martedì 29 giugno 2004

storia del cristianesimo:una nuova lettura dei Vangeli

Corriere della Sera 29.6.04

ANTICIPAZIONE Luciano Pellicani pubblicherà su «Mondoperaio» un saggio sul processo a Cristo e sulle radici teologiche dell’antisemitismo

Paradossi del Vangelo: Barabba di nome faceva Gesù

IL DILEMMA

di Antonio Carioti




L'antisemitismo è una piaga tuttora aperta, ma le sue radici sono antiche. Tanto che, per studiarlo, Luciano Pellicani, direttore della rivista socialista Mondoperaio , si è spinto a indagare sulla condanna a morte di Gesù Cristo. Se infatti il pregiudizio antisemita era già presente nel mondo pagano, con lo scontro tra cristianesimo ed ebraismo esso assume un nuovo contenuto teologico. Noto per i suoi saggi sulle ideologie politiche, come quelli raccolti nel recente libro "Rivoluzione e totalitarismo" (Marco editore, pp. 232, 20), Pellicani è molto attento anche ai riflessi sociali delle credenze religiose. E richiama l’attenzione sul brano evangelico in cui Ponzio Pilato chiede alla folla di Gerusalemme se debba essere graziato Gesù o Barabba: «Nel momento in cui riferisce che gli ebrei scelsero di salvare Barabba, il Nuovo Testamento scarica su di loro la responsabilità del supplizio di Gesù. Ne scaturirà l'accusa di deicidio, con tutte le sue spaventose ripercussioni».

Eppure i primi cristiani erano ebrei. Come spiegare la vicenda? «Un'utile chiave di lettura - risponde Pellicani - è offerta da Samuel Brandon, studioso delle origini cristiane. A suo avviso il Vangelo più antico, quello di Marco, venne scritto, tra il 60 e il 70 d.C., sotto l'influsso della paura. Cresceva l'ostilità del potere imperiale verso i cristiani, che Nerone aveva accusato dell'incendio di Roma. Ed era scoppiata la guerra giudaica, che avrebbe portato alla distruzione del tempio di Gerusalemme. Per timore delle persecuzioni Marco si sforza quindi, secondo Brandon, di dimostrare che Gesù non era un nemico di Roma, anche se la crocifissione era appunto la pena inflitta a chi si ribellava contro l'impero. Perciò l'evangelista fa di tutto per mettere in cattiva luce gli ebrei ortodossi, che erano in aspro dissidio con i cristiani sulla questione cruciale se Gesù fosse o non fosse il Messia».

Tutto sembra chiaro, ma proprio qui Brandon, e Pellicani con lui, solleva un grosso interrogativo: «Davvero Gesù era estraneo alla politica e non c'entrava nulla con gli zeloti, gli ebrei che combattevano il dominio romano con le armi? La sua crocifissione induce a dubitarne: i due "ladroni" giustiziati con lui erano quasi certamente degli zeloti e gli stessi Vangeli riferiscono che in quei giorni a Gerusalemme c'era stata una rivolta. Anche la cacciata dei mercanti dal tempio ha tutto il sapore di un tumulto politico».

A ciò si aggiunge un dubbio su Barabba. «Alcuni manoscritti del Vangelo di Matteo - ricorda Pellicani - affermano che Barabba si chiamava Gesù. Dato che Bar Abbas in aramaico significa "figlio del padre", ci troveremmo di fronte a una completa omonimia tra i due condannati. Si è cercato di spiegare il paradosso con un errore di trascrizione, ma non mi sembra una tesi plausibile. Viene piuttosto da pensare che Barabba sia un personaggio inventato, attraverso lo sdoppiamento della figura di Cristo, per sollevare Pilato da ogni addebito e far ricadere sugli ebrei la colpa per l'uccisione del Messia».

Del resto, aggiunge Pellicani, uno sdoppiamento, o almeno una forte ambiguità, si avverte anche nell’insegnamento di Gesù: «Alcuni suoi detti sono tipici di un predicatore apolitico e mite: ama i tuoi nemici, porgi l'altra guancia, il mio regno non è di questo mondo. Ma in altri casi afferma di non essere venuto a portare la pace, preannuncia un conflitto che metterà i figli contro i genitori, esorta a vendere il mantello per comprare la spada. A Brandon, che accentua la dimensione rivoluzionaria nel messaggio di Gesù, il teologo Oscar Cullman ha risposto che di certo Cristo ebbe rapporti con gli zeloti, ma l'ipotesi di trasformarsi in un Messia politico fu per lui solo una tentazione respinta. Così tornano i conti con la tradizione canonica. Ma resta da spiegare perché Gesù venne crocifisso, se non rappresentava una minaccia per il potere di Roma. Insomma, l'enigma resta irrisolto. Ha ragione Vittorio Messori, quando dice che la passione di Cristo è il giallo più affascinante della storia umana».

Su questo mistero Pellicani pubblicherà un saggio sul numero di Mondoperaio in uscita tra pochi giorni. Ma già pensa di mettere altra carne al fuoco: «Mi colpiscono le analogie tra la Terrasanta dei tempi di Gesù e quella attuale. I terroristi islamici di Hamas assomigliano molto agli zeloti, con la loro idea che la Palestina appartenga a Dio e debba essere liberata con la forza dalla presenza degli empi, ieri romani e oggi ebrei. Per giunta Hamas in arabo significa zelo: una coincidenza impressionante».