mercoledì 31 marzo 2004

a Madriduna poesia di Luis Sepùlveda

ricevuta da Maurizio Micheletti



Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid. Erano donne, uomini,

bambini, anziani, la semplice e pura umanità che cominciava un altro

giorno, un giorno di lavoro, di sogni, di speranze, senza sapere che la

volontà assassina di qualche miserabile aveva deciso che fosse l'ultimo.



Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, questa città amata in

cui tutti arrivano e tutti sono benvenuti. Venite a vedere gli appunti,

i libri, le cose sparse fra i resti del massacro.

Venite a vedere un giorno morto e il dolore di una società che ha gridato mille volte il

suo diritto di vivere in pace.

Scrivo queste righe mentre ascolto i notiziari e posso

solo pensare alla tristezza delle aule, delle tavole, delle

case a cui non ritorneranno più quelle centinaia di cittadini, di fratelli e sorelle le

cui vite sono state stroncate in un miserabile atto di odio, perché l'unico

obiettivo del terrorismo è l'odio contro l'umanità, perché non c'è causa

che possa giustificare l'assassinio collettivo, perché non esiste

idea che valga un genocidio, perché non esiste giustificazione alcuna di fronte alla

barbarie.



Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, assassini, e

verificate che sebbene è certo che ci avete sprofondato nel dolore, lo è

altrettanto che con questo crimine inqualificabile una volta di più non avete

conseguito nulla. Il valore dei madrileni che immediatamente si sono

riversati a soccorrere i feriti, a donare il sangue, a

facilitare il lavoro delle forze di sicurezza e di salvataggio, è stata l'immediata risposta

morale di una città fraterna, di una cittadinanza responsabile

e solidale.

Mentre scrivo queste righe so che gli assassini stanno nelle loro tane,

nei loro ultimi nauseabondi nascondigli perché non ci sarà luogo

sulla o dentro la terra dove possano nascondersi e sfuggire al castigo di una società

ferita. So che guardano la televisione, ascoltano la radio, leggono i

giornali per misurare i risultati della loro codardia, l'infame bilancio

di un atto che ripugna e che ha trovato solo la condanna

dell'umanità intera.



        Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid,

venite a vedere il giorno inconcluso, venite a vedere il dolore che lascia allibiti, a

sentire come l'aria di un inverno che si ritira porta il "perché?" per i

parchi amorosi, le fabbriche, i musei, le università e le strade di una

città il cui unico modo di essere è e sarà sempre l'ospitalità.

Assassini;



la vostra zampata d'odio ci ha causato una ferita che non si chiuderà mai,

però siamo più forti di voi, siamo meglio di voi, e l'orrore non

interromperà né piegherà quella normalità civica, cittadina, democratica

che è il nostro bene più prezioso e il migliore dei nostri diritti.



        Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid,

anche il cinismo di quelli che hanno provato a lucrare sul dolore di tutti, di quelli che

manipolano le lacrime e la disperazione, di quelli che non vedono orfani,

vedove, esseri mutilati ma solo voti.



        Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, di

questa città che ha gridato "pace" con voce unanime, e il suo grido è stato ignorato

da un servo dell'imperialismo nordamericano, da un lacché del signore della

guerra che pretende di governare il mondo, ed è solo riuscito a portare

l'orrore in Europa.



Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, bagnateci le

vostre mani e scrivere "pace" su tutti i muri della terra.