giovedì 29 aprile 2004

Friedrich Nietzsche

ricevuto da P.Cancellieri



Il Mattino 29.4.04

NIETZSCHE DA RISCOPRIRE

Tesi psicologiche di un filosofo molto esplosivo


Oggi alle 16, a «Oltre il chiostro» in Santa Maria La Nova, Sossio Giametta parlerà su «L’aforisma 23 di ”Al di là del bene e del male”, o come Nietzsche trasformò la filosofia in psicologia».

di Sossio Giametta




Nell’aforisma 23 di Al di là del bene e del male Nietzsche dice che i buoni sentimenti fanno la cattiva psicologia e incita a eliminare l’impedimento che i pregiudizi morali costituiscono per il suo sviluppo come «morfologia e teoria evolutiva della volontà di potenza». Solo così, afferma, «la psicologia ridiventerà signora delle scienze e la via che porta ai problemi fondamentali». Da Copernico in poi, afferma, «l’uomo scivola dal centro verso una x». Questa x è la realtà, che non è più costruita cupolarmente intorno all’uomo, come nella scienza e nella filosofia pre-copernicane, per effetto di un’inconscia proiezione nell’universo caotico e indefinito dell’unità, razionalità e centralità delle «estetiche nature umane». Ma caduta l’idea della realtà come stabile costituzione delle cose, divenuta cioè la realtà un enigma, una x, diviene una x anche l’Uomo. L’Uomo non c’è più, ci sono solo gli uomini, che hanno una diversa visione della vita secondo la diversa misura della loro forza. È il cosiddetto prospettivismo, che è anche un relativismo.

«Quanta verità sopporta, quanta verità osa uno spirito?» Questo diventa il criterio di misura dell’uomo. «L’errore» dice Nietzsche in Ecce homo «non è cecità, l’errore è viltà... Ogni conquista, ogni passo avanti nella conoscenza seguono dal coraggio, dalla durezza con se stessi». La ragione è dunque soppiantata dalla psicologia come principale strumento di ricerca. E qui Nietzsche, che era un genio della psicologia e non della filosofia, intesa come creazione concettuale sistematica, logica, fa il cammino che lo porta alla sua conquista principale: il nichilismo. Comincia cioè, come un nuovo Machiavelli, con lo psicologizzare l’individuo, mostrando gli istinti e i bisogni fisiologici dietro le pretese spirituali.

Quest’operazione si trasforma in una grande rivendicazione della libertà e dell’indipendenza umane. Dagli individui passa poi alle «formazioni di potenza»: la famiglia, le tribù, le classi, i popoli, per psicologizzare infine quel grande individuo che è l’umanità stessa, la specie. Scorge allora che, al pari che per l’individuo singolo, la morale, anche quella della rinuncia, degli ideali ascetici, ha sempre un fine di autoconservazione e un carattere antropomorfico, finge ordine nel disordine, è un bastione innalzato contro l’onda caotica dell’universo. Con ciò avviene quello che Emerson diceva che avveniva quando sorgeva all’orizzonte un nuovo pensatore: tutti gli ordini costituiti possono saltare da un giorno all’altro, perché un vero filosofo è un esplosivo. Per tutta la vita, Nietzsche ha continuato a proclamare: «Io non sono un uomo, sono dinamite». Non si sbagliava, perché egli aveva psicologizzato la décadence e, come forma principale di essa, il cristianesimo e tutta la civiltà cristiano-europea, annunciando «guerre come non ce ne sono mai state» e predicando quell’antifilosofia, quell’antisistema che è la volontà di potenza, con la riduzione dei valori spirituali a valori fisiologici.