venerdì 29 ottobre 2004

a FirenzeLuciano Canfora ha presentato il suo nuovo libro sulla democrazia

Repubblica edizione di Firenze 29.10.04

L'INCONTRO

Luciano Canfora presenta "La democrazia, storia di una ideologia" a Leggere per...

La democrazia? Rinviata ad altra epoca

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I fallimenti e le incompiutezze della democrazia. È l'ultimo libro di Luciano Canfora, antichista e politologo, che oggi alle 17.30 viene presentato alla Biblioteca comunale di via Sant'Egidio, nuova tappa di «Leggere per non dimenticare», il ciclo d'incontri curato da Anna Benedetti. «La democrazia, storia di un'ideologia», è il titolo del libro: un viaggio provocatorio dall'Atene di Pericle fino alla Costituzione europea che sarà presentato dallo stesso Canfora. Sollecitato e interrogato dalla giornalista Sandra Bonsanti, firma prestigiosa della Repubblica diretta da Scalfari ed ex direttrice del Tirreno, e da Vittoria Franco, la parlamentare diessina che ha pubblicato numerosi saggi di teoria morale e politica.

Nel suo libro, Canfora demolisce certezze e luoghi comuni arrivando a sostenere che la democrazia non può esistere. Che la storia ha sempre fatto i conti con i diritti dei molti e lo strapotere dei pochi. Una conclusione provocatoria che, secondo Canfora, è già insita nella democrazia degli esordi, quella della «polis» greca. Come dire, la democrazia è rinviata ad altre epoche future. «Democrazia nel senso etimologico del termine, cioè predominio dei non possidenti, e socialismo sono concetti molto vicini. Ma invece l'equivoco diffuso nel linguaggio politico corrente consiste nel considerare democrazia e parlamentarismo come nozioni coincidenti», sostiene Canfora. Il ciclo «Leggere per non dimenticare» è patrocinato dall´assessorato alla cultura.



Il discorso di Pericle visto dai costituenti europei

Dal saggio di Canfora ho scelto le righe iniziali sul significato della parola democrazia nell'Atene di Pericle e quelle conclusive che a quel brano direttamente si ricollegano.



Pag. 13 «Pericle riuscì a guidare quasi per un trentennio la città di Atene retta a "democrazia". Democrazia era il termine con cui gli avversari del governo "popolare" definivano tale governo, intendendo metterne in luce proprio il carattere violento (kràtos indica per l'appunto la forza nel suo violento esplicarsi.) Per gli avversari del sistema politico ruotante intorno all'assemblea popolare, democrazia era dunque un sistema liberticida. Ecco perché Pericle, nel discorso ufficiale e solenne che Tucidide gli attribuisce, ridimensiona la portata del termine, ne prende le distanze, ben sapendo peraltro che non è parola gradita alla parte popolare, la quale usa senz'altro popolo (démos) per indicare il sistema in cui si riconosce. Prende le distanze, il Pericle tucidideo, e dice: si usa democrazia per definire il nostro sistema politico semplicemente perché siamo soliti far capo al criterio della "maggioranza", nondimeno da noi c'è libertà».

Pag. 367: ... i bravi costituenti di Strasburgo, i quali si dedicano all´esercizio di scrittura di una "costituzione europea", (...) mentre pensavano, tirando in ballo il Pericle dell'epitafio, di compiere non più che un esercizio retorico, hanno invece, senza volerlo, visto giusto. Quel Pericle infatti adopera con molto disagio la parola democrazia e punta tutto sul valore della libertà. Hanno fatto ricorso - senza saperlo - al testo più nobile che si potesse utilizzare per dire non già quello che doveva servire, come retorica edificante, bensì quello che effettivamente si sarebbe dovuto dire. Che cioè ha vinto la libertà - nel mondo ricco - con tutte le terribili conseguenze che ciò comporta e comporterà per gli altri. La democrazia è rinviata ad altre epoche, e sarà pensata, daccapo, da altri uomini. Forse non più europei».