed è di nuovo polemica


Gabriella Cetroni segnala i seguenti articoli:

Liberazione 23.2.06
«Contro il fondamentalismo? L’esempio di Trotsky»
Intervista al filosofo della scienza Giulio Giorello, ospite oggi a Roma del festival di filosofia. Quale rapporto deve avere il pensiero scientifico e laico di fronte alle ingerenze della religione nella sfera pubblica?
Tonino Bucci


Liberazione 23.2.06
Perché il declino dell’Italia non fa dibattito?
Giorgio Cremaschi


il manifesto 23.2.06
Usa, il diritto d'aborto sotto attacco
La Corte suprema rimodellata da Bush con l'entrata dei due giudici iper-conservatori Alito e Roberts, deciderà sulla costituzionalità di una legge del presidente del 2003 che limita quel diritto
S.D.Q.

venerdì 24 febbraio 2006

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presentazione del libro
Argomenti di psicopatologia dell’adolescenza. A cura di Anna Maria Zulli
Intervengono alla presentazione e al dibattito gli autori Anna Maria Zulli, Annelore Homberg, Ester Stocco, Maria Pia Albrizio, Giovanni Del Missier.


Venerdì 24 febbraio 2006 ore 17
Biblioteca Valle Aurelia
viale di Valle Aurelia 129
Info: Anna Leonardi - Tel. 06 39746679/06 39746611

Gli autori comunicano che la presentazione è rivolta al mondo della scuola:
studenti, insegnanti, genitori


Ufficio stampa Biblioteche di Roma - Comune di Roma - Via Zanardelli, 34
Orietta Possanza
tel. 06 45430232 – 349 7339825 - fax 06 45430247
o.possanza@bibliotechediroma.it
www.bibliotechediroma.it
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Presentazioni del romanzo

Il dentro del suono
di Paolo Izzo

(Ibiskos editrice di A. Risolo)

Venerdì 24 febbraio
ore 21.30
Firenze
Melbookstore
Via de' Cerretani, 16r

Intervengono:
Massimo D. D'Orzi - regista
Elisabetta Amalfitano - storica della filosofia
per Ibiskos Editrice:
Monia B. Balsamello
Antonietta Risolo


Oggi alle 13.30, durante il Gr regionale, Controradio di Firenze dedicherà alcuni minuti alla presentazione de "Il dentro del suono" (che si terrà stasera al Melbookstore di Firenze, ore 21.30), intervistando l'autore in diretta radiofonica!

Le frequenze sono le seguenti:
FM 93.6 nelle province di Firenze, Prato e Pistoia,
FM 98.9 nelle province di Lucca, Pisa e Livorno.
Il sito, invece, per ascoltare la radio direttamente da internet, è questo:
http://www.controradio.it/

giovedì 23 febbraio 2006

Nereo Benussi e Marco Pizzarelli segnalano la lettera di Simona su "Liberazione" di oggi

Adriano Mazzacrelli ha inviato a "segnalazioni" l'articolo dal Corriere della Sera del 21 u.s. segnalato ieri da Marco Pettini

Corriere della Sera 21.2.06
Nelle grotte dipinte c'è la mano di Eva
La differente lunghezza del dito indice rivela le impronte delle donne
Scoperta di un antropologo francese impegnato nello studio di antiche pitture nelle caverne del Borneo
Viviano Domenici

