mercoledì 30 giugno 2004

neuroscienziati:talento musicale e DNA

Yahoo! Notizie Martedì 29 Giugno 2004, 19:17

GENETICA: IL TALENTO MUSICALE E' ANCHE UNA QUESTIONE DI DNA




(ANSA) - ROMA, 29 GIU - Il talento musicale? E' anche dovuto al Dna e, dunque, all'imprinting genetico. Lo ha affermato il primario del Dipartimento di Neuroscienze dell'Azienda ospedaliera di Terni, Alberto Freddi, durante i lavori del Congresso Internazionale 'Genetics and Regeneration in Neuroscience' in corso fino a domani nella citta' umbra.

''Non vi e' dubbio ha sottolineato Freddi - che particolari connotazioni genetiche predispongono alla migliore capacita' di comprensione e di espressione in ambito musicale. Tant'e' che vi sono soggetti musicalmente 'dotati' ed altri che abitualmente definiamo 'stonati', ovvero incapaci di riprodurre una melodia o di riconoscerla dopo qualche nota''. In termini piu' corretti, ha spiegato l'esperto, i soggetti stonati vengono definiti affetti da sordita' tonale o sordita' ritmica.

Ma come agisce la musica sul nostro cervello? E' in grado di evocare emozioni soltanto nei soggetti che hanno una vasta cultura musicale oppure puo' influenzare positivamente anche le persone prive di specifica cultura nel settore? La risposta giusta sembrerebbe essere la seconda, almeno stando a quanto hanno concluso alcuni ricercatori inglesi che, a proposito del cosiddetto 'effetto Mozart', hanno evidenziato il miglioramento delle prestazioni mentali in un campione di studenti cui era stata fatta ascoltare la sonata in Si Maggiore del celebre musicista di Salisburgo.

Gli esperti a congresso hanno anche sottolineato l'importanza della musicoterapica e della ''capacita' delle musica di influenzare positivamente il decorso di alcune malattie in ambito psichiatrico e di alcuni disturbi della psicomotricita'''. D'altro canto, ha ricordato Freddi, ''alcune malattie genetiche hanno inciso nella storia della musica e, paradossalmente, anche in senso positivo: basti pensare alla Sindrome di Marfan, un'affezione caratterizzata da diversi sintomi e anche da una particolare lunghezza delle dita, che sono iperestensibili e capaci di movimenti che non riescono nel soggetto normale''. Molti musicisti famosi, ha spiegato, come Paganini, Rachmaninoff, Clementi, ''proprio in virtu' di questa malattia erano in grado di effettuare notevoli performance, assumendo agevolmente posizioni che per altri musicisti apparivano impossibili, o al massimo ottenibili con estrema difficolta'''. Insomma, la relazione tra musica e cervello, hanno concluso i neurologi, ''sta portando oggi a importanti e preziosi risultati per meglio comprendere nei dettagli le malattie che principalmente colpiscono il sistema comunicativo delle persone: patologie che collegano linguaggio e arte quali l'amusia, ovvero l'impossibilita' di esprimersi attraverso la musicalita' e di riconoscere melodie note''. (ANSA).