giovedì 31 marzo 2005

GALILEO

L'Unità 31 Marzo 2005
Curiosità e disubbidienza: le virtù che fecero grande Galileo Galilei
Michele Camerota presenta la biografia dello scienziato a «Leggere per non dimenticare»: ne emerge l’affresco di un’epoca
Renzo Cassigoli

FIRENZE Questo Galileo Galilei di Michele Camerota è qualcosa di più di una biografia del grande uomo di scienza che navigando nell’universo ha inciso in modo determinante sul pensiero scientifico e filosofico. Delineandone l’itinerario biografico e intellettuale, l’autore ne illustra il pensiero come ci è consegnato dall’insieme delle opere scientifiche e letterarie, dal lavoro di un uomo di scienza e, dunque, da un filosofo che ha segnato un’epoca aprendo nuove strade di ricerca guidato dalla curiosità e dalla disubbidienza, le due grandi virtù che lo hanno spinto alla rottura del principio di autorità, andando oltre quell’ipse dixit invocato dai pitagorici più che dagli aristotelici. Osserva il filosofo della scienza Giuliano Toraldo di Francia: «L’ha detto lui, quindi deve essere vero». Galileo rifiuta il principio dell’ipse dixit affermando la necessità per lo scienziato di andare a vedere come stanno le cose: «Potrebbe essere vero, ma potrebbe anche essere sbagliato». Il dubbio, quindi. Come nel Dialogo sui massimi sistemi quando, a Simplicio che richiama a Aristotele, Galileo risponde: «Io non dubito che se Aristotele vivesse ai tempi nostri e ascoltasse i miei ragionamenti e vedesse i miei esperimenti e le mie dimostrazioni, la penserebbe come me». È infatti al grande pisano che si deve il metodo dell’intersoggettività, fondamentale per la scienza moderna, per cui uno scienziato deve trovare il modo di comunicare scoperte e teorie, per rendere intersoggettivo ciò che rimarrebbe soggettivo. Nel libro - che Massimo Bucciantini e Giulio Giorello presentano oggi Leggere per non dimenticare - Camerota disegna un affresco della cultura scientifica e filosofica di un epoca spazzata dalla Controriforma, riuscendo a collegare i diversi aspetti che consentono di capire meglio la personalità e la vicenda del grande pisano esaltando il significato scientifico delle pagine galileiane depositarie di scoperte capitali. Torniamo così al grande filone della simulazione che da Machiavelli, per Campanella e Galileo arriva a Bruno, che sfida il principio di autorità fino al rogo. E qui emerge la complessità della vicenda di Galileo e della ritrattazione a cui fu costretto. «Galileo parlò come uno scienziato, non come un eroe e non voleva esserlo», osserva Toraldo di Francia. «Io vi dico che le cose stanno così e ve lo dimostro, se voi dite che questo è contrario alle sacre scritture, siete padroni di affermarlo». In cosa consiste, allora, la sua ritrattazione? Galileo non fu solo un astronomo, ma un uomo di scienza completo, un filosofo e come tale destinato a scontrarsi con la concezione filosofio-religiosa della chiesa cattolica allora imperante e con l’Inquisizione.