Donne sciamane, donne artiste. Dobbiamo abituarci a pensarle così quando si parla di preistoria. S'è infatti scoperto che le donne erano protagoniste attive nelle cerimonie che si svolgevano nelle grotte e questo rende del tutto plausibile l'ipotesi che fossero anche autrici di molti dei dipinti di animali che ornano le pareti delle antiche caverne. A rivelare questa realtà inaspettata è stata la scoperta di impronte di mani femminili nelle grotte preistoriche. Finora, data anche l'impossibilità di distinguere le mani maschili da quelle femminili, si dava per scontato che appartenessero tutte a uomini e quando una mano appariva decisamente minuta e sottile si parlava di adolescenti. L'idea che anche le donne potessero comunicare col mondo metafisico partecipando a rituali in cui lasciavano il loro «segno» veniva semplicemente ignorata. Ora sappiamo che le cose non stavano proprio così. Autore di questa scoperta, che apre nuove prospettive per gli studi sul ruolo femminile nelle società preistoriche, è Jean-Michel Chazine, etno-antropologo del Cnrs francese, impegnato da anni in una ricerca sulle migliaia di impronte presenti nelle grotte di Gua Masri II, nel Borneo orientale, in Indonesia. Chazine ha esaminato le immagini di mani applicando il cosiddetto «indice Manning», un metodo che distingue le mani femminili da quelle maschili sulla base della differenza di lunghezza tra le diverse dita. Nel 2002, il biologo inglese John T. Manning aveva infatti dimostrato, grazie a un'indagine effettuata su vasta scala su persone di diverse etnie, che la maggioranza degli uomini ha l'anulare leggermente più lungo dell' indice (4%), mentre nella maggior parte delle donne le due dita hanno pressoché la stessa lunghezza. Convinto dell'esattezza dell'«indice di Manning», Jean-Michel Chazine ha chiesto ad Arnaud Noury, informatico ed ex studioso di preistoria, di mettere a punto uno specifico software per indagare le immagini dipinte 10 mila anni fa nelle caverne indonesiane. L'intuizione era giusta e le mani colorate hanno cominciato a rivelare chi le lasciò sulla pietra. Ora per gli specialisti sarà possibile verificare il rapporto statistico tra maschi e femmine, capire se esistevano zone di pittura separate, se uomini e donne usavano colori diversi, e tanti altri aspetti ancora. Tra questi, anche il mistero delle mani con dita mozze presenti in diverse grotte. L' ipotesi è che si tratti di vere mutilazioni come quelle osservate presso alcune tribù contemporanee dove si ricorre alla pratica dell' amputazione di una o più falangi in segno di dolore (la morte del re) o per implorare qualche grazia. La «foto» lasciata in un luogo sacro avrebbe avuto la funzione di testimoniare l'avvenuto sacrificio. Altro enigma è rappresentato dalle mani della Grotta di Gargas, in Francia. In questa caverna dei Pirenei, vi sono circa 150 impronte di mani di cui ben 124 sinistre, e questo è stato interpretato come la prova che anche nella preistoria il mancinismo fosse un'eccezione (la destra era impegnata nell' esecuzione). Qualcuno ritiene però che tanta disparità nasconda motivazioni di carattere rituale e questo sembra provato anche dal fatto che le mani sinistre si trovano tutte sulle pareti di sinistra - rispetto a chi entra nella caverna -, mentre le destre sono sulle pareti di destra. A tale proposito alcuni hanno fatto notare che in molte culture la mano sinistra è associata al femminile e la destra al maschile. L'applicazione dell'«indice di Manning» potrà dire se furono le donne le protagoniste dei riti che si svolgevano nella grotta di Gargas. Il primo problema da risolvere, comunque, è capire il messaggio vero delle mani in generale. Sono preghiere, richieste di aiuto, testimonianze di presenza in luoghi sacri, ex voto? Gli specialisti non hanno risposte certe e ritengono che sia impossibile fornire un'unica interpretazione per immagini che si trovano in tutti i continenti e furono eseguite in un arco temporale di quasi trentamila anni. Tra le più recenti testimonianze in questo senso vi sono quelle medievali (di mani o di piedi) lasciate da cavalieri crociati che, prima di partire per la Terrasanta, visitavano i santuari per invocare la protezione divina: lasciavano un'impronta graffita su un muro e se tornavano sani e salvi, andavano a incidere la seconda per grazia ricevuta. Secondo Jean Clottes, conservatore generale del patrimonio preistorico francese, non era tanto il risultato del dipinto che interessava a chi lasciava l'immagine, ma piuttosto la magia che scaturiva dell'operazione: la mano e la pietra, ricoperte dallo stesso pigmento, facevano corpo unico, diventavano la stessa materia; poi, quando la persona toglieva la mano dalla parete, l'immagine della sua mano - l'icona stessa dell'individuo - sembrava passare dall'altra parte della roccia, per entrare nel mondo degli spiriti. Un'ipotesi suggestiva che sembra bene interpretare il sottile sortilegio insito in quel gesto: basta guardare l'espressione stupita dei bambini quando disegnano su un foglio la silhouette della loro mano, e poi la tolgono.

mercoledì 22 febbraio 2006

Marco Pettini segnala un articolo uscito ieri sul Corsera a proposito di pitture rupestri e identità femminile. Chi ne avesse il testo potrebbe inviarlo a "segnalazioni"?

una segnalazione di Franco Pantalei

Liberazione 22 febbraio 2006
L’Islam non è l’aggressore, è l’aggredito. Inciviltà occidentale
di Rina Gagliardi

martedì 21 febbraio 2006

citata al lunedì
la lettera di Noemi Ghetti, pubblicata sabato 18 febbraio su "Liberazione"
(...ma non integralmente: la seconda parte della lettera originale - qui di seguito in corsivo - non ha trovato spazio sul quotidiano...)

Cara Liberazione, il Consiglio di Stato ha stabilito che il crocifisso deve restare nelle aule italiane, perché è simbolo di valori civili, che hanno sì un fondamento religioso, ma sarebbero poi gli stessi che delineano la laicità dello stato... Non voglio entrare nel merito del significato orrendo di questo simbolo, evocatore piuttosto di torture e umane perversioni, dico solo che non c'è da scandalizzarsi poi tanto, visto che "Liberazione, giornale comunista", pubblica le parabole di Gesù e il testamento di San Francesco (non diversamente da come Famiglia cristiana pubblica le Vite dei santi) in barba al rispetto della libertà di religione e alla libertà di pensiero di chi è senza religione, e come me si sente annullato anche da Liberazione!
Giusto impegnarsi dunque per la difesa dei diritti civili di Luxuria, ma ancora più giusto sarebbe impegnarsi sulla difesa del diritto all'istruzione pubblica - senza crocifissi!- prevista dalla Costituzione. E più giusto ancora sarebbe impegnarsi nella difesa dei diritti, ben più universali e quotidianamente calpestati, delle donne. Ma questa è una storia più difficile e complicata, che va ben al di là del diritto positivo, e richiede una ricerca sulla realtà umana che marxismo e cristianesimo certo non hanno mai fatto.

Noemi Ghetti

una segnalazione di Tonino Scrimenti:

Corriere della Sera 21.2.06, pag.37
INTERVENTI E REPLICHE

Il nuovo settimanale «Left»

Scrivo in riferimento a un articolo apparso sul Corriere del 20 febbraio a pagina 10 circa la mia persona [vedi "segnalazioni" alla data di ieri n.d.r]. Mi rincresce che il signor Sergio Rizzo, autore del pezzo in questione, «tutto poteva pensare tranne che proprio io un giorno sarei stato nella cooperativa, Editrice dell'Altritalia», che, a suo parere, pubblica in continuità con il vecchio Avvenimenti il nuovo settimanale Left. Probabilmente il signor Rizzo non ha avuto né il tempo né la voglia, non dico di andarsi a leggere l’editoriale di apertura del nuovo settimanale Left, ma almeno il mio comunicato stampa che cita senza riportarne alcun brano. Left non nasce sulle ceneri di nulla, tanto meno di Avvenimenti, e non è in continuità con la linea di quel giornale. Di questo si sarebbe accorto il signor Rizzo se avesse avuto tempo di leggere se non altro qualche riga. Il mio impegno e quello del mio amico Luca Bonaccorsi non è e non ha motivazioni «esclusivamente» economiche. Come si potrà immaginare, non solo il signor Rizzo, il farsi carico della pubblicazione di un settimanale non ha come primo obiettivo «il guadagno». La discontinuità del nuovo giornale con il passato è netta: si propone di costruire o meglio di tornare a un giornalismo d’inchiesta, pulito, diretto, scevro da certi gossip tanto di moda in questo tempo. Non sono mai stato contro Mani Pulite, questo lo sapeva anche mio padre, non ho amato «certi» metodi usati al tempo e chi mi conosce sa che non avrei fatto un giornale con Antonio Di Pietro per motivi del tutto «evidenti». Di Pietro era solito avere una sua rubrica fissa su Avvenimenti. Sul nuovo settimanale Left, di cui io sono uno degli editori, Di Pietro non ha nessuna rubrica fissa. Sono un uomo di sinistra e credo che l'informazione possa rappresentare uno degli strumenti più efficaci per la costruzione di una società migliore. L'ho scritto, mi piacciono le idee che sono dietro alla nuova testa del giornale: Left è l'acronimo delle tre parole simbolo della Rivoluzione francese - Libertà, Eguaglianza, Fraternità - a cui questo gruppo di lavoro vuole affiancare la parola Trasformazione. Trasformare tre parole in idee forti, restituire loro un «senso reale». Mi dispiace, infine, che il signor Rizzo sia così mal informato circa le notizie inerenti la mia società e le cifre investite nel nuovo giornale; però devo riconoscergli che su una cosa ha ragione «l’editore Ivan... preferisce tenersi al riparo dai riflettori» quindi saluto cortesemente il suo giornale e torno al mio privato.
Ivan Gardini

Il fatto che Left sia in continuità con Avvenimenti non è una mia opinione, visto che così l’ha presentato anche l’agenzia Ansa il 15 febbraio, definendolo testualmente: «il nuovo giornale che nasce dalle ceneri di Avvenimenti». Del resto il direttore e il condirettore sono gli stessi. Per quanto riguarda Antonio Di Pietro, nell’articolo non ho scritto che l’ex pm di Mani pulite sia organico al progetto del settimanale, né che abbia una collaborazione, e tantomeno una rubrica fissa. Mi sono semplicemente limitato a ricordare che era il titolare dell’inchiesta Enimont e che Avvenimenti in passato aveva sostenuto l’operazione Mani pulite. Le notizie sulla sua società e sulle cifre investite sono state ricavate dai documenti delle Camere di commercio, che ho consultato prima di scrivere l’articolo. Aggiungo che se il signor Gardini non avesse rifiutato di parlarmi probabilmente anche il suo punto di vista sarebbe stato meglio rappresentato.
Sergio Rizzo

una segnalazione di Nereo Benussi e di Marco Pizzarelli:

ci sono due lettere da leggere su "Liberazione" oggi nelle edicole

ed eccone i testi, inviati da Pier:

Stupro
Vogliono cacciarci indietro
Cara “Liberazione”, appena ho saputo della sentenza della Cassazione sullo stupro di una quattordicenne meno grave se ha già avuto rapporti sono stata colta da un moto di repulsione e da un brivido gelido lungo la schiena. La figura della donna con il passare degli anni si sta modificando lentamente, molto lentamente. E faticosamente. Grazie alle battaglie vinte dalla perseveranza delle donne nel volere a tutti i costi riconosciuta la loro identità (e ancora c’è molto da fare). E grazie a molti uomini intelligenti che le hanno aiutate non vedendo in questo una perdita della loro identità, acquisendo maggior “saggezza” dal confronto fra le due. Con questa sentenza si torna indietro di decenni, fino a quando la donna, da molti, era considerata solo un contenitore di sperma. Ragazzi, io sono cresciuta con mia nonna, e più volte da ragazzina mi sono sentita dire: «Se l’uomo ha voglia, la donna ci deve stare». Vorrei che tutti gli uomini e le donne che leggono questa lettera ci pensino un po’ su, e mi rivolgo soprattutto a chi vuole che le cose cambino. Donne, non educate le vostre figlie ad essere brave donne di casa remissive, educatele ad essere intelligenti e consapevoli delle infinite possibilità che si stagliano all’orizzonte…

Serena via e-mail

“Legittima difesa”
Se il ladro ha gà rubato…
Caro direttore, quando tra cinque sei anni arriverà in Cassazione la causa del giovane tabaccaio di Eboli che ha ucciso a fucilate il suo coetaneo ladro di palme, ci ricorderemo di chiedere ai giudici le attenuanti del caso? Sicuramente il morto aveva già rubato, in precedenza, fiori di campo e arance al mercato…

Paolo Izzo via e-mail

lunedì 20 febbraio 2006

una segnalazione di Andrea Ventura
Corriere della Sera 20.2.06

MEDIA
Svolta del figlio di Gardini

di Sergio Rizzo

ROMA - Dice Adalberto Minucci: «Ivan Gardini è semplicemente un giovane che guarda al centrosinistra come occasione per il rinnovamento della società. Anche per questo ha aderito al progetto di Left ». A dispetto di un cognome ingombrante. Perché il «giovane» (37 anni lo scorso 9 febbraio) Ivan (anzi, Ivan Francesco) altri non è che il figlio di Raul Gardini. E guardando indietro, a tutto si poteva pensare tranne che proprio lui un giorno sarebbe stato fra i soci di una cooperativa, l’Editrice dell’altritalia, che pubblica un nuovo settimanale nato dalle ceneri di Avvenimenti e in continuità con la linea di quel giornale, certamente mai ostile all’esperienza di Mani pulite. A fianco del direttore Minucci, già dirigente del Pci di Enrico Berlinguer e parlamentare per 11 anni, c’è il condirettore Giulietto Chiesa, eletto al Parlamento europeo con la lista di Achille Occhetto e Antonio Di Pietro, l’ex magistrato simbolo di quella stagione, che fu anche il protagonista dell’inchiesta sulle tangenti Enimont. A 21 anni Ivan Gardini era presidente della Ferruzzi finanziaria: di conseguenza, una delle persone più potenti d’Italia. Suo padre Raul aveva appena venduto il 40% dell’Enimont all’Eni incassando 2.805 miliardi di lire. Ossia, 2 miliardi 323 milioni di euro di oggi. Ma di lì a poco sarebbe accaduto di tutto. Prima la lite che portò al clamoroso divorzio fra la famiglia Gardini e i Ferruzzi. Poi l’inchiesta di Di Pietro, con un esito drammatico e imprevedibile: il suicidio di Raul Gardini, il 23 luglio 1993, tre giorni dopo che si era tolto la vita in carcere l’ex presidente dell’Eni Gabriele Cagliari. E tutto finì sulle spalle del giovanissimo figlio Ivan, l’unico dei familiari che quel tragico mattino era in casa con il padre. Pochi giorni dopo la morte di Raul, Ivan fu nominato presidente della Gardini srl.
Un peso tremendo, per un ragazzo di 24 anni, la cui madre Idina Ferruzzi, per giunta, pochi mesi più tardi avrebbe fatto la scelta religiosa, entrando nelle «terziarie» delle suore Carmelitane. Ma in questi 12 anni, fra peripezie giudiziarie e altre vicende, di quel gruppo fondato da Raul con la liquidazione da 500 miliardi di lire incassata dopo il divorzio dai Ferruzzi è rimasto ben poco. La vecchia Gardini srl, ora Gardini 2002, è tutta di proprietà di Ivan, e oltre a un po’ di titoli e a qualche immobile possiede le partecipazioni del 49% nella Tecnowatt di Ravenna e nella Isoelectric di Cremona (due centrali idroelettriche).
L’editore Ivan non parla con i giornalisti: preferisce tenersi al riparo dai riflettori. L’unica intervista l’ha rilasciata nel 1991 all’ Espresso , con questa amara considerazione sulla lite allora in corso fra i Ferruzzi: «Ha certamente contribuito a darmi una visione della vita più chiara e disincantata». Schivo fino al punto da affidare la risposta alla comprensibile curiosità suscitata dalla sua scelta editoriale a una nota ufficiale, è arrivato all’Editrice dell’altritalia quasi per caso. «Da tempo cercavamo nuovi soci che portassero risorse per consentire al giornale di crescere e siamo entrati così in contatto con Luca Bonaccorsi». Coetaneo e amico di Ivan, Bonaccorsi è anche il cognato del «giovane» Gardini, che ha sposato sua sorella Ilaria. Tutti e tre sono adesso soci della cooperativa di giornalisti (fra l’altro insieme a personaggi come l’ex sindaco di Torino Diego Novelli) che edita il settimanale e che, come tale, è destinataria di contributi statali per l’editoria: 505 mila euro l’anno. Con Left Luca ha fatto una scelta di vita. Esperto di finanza (ha lavorato anche per Antonveneta, Abn Amro e Bnp-Paribas) farà il direttore editoriale, ma anche il responsabile della sezione Economia e finanza del giornale. Nell’impresa lui ha messo 50 mila euro. Il suo amico Ivan Francesco, 20 mila.

Megachip.info 19 febbraio 2006
Editoriale del primo numero di Left Avvenimenti

Left Avvenimenti esce, nella sua nuova veste, nel bel mezzo delle Olimpiadi invernali di Torino e, mentre scriviamo queste righe, ancora non è successo niente. Nel senso che c'è stato lo sport, lo spettacolo, le medaglie, il business, una bella cerimonia di apertura, molte immagini di gran qualità, sudore, tenacia, commozione. Cioè è successo molto di quello che doveva normalmente succedere e che ci auguriamo continuerà a succedere fino alla fine delle gare. I quindicimila uomini e donne preposti all'ordine pubblico l'hanno mantenuto nella routine della norma, per nostra comune fortuna.
Ma è inutile nascondere che noi, come molti, siamo stati e siamo inquieti. Né poteva essere altrimenti, avendo ancora al governo della nostra Italia non solo lo stesso capo che presiedette al G-8 genovese e che scagliò Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza contro un corteo pacifico di oltre 250 mila persone, provocando il più grande pestaggio di massa di cittadini inermi mai realizzato in tutta la storia repubblicana.
Un premier che non solo non si è mai pentito, e neppure scusato, ma che anche in questa occasione non ha esitato a gettare allarmi, senza spiegare a cosa si riferivano, a innescare provocazioni verbali mescolando (come lui e i suoi fecero nel 2001) manifestazioni di piazza e terrorismo, quasi che tra le due cose esistesse un nesso obbligatorio. La sua incontinenza verbale è stata in proposito torrenziale, con lo scopo evidente di intimidire quei cittadini italiani che - in piena legittimità, si badi bene - avessero inteso manifestare le loro opinioni magari contro l'Olimpiade, o contro la sua mercificazione, o contro le multinazionali, o contro l'Alta Velocità, o contro le guerre che continuano e in cui l'Italia è impegnata. Ciascuno aggiunga ciò che vuole.
Resta il fatto che, alla testa del nostro potere esecutivo, c'è un signore che, invece di parlare e dare garanzie di quiete e di ordine, oltre che del rispetto del diritto di ciascuno di manifestare il proprio dissenso, non solo minaccia di esercitare la violenza, ma lascia intendere di non essere certo di poterla scongiurare.
C'è di che essere preoccupati. Alla guida del paese c'è un uomo che non sa misurare le parole (e infatti ogni giorno straparla) e che ha già dimostrato, appunto a Genova 2001, di non saper misurare gli atti. I suoi e quelli dei suoi comprimari e alleati.
E siamo già nel pieno di una campagna elettorale in cui egli potrebbe perdere il potere. Anzi in cui, stando ai sondaggi, l'avrebbe perduto. Chiunque capisce che, nel caso sciagurato in cui le Olimpiadi venissero deviate dalla violenza, a perderci sarebbe il centro-sinistra. E la tentazione di qualcuno potrebbe diventare irresistibile.
Inoltre, sparsi nei movimenti come la gramigna, ci sono sempre (come ci furono a Genova) cento cretini e cento provocatori niente affatto cretini che possono organizzare il pasticcio, o la tragedia.
Sperare nel senso di responsabilità di tutti non basta. Come si diceva un tempo, occorre tenere gli occhi bene aperti e vigilare.

sabato 18 febbraio 2006

una lettera su "Liberazione" di oggi, sabato 18 febbraio, segnalata da Nereo e da Pier:

Liberazione 18.2.06
Laicità

Il crocifisso e noi

Cara “Liberazione”, il Consiglio di Stato ha stabilito che il crocifisso deve restare nelle aule italiane, perché è simbolo di valori civili, che hanno sì un fondamento religioso, ma sarebbero poi gli stessi che delineano la laicità dello stato... Non voglio entrare nel merito del significato orrendo di questo simbolo, evocatore piuttosto di torture e umane perversioni, dico solo che non c’è da scandalizzarsi poi tanto, visto che “Liberazione, giornale comunista”, pubblica le parabole di Gesù e il testamento di San Francesco (non diversamente da come Famiglia cristiana pubblica le Vite dei santi) in barba al rispetto della libertà di religione e alla libertà di pensiero di chi è senza religione, e come me si sente annullato anche da “Liberazione”!

Noemi Ghetti via e-mail

alcuni articoli apparsi dal 12 al 18 febbraio

Liberazione, 18.02.06
Sentenza shock: stupro meno grave se non sei più vergine
di Monica Lanfranco


AprileOnLine, 18.02.06
Medioevo in Cassazione
Con una sentenza shock i giudici affermano che lo stupro di una minorenne è meno grave se la ragazzina non è illibata. Tra le forze politiche lo sdegno è trasversale
Carla Ronga


Liberazione, 17.02.06
Laicità
Il crocefisso e i giudici
Giorgio Rappo, via e-mail


AprileOnLine, 16.02.06
Crocifisso sì, laicità forse
Libera Chiesa. Il Consiglio di Stato ha parlato: il simbolo cristiano deve rimanere appeso nelle scuole, in quanto riferimento ''idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili''
E. S.


Liberazione, 16.02.06
Quale Marx per il XXI secolo? Lo studioso olandese interviene nella discussione provocata
dalla pubblicazione del volume collettivo “Sulle tracce di un fantasma”
L’economia, una fede che si traveste da scienza
Michael R. Kraetke


Liberazione, 16.02.06
Contro gli stereotipi, per trasformare la politica
Nel libro della psicanalista Francesca Molfino “Donne, Politica e Stereotipi: perché l’ovvio non cambia?” il ruolo della differenza di genere nella realtà italiana è osservato attraverso il permanere di limiti e tabù
Bianca Pomeranzi


Liberazione, 15.02.06
Luxuria, i linciaggi e l’orrore per le idee
Piero Sansonetti


Il Manifesto, 14.02.06
Con lo sguardo dell'inizio
Pubblicata da Donzelli «Hannah Arendt. La vita, le parole», la biografia della filosofa tedesca che, insieme a quelle della scrittrice Colette e della psicoanalista Melanie Klein, compone il trittico dedicato da Julia Kristeva al «genio femminile».
Simona Forti


Il Messaggero, 13.02.06
Provocazioni/ La ricetta di Corinne Maier per rilanciare la scienza dell’inconscio in crisi.
Grazie all’umorismo
«Che risate, sul lettino dello psicoanalista»
di G.ROCCA


Il Manifesto, 12.02.06
Padri senza figli

g.c.

venerdì 17 febbraio 2006

questa sera, alla Libreria Amore e Psiche

Vi segnaliamo l’uscita di un libro:

Food Sound System
di Daniele De Michele
ed. Kowalski

Questo non è un libro di cucina.
O meglio, non solo.
È la “jam-session” di un dj che ha mixato cucina e musica in una
fusion di odori, suoni e sapori.
Siamo in pieno Mediterraneo, tra Salento, Provenza e Maghreb.
Ciascuna delle 25 ricette di FSS accende un suo mondo di suggestioni,
di cui sono ingredienti l’evocazione della terra di origine del piatto, i semplici cibi scelti con cura e uniti dall’alchimia sapiente della tradizione, i vini e le musiche
che vengono abbinati alla preparazione e alla degustazione.

Di tutte queste cose l’autore ci racconta le storie e ci descrive i personaggi, che siano grandi jazzisti o eccellenti vinificatori, intrecciandole alle memorie e al mondo fantastico che ogni preparazione gli evoca.
Un’ode al rito del mangiare e del cucinare, un vero, attendibile, manuale per cene anticonvenzionali, dedicato a chi ama prendersi il tempo di assaporare i piaceri e l’arte del cucinare, del sentire musica, del viaggiare.
Un libro che si può leggere piacevolmente come un romanzo o usare come un ricettario…la riuscita ai fornelli è garantita dalla nonna dell’autore.
(www.donpasta.com)

LEGGI qui la recensione di "SlowFood"


già disponibile in libreria,
"Food Sound System"
verrà presentato in compagnia dell’autore
questa sera
Venerdì 17 Febbraio alle 20,00
vi aspettiamo!

Libreria Amore e Psiche
via s. caterina da Siena, 61
(piazza della Minerva, Pantheon)
00185 Roma

info: 06/6783908
amorepsiche2003@libero.it
scopri le nostre novità su:
http://amorepsichelibreria.splinder.com/