giovedì 28 ottobre 2004

18.000 anni fal'homo floresiensis

Repubblica 28.10.04

Sconvolgente scoperta in Indonesia: trovato lo scheletro di un ominide di 18 mila anni fa, alto un metro e dal cervello minuscolo

Che shock quel nostro antenato era piccolo come un hobbit

Una smentita dell´idea che l'umanità sia sempre progredita "verso il meglio"

I contemporanei del misterioso "homo floresiensis" erano assai più evoluti di lui

CLAUDIA DI GIORGIO



ROMA - Si chiama Homo floresiensis, ed è una nuova specie di ominide: forse la più misteriosa scoperta finora. Perché a dispetto delle dimensioni minuscole (appena un metro di altezza) e della ridottissima massa cerebrale (il cranio ha una capacità di 380 cc) non è un remoto antenato dell´umanità, ma un suo contemporaneo, vissuto circa 18.000 anni fa. Vale a dire che, mentre in Europa gli uomini di Cro-Magnon (alti oltre 1.60 cm e con un cervello di almeno 1400 cc) realizzavano capolavori artistici come le pitture rupestri di Chauvet o Lascaux, nell´isola indonesiana di Flores, dove sono stati ritrovati i resti fossili della nuova specie, viveva una popolazione di ominidi più bassi del più basso pigmeo, dotati di un cervello grande quanto un pompelmo.

La scoperta di H. floresiensis, a cui la rivista "Nature" dedica oggi la copertina, ha messo in subbuglio la comunità dei paleontologi. Fino ad ora sembrava che noi, unici sopravvissuti del genere Homo, avessimo convissuto solamente con i Neandertal, e solo fino a 30.000 anni fa. Le differenze anatomiche tra noi e i Neandertal, inoltre, sono notevoli ma non straordinarie, tanto che si discute ancora l´ipotesi che le due specie si siano incrociate. Da dove salta fuori allora questa sorta di Hobbit indonesiano, questa smