mercoledì 30 giugno 2004

l'esercito americano in Iraq:sindromi psicopatologiche da stato di guerra

Rai.News 30.6.04

Solo nel mese di maggio 12 mila soldati americani sono stati rimpatriati

Iraq, l'esercito dei depressi

DI questi appena 1300 sono ritornati a casa per ferite di arma da fuoco. Gli altri per depressione e affaticamento. La maledizione della 'Sindrome del Golfo' si ripete e ai piani alti dello Stato Maggiore e' da tempo scattato l'allarme

di p.p.




Il numero dei soldati americani caduti in battaglia sale di giorno in giorno. Le statistiche ufficiali dell'esercito parlano di 850 militari M.I.A. (Missing in Action) che hanno perso la vita sul suolo iracheno.

Ma la cifra resa dalla fonte ufficiale non rende la difficolta' nella quale versano i soldati statunitensi. Ci sono altri dati allarmanti che rendono il senso della 'fatica' di una missione che inizia a pesare non solo sulle coscienze ma anche sul morale delle truppe.

Solo nel mese di maggio sono ritornati a casa 12.000 soldati e di questi solo una piccola parte a causa di ferite da arma da fuoco. Lo stillicidio dei rientri e' costante. Quotidiani sono i voli che da Baghdad con scalo in Germania portano i 'disabili' negli Stati Uniti, i malati della guerra il 90 per cento con certificati medici nei quali si richiede riposo e recupero per evidenti scompensi psicologici.

La sabbia del deserto corrode fino a consumarli i fisici e la psiche dei soldati non piu' giovanissimi. Ad alzare 'bandiera bianca' il folto gruppo degli over 40, per lo piu' graduati, chiamati per le continue emregenze a operazioni che richiedono la tempra di un ventenne.

Angina pectoris, cali ponderali eccessivi, perdita di tono, rallentamento dei riflessi, stanchezza diffusa, l'esercito a telle e strisce nelle retrovie ha l'infermeria sempre affollata e in questo tutti gli eserciti si assomigliano al di la delle parate mediatiche con militari sempre pronti e in perfetto assetto da combattimento.

Si suda e si soffre anche sotto la bandiera americana e non appena si volge lo sguardo dietro la prima fila di ipervitaminizzati e muscolosi marines si scopre il volto umano e contradditorio di migliaia di uomini in divisa che chiedono un 'time out'.

Ansieta' e depressione i malesseri piu' diffusi dovuti a turni massacranti che arrivano anche a 48 ore di corvee' continuata quando ogni minuto che passa e' un minuto strappato alla morte. Al CentCom (il comando centrale delle operazioni) lo sanno bene che il ritmo tenuto non potra' essere sostenuto in attesa che il congresso e i governi alleati decidano di inviare forze fresche al fronte.

C'e' poi un altro aspetto preoccupante. Tra chi rimane in prima linea si diffonde a macchia d'olio l'uso di psicofarmaci per sostenere la fatica e superare la depressione. Anche se non ufficialmente riconosciute, gli psicofarmaci somministrati dai medici militari sono solo un gruppo ristrettissimo di prodotti, circolano pasticche piu' vicine alle droghe che non a prodotti teraputici.

Dalla guerra in Vietnam l’esercito americano ha cominciato a far uso di pillole – anch’esse dall’effetto disastroso – chiamate “go-pills” o “speed” (le anfetamine). Un anno fa comparve la notizia, pubblicata sul “Village voice” di New York, che centri di ricerca di alcune delle più prestigiose università americane, tra cui Harvard e la Columbia, si sono adoperati a creare una pillola in grado di cancellare dalla memoria le esperienze più traumatiche della nostra vita.