sabato 28 maggio 2005

il voto in Francia e l'Europa

Aprile on line 28.5.05
Il Trattato europeo è nelle mani della Francia. E intanto l'urna di ''aprileonline'' ci dice...
Europa. Fiato sospeso per il referendum che divide destra e sinistra dando in vantaggio il ''no''. Anche in Italia le opinioni sono controverse: lo dimostra il nostro sondaggio
A. G.

Quale sarà il risultato del referendum francese sul Trattato di Costituzione europea? Per molte settimane i sondaggi hanno dato in testa il "no", poi hanno dato in risalita il "sì". Poi ancora è ritornato il "no" a primeggiare, anche se la fascia degli indecisi – coloro che decideranno poco prima di recarsi ai seggi nella giornata di domenica – è molto alta e sarà sicuramente decisiva.
Sono scesi in campo tutti i leader francesi. Il presidente Chirac ha provato a far pesare la sua autorità. E' tornato a tenere comizi perfino l'ex premier socialista Jospin, andato in pensione dopo la sua sconfitta alle presidenziali, che in caso di vittoria dei "sì" potrebbe essere tentato di riprovare la scalata all'Eliseo. Ma "sì" e "no" sono tutti trasversali. A sinistra pesano le divisioni dei socialisti: l'ex primo ministro Fabius è per il "no", il neo segretario del partito Hollande la pensa all'opposto. A destra, Le Pen è ovviamente per il "no" ma chiracchiani e seguaci dell'ex presidente Giscard d'Estaing la pensano in modo contrario. A sinistra, i comunisti dell'inossidabile Pcf e la miriade di gruppi della nuova sinistra – trotzkista o no – sono tutti schierati per il "no". Insomma, prevedere cosa accadrà il 29 maggio a Parigi assomiglia a un rompicapo o al gioco del lotto.
Come "aprileonline", abbiamo provato a tastare gli umori dei nostri lettori pubblicando un questionario molto semplice ma articolato in varie opzioni. Ringraziamo gli oltre 750 lettori che hanno voluto farci sapere come la pensano. Il risultato, con il 42 per cento, fa vincere l'opinione di chi voterebbe "no" perché auspica una Costituzione migliore (solo il 5 per cento è decisamente contraria a qualsiasi idea di unità politica dell'Europa).
Il 26 per cento sceglie un "sì" convinto. Il 27 per cento, invece, voterebbe "sì" perché si rende conto che se in Francia vincessero i "no" sarebbe a rischio l'intera impalcatura politica dell'Europa. La somma di questi due "sì" dà un 53 per cento, quindi la maggioranza di coloro che hanno partecipato al nostro sondaggio. Non bisogna però dimenticare che sono due "sì" con motivazioni diverse e quindi sarebbe consolatorio sommarli.
E' quel 42 per cento che vorrebbe un Trattato di Costituzione migliore che deve farci riflettere. Non ce la possiamo cavare dicendo che l'eventuale vittoria dei "no" a Parigi avrebbe l'effetto di una brusca frenata su tutti i processi di integrazione europea, proprio ora che l'Europa ha deciso di allargarsi a molti paesi dell'Est e finanche alla Turchia. Sventolare il male minore non sempre produce l'effetto voluto, e soprattutto non convince.
Il problema è che in Italia c'è un deficit di confronto sul destino dell'Europa. Da noi, il Trattato è stato ratificato da Camera e Senato pressoché in sordina. Le stesse elezioni europee di un anno fa non sono servite a far discutere sul serio sui problemi del vecchio continente (come sempre, a casa nostra, ha prevalso la politica nazionale). E' questo il grande tema a cui ci dovremmo applicare: come fare informazione e dibattito intorno alla questione cruciale dell'Europa politica nel contesto del mondo globalizzato e dell'unipolarismo dettato dagli Stati Uniti, non solo sugli scenari delle guerre in Iraq e Afghanistan.
Il Trattato su cui ora pende il referendum francese come fosse una ghigliottina di cui sono esperti i parigini da due secoli a questa parte, ma altri ce ne saranno in altri paesi dell'Unione (la Spagna ha già votato "sì", l'Olanda si appresta a votare "no"), è indubbiamente farraginoso, complesso, poco attento ai diritti sociali e di cittadinanza anche se ha un'ispirazione laica e in qualche articolo progressista. Il Trattato è indubbiamente frutto di una mediazione logorante (l'iter di discussione è stato lunghissimo). Ed è anche vero che se quello stesso Trattato venisse buttato nel cestino sarebbe difficile ritrovare un cammino unitario, e comunque i tempi di un salto di qualità dell'idea di un'Europa politicamente più unita si allungherebbero all'infinito. Insomma, è molto difficile orientarsi in questo labirinto di pro e contro. Quello che è certo, è che l'Italia risulta il fanalino di coda di questa discussione anche perché abbiamo un governo poco europeista, anzi il meno europeista d'Europa dopo la bruciante sconfitta di Aznar in Spagna.
Ieri, su "Liberazione", Fausto Bertinotti ha scritto un impegnato articolo dal titolo "La Francia vota per tutti noi". Secondo il leader di Rifondazione, non è più solo "Sinistra europea" (la formazione transnazionale presieduta proprio da Bertinotti) a essere schierata per il "no": il fronte si è molto allargato, come dimostrerebbe la situazione francese. Di qui la riproposizione di una scelta nettamente contraria al Trattato di Costituzione europea per favorire un'altra idea di Europa, con al centro il rifiuto della guerra, la difesa dei diritti del lavoro, la piena occupazione e l'accoglienza solidale ai migranti.
Bertinotti non ci ha convinto del tutto, come non ci convincono del tutto i tanti entusiasti del Trattato che abitano nei Ds. Il destino dell'Europa è intanto nelle mani della Francia. A noi italiani non è concesso il lusso di poterci esprimere, perché – ma le opinioni sono controverse – le nostre normative in materia referendaria impediscono referendum su materie internazionali. Un handicap che si aggiunge agli altri e che certo non ci aiuta a conquistare l'opinione pubblica tricolore ai colori della bandiera europea.