lunedì 29 novembre 2004

i suicidi dei giovani in Giappone

rainet.it 29.11.04

Intervista alla professoressa Flavia Monceri :"Atti simili non fanno parte della cultura orientale"


Il 'pensiero occidentale' dei suicidi collettivi in Giappone



Dal 2003 decine di giovani si danno appuntamento su Internet per suicidarsi. L'esperta: "Non hanno nulla dei kamikaze della seconda guerra mondiale. Penso al mal di vivere occidentale"

Togliersi la vita addormentandosi sotto l'effetto letale del monossido di carbonio. Una pratica che si trasforma in rito collettivo in Giappone.

A grappolo, giovani vite si danno appuntamento via web per incontrarsi in luoghi del tutto anonimi e insieme consumare l'atto estremo del suicidio. Internet diventa il luogo dove ritrovarsi, dentro gli angoli oscuri di forum ristretti a pochi eletti si consuma la tragedia per certi versi inspiegabile di decine di adolescenti che decidono di seguire i propri amici in un gioco che non ammette repliche o ripensamenti.

L'11 febbraio 2003 tre giovani, due ragazzi di 24 anni e una ragazza di 22, si lasciarono asfissiare in auto nella prefettura di Saitama, una serie interminabile di citta' satelliti-dormitorio della metropoli di Tokyo, dove piu' di altre si avverte acutamente l'assenza di relazioni sociali.

Da allora proliferano i siti per aspiranti suicidi, dove ci si scambia liberamente informazioni sui posti e sulle tecniche migliori per morire assieme. '' Cerco ragazzi che vogliono morire con me nel tal giorno, nel tal posto e a questo modo'' e' il tema ricorrente delle decine di avvisi che compaiono giornalmente su questi siti.

Uno di questi siti avrebbe ben 8.500 iscritti. Impossibile prevedere dove e quando si consumera' il prossimo rito. Avvolto nel mistero della impenetrabilita' della psiche degli adepti, apparentemente ragazzi normali, si nasconde la ragione (sempre che ci sia) dei suicidi collettivi.

Flavia Monceri, professoressa di Comunicazione Interculturale a Perugia, esperta di cultura orientale non concede spazi a ipotesi che riconducano a un atteggiamento culturale i suicidi di questi giorni: "Non fa parte della cultura giapponese uccidersi senza un motivo. Anzi, la morte volontaria deve nascere da un profondo senso del dovere verso qualcosa o qualcuno. Penso ai piloti che durante la seconda guerra mondiale si lanciavano contro le portaaerei americane".

Insomma tra le piste che andrebbero escluse c'e' quella che vorrebbe ricondurre queste morti a qualche misterioso risvolto della millenaria cultura orientale. "Mi viene da pensare che dietro questi gesti ci sia un gioco, folle o stupido non importa, e dietro questo gioco vedo la presenza invadente di un pensiero ossessivo 'occidentale' piuttosto che orientale. Il disagio della vita, il desiderio di sentirsi per un attimo protagonisti. Sono cose piu' occidentali che orientali."

Il mal di vivere di questi ragazzi potrebbe avere origine lungo la faglia di contatto tra le due culture, quella della loro tradizionale e l'invasione dell'occidente che ha finito per corrompere modelli di vita, ideali, obiettivi.

La professoressa Monceri sottolinea: "E' vero che il concetto della morte per un giapponese e' molto diversa dalla nostra. Per noi la morte e' vissuta in modo drammatico, a Est invece e' vista come un qualcosa di piu' naturale. E' anche vero che e' tipico della cultura giapponese condividere insieme le esperienze e forse in questo senso potrei leggere la volonta' di uccidersi in compagnia, ma l'atto in se' non ha niente a che fare con il comportamento culturale di un popolo".

Suicidarsi collettivamente non e' una cosa nuova. L'atto piu' clamoroso risale al 19 novembre 1978: il suicidio di massa più impressionante di tutta la storia. In Guyana si tolgono la vita col cianuro i 911 membri della setta "Tempio del popolo", guidati dal fondatore, il reverendo Jim Jones. Le vittime sono 293 donne, 398 uomini e 219 bambini. Il giorno precedente alcuni adepti avevano ucciso cinque persone, tra le quali il senatore statunitense Leo Ryan, che guidava una commissione d'inchiesta sulle condizioni di vita dei discepoli di Jones.