venerdì 28 maggio 2004

ancora lettere ad Augias sull'elettrochoc«gli specialisti in maggioranza si esprimono a favore»...

una segnalazione di "Dicta" Cavanna



Repubblica 28.5.04

Malattia mentale, i pro e i contro dell´elettrochoc

di CORRADO AUGIAS




Gentile dottor Augias, sono una psichiatra, conosco le difficoltà delle famiglie con un malato mentale in casa, sono convinta che si potrebbe fare di più. Un collega ha descritto giorni fa la pratica dell'elettrochoc in termini che non corrispondono alla realtà o almeno alla realtà che io ho conosciuto e nella quale mi sono formata.

Ho assistito a un certo numero di terapie elettroconvulsivanti, effettuate tutte con anestesia generale eseguita solo dopo che la visita anestesiologica, gli esami ematochimici e strumentali avevano escluso la presenza di controindicazioni somatiche e se il paziente aveva firmato, senza costrizione, il consenso. Inoltre, durante l'applicazione era presente, oltre allo psichiatra specialista in elettrochoc, un anestesista rianimatore con l'attrezzatura utile a una pronta rianimazione se necessaria.

Quella terapia resta, se correttamente utilizzata, un rimedio importante ed efficace in certe patologie psichiatriche gravi, ha come obiettivo il bene del paziente ed il miglioramento della sua qualità di vita, non va demonizzata.

Stefania Sartini

Dipartimento Salute Mentale, Lucca




Gentile dottor Augias, sono un neuropsichiatra con 40 anni di esperienza ospedaliera e 50 di esperienza professionale, allievo di Ugo Cerletti, inventore dell'elettrochoc. Il collega di Lecce, intervenuto giorni fa, non è informato correttamente.

In sintesi: la terapia elettroconvulsiva (termine che da anni in dottrina ha sostituito quello primitivo di elettrochoc) è praticata in tutto il mondo (elettroconvulsive therapy).

Fin dagli anni Cinquanta tale terapia viene praticata in una anestesia che sopprime la fase convulsiva e altri effetti collaterali, che sono stati molto enfatizzati. Attualmente la tecnica è progredita e nelle apparecchiature moderne per l'elettroconvulsione sono monitorate tutte le funzioni biologiche.

Di tali apparecchiature si sono fornite varie strutture della sanità pubblica. Negli anni le indicazioni si sono progressivamente ridotte agli stati depressivi resistenti ad altri trattamenti.

Carmine D'Angelo

Primario Ospedale psichiatrico S. Maria della Pietà, Roma




La discussione sulla terapia delle malattie mentali ha suscitato moltissimi interventi che in questa sede ho potuto pubblicare soltanto parzialmente e per stralcio. La maggior parte delle risposte, tutte di specialisti, sono state in favore della terapia elettroconvulsivante (elettrochoc) che oggi, si assicura, può essere eseguita in condizioni incomparabili con quelle primitive di una volta.

Alcuni però, tra questi il dottor Alessandro Pratelli, psicologo clinico (uuulan@libero.it) che opera in un Crt del milanese, si dicono convinti che la vera terapia consista nel mettere il malato in condizione di frequentare "i luoghi dove si vive la vita vera: nel mondo del lavoro, nelle case, nei luoghi ricreativi".

Non ho titoli per intervenire in una discussione che è non solo delicatissima ma altamente specialistica. Come tante altre persone comuni so soltanto che la situazione di molti malati mentali, e delle loro famiglie, è intollerabile e che qualche rimedio che non sia la precarietà o l'eroismo di pochi andrebbe trovato. Prima che le cronache debbano registrare altri lutti.