martedì 18 maggio 2004

storia:le streghe nel Comasco

La Provincia di Como 18.5.04

STORIA

L'antica diocesi vide una «caccia» tra le più accanite e feroci COMO non perdonava le povere STREGHE

di Sara Cerrato




Como e la sua antica diocesi "terra d'elezione" per una caccia alle streghe tra le più accanite e feroci che la storia moderna d'Occidente ricordi. È questo il dato, sorprendente per i più, che emerge dagli atti di Streghe, diavoli e sibille, il convegno svoltosi a Como, il 18 e 19 maggio del 2001, ad approfondimento dell'importante mostra omonima allestita, al museo Giovio, tra marzo e giugno dello stesso anno. Il volume, recentemente edito dal Comune di Como Cultura Musei e Biblioteca, con Nodo Libri, fornisce un'interessante carrellata di saggi di studiosi italiani, che affrontano sotto molteplici aspetti, la storia delle "streghe" e delle persecuzioni terribili cui furono sottoposte. e parliamo con Paolo Portone, studioso e autore di numerose pubblicazioni. Portone, negli atti, ha curato il saggio Alcuni documenti inediti del Sant'Uffizio sulla caccia alle streghe nell'antica diocesi di Como durante il XVII secolo. L'esperto ha una predilezione per il nostro territorio, visto che già per la laurea, in Lettere moderne a La Sapienza di Roma, nell'84, discusse una tesi sulla persecuzione contro le streghe nella diocesi di Como. Professor Portone, dal suo intervento, si coglie come, nel XVII, secolo l'area della Lombardia e del Canton Ticino abbiano conosciuto una grave recrudescenza della persecuzione delle donne accusate di stregoneria. I persecutori furono attivissimi nel Comasco. Perché? Occorre fare un passo indietro. Como e il suo territorio dai secoli più remoti erano considerati luoghi di transito e passaggio. Più tardi, nel basso Medioevo, si assiste allo sviluppo potente di una cultura urbana e paleoborghese. Il fenomeno si riflette nella rappresentazione della religione che diventa più razionale e basata su una concezione positiva dell'uomo. Cosa c'entra questo con le streghe? In contrasto con questa religione "razionale" di stampo rinascimentale troviamo però, soprattutto nelle zone più impervie e lontane della diocesi, sacche di arcaico che permane. Si crea così una vera e propria "differenza di potenziale" che genera contrasto. Quindi, la tesi è che proprio nel momento di maggior splendore rinascimentale e come conseguenza di questa stagione, si scatenò la caccia alle streghe? È questa, in effetti, la teoria che ormai ha preso piede tra gli esperti in Europa. Per tutto il Medioevo, al contrario di quanto si crede comunemente, la stregoneria non viene perseguitata in modo sistematico. Esiste certo questo fenomeno, ma l'atteggiamento della Chiesa è sostanzialmente tollerante. Nel Canon Episcopi si scrive che le donne devote a Diana (antesignane delle streghe), fossero delle povere illuse, superstiziose. Questo dipende dalla contaminazione dell'ortodossia ufficiale con la religiosità popolare, a sua volta retaggio della civiltà morente dei "pagi". Cosa accade poi con il fiorire del Rinascimento? Il trasformarsi del rapporto con la religiosità fa in modo che la Chiesa guardi con occhi diversi i riti collettivi e popolari prima tollerati. Una fede ora individualistica e razionale (che per di più mette al centro l'uomo e emargina ancora di più la donna, custode dei segreti della natura e della creazione), porta all'intolleranza, e alla scelta di punire riti fuori dalla liturgia ufficiale. Nel pieno dell'era di Brunelleschi, Michelangelo, Leonardo da Vinci, si vive quindi una dimensione parallela oscura e antirinascimentale? Esattamente. È quello che si potrebbe chiamare il "buio della ragione" o l'ambiguo volto della modernità. Il tentativo di superare le incrostazioni pagane, che poterà anche al fenomeno della Riforma protestante, pone nel mirino la superstizione. Questo avviene anche a Como, che tra XIII e XIV secolo era in pieno sviluppo. Sulle montagne del lago e sulla linea dell'attuale confine italo - elvetico permanevano invece zone depresse e questo contrasto generò la virulenza. Nel XVI secolo il demonologo e inquisitore comasco Bernardo Rategno affermava che Como era già da un secolo e mezzo impegnata nella lotta contro le streghe. Ci sono documenti che dimostrano come a quest'epoca il fenomeno fosse incipiente in tutta la Lombardia. A Milano nel 1390 viene celebrato un processo a Sant'Eustorgio (luogo privilegiato a Milano per questi tristi atti giudiziari). Imputate sono due povere donne, Sibilla e Pierina. Prima vengono arrestate e rilasciate, avendo affermato di partecipare ad un "gioco" non sacrilego. Catturate una seconda volta, vengono torturate e non a caso, da qui compare sulla scena il "diavolo" che le corteggia e diventa loro amante. La sorte è il rogo. Da qui inizia quella che con una definizione esatta è stata identificata come la "fabbrica della strega", un terrificante processo di costruzione giuridica e teologica in cui il demonologo costruisce e l'inquisitore ratifica. Non a caso, nel XV secolo, viene pubblicato il Malleus Maleficarum scritto da due demonologhi inquisitori incaricati dal papa Innocenzo VIII di estirpare la piaga delle streghe in Renania. Cambia l'immagine della strega, rispetto al medioevo? Totalmente. Da illusa superstiziosa, la strega diventa la "quinta colonna del demonio". Personalmente ho una certa difficoltà a definire streghe delle povere donne che a vario titolo, ma sempre innocenti, caddero sotto una persecuzione crudele. Arriviamo dunque al XVII secolo. Lei ha studiato documenti inediti del Sant'Uffizio relativi a Como. Cosa ne è emerso? Va detto che in questo periodo abbiamo una forte differenza tra la zona comasca del territorio, dove la caccia alle streghe era gestita dall'inquisizione e la zona svizzera dove il braccio secolare passava dal clero al braccio secolare. Particolarmente colpite furono la Val Poschiavo e Bianzone, la zona di Lugano, Mendrisio, ma anche Chiavenna, Piuro. La persecuzione fu di virulenza inusitata anche se ormai era giunta l'ora del cambiamento. Cosa accadde a mutare questa condizione? Con l'avvento della Controriforma e la necessità di sconfiggere il protestantesimo, la stregoneria non era più il nemico numero uno. Certo, Carlo Borromeo fu ancora un grande persecutore e nel 1569 portò cinque donne di Lecco davanti all'Inquisizione di Milano a Santa Maria delle Grazie. L'aria però era cambiata e Borromeo, isolato dal Vaticano, non riuscì a esportare la sua lotta. Scipio De Biba, pure ferocissimo persecutore, lo obbligò infatti a trovare il "corpo del delitto". Come avrebbe potuto essere travato qualcosa che non esisteva? Era il momento del cambiamento e paradossalmente le superstizioni tanto temute diventeranno un "alleato" nell'età barocca della miracolistica e della meraviglia.