martedì 29 giugno 2004

antropologia:il tarantismo, antiche teorie terapeutiche

Gazzetta del Mezzogiorno 29.6.04

Il rito andava completato con una visita ai Santissimi Patroni

La danza, esorcismo musicale

In tempi antichi si curava così il morso della tarantola

di  d.copp.




Torre Paduli, vicino Ruffano, una frazione di qualche centinaia di persone, conta 15mila turisti in due giorni per la nota danza delle spade e la «pizzica pizzica».

Melpignano, comune della Grecia Salentina, conta 15mila visitatori solo per la notte della taranta, 30mila se contano le manifestazioni collaterali del periodo estivo come i concerti. E pensare che Melpignano conta 3mila abitanti.

Galatina, invece, che supera di gran lunga queste due realtà sia per storia che per tradizione e abitanti, per la notte di San Pietro e Paolo ancora non si è ancora appropriata di alcuna iniziativa che possa reggere il confronto. Eppure potrebbe allacciarsi alla notte della taranta con il teatro e la danza. Intanto, per ora, Galatina è centro studi di antropolgia sul tarantismo.

Ma di cosa si tratta? Secondo la credenza popolare il tarantismo è una malattia provocata dal morso della tarantola (Lycosa tarentula), che si manifesta soprattutto nei mesi estivi (periodo della mietitura) e che provoca uno stato di malessere generale - dolori addominali, stato di catalessi, sudorazioni, palpitazioni - in cui musica, danza e colori rappresentano gli elementi fondamentali della terapia che consiste, appunto, in un esorcismo musicale, coreutico e cromatico.

Dagli studi di Ernesto De Martino, nel 1959, si evince che, ad alcuni sporadici casi di reale morso della taranta corrisponde una netta maggioranza di casi in cui il morso diventa un pretesto per risolvere traumi, frustrazioni, conflitti familiari, e vicende personali: un amore infelice, la perdita di una persona cara, le crisi legate alla pubertà e condizioni socio-economiche difficili.

La musica è l'elemento più importante della terapia; infatti, la tarantata, ascoltandola comincia a muovere la testa e le gambe, striscia sul dorso, sembra impossibilitata a stare in piedi e quindi si mantiene aderente al suolo, identificandosi con la taranta. Successivamente batte i piedi a tempo di musica come per schiacciare il ragno, compie svariati giri e movimenti acrobatici, finché, stremata dagli sforzi, crolla a terra.

La tarantata si diceva, così, graziata da S. Paolo, viene condotta presso la cappella del Santo, a Galatina (LE), beve l'acqua sacra del pozzo adiacente ad essa e ripete simbolicamente un breve rito coreutico.

Il fenomeno del tarantismo oggi è pressoché scomparso nella sua forma originaria, o si pensa che si sia modificato in altri aspetti, essendo radicalmente mutate le componenti psicologiche, sociali, culturali, economiche e religiose che ne costituivano la base.

È comunque difficile per chi vive nel Salento non aver sentito parlare, almeno una volta, delle «tarantate». Ne hanno scritto infatti uomini di scienza, antropologi ed etnologi, ne hanno ricercato le cause, descritto i gesti, interpretato i segni. Di certo si è stabilito che non esiste in Puglia alcun ragno in grado di provocare quei sintomi; le cause del tarantismo vanno ricercate altrove. Innanzitutto, nella cultura di una terra, la Puglia, da sempre crocevia di popoli, di storia, mediterranea per natura sua propria, terra di sole e di sofferenza, di antichi riti tribali e di simboli pagani mai dimenticati. «Terra di mezzo» e come tutte le terre di mezzo magica e sacra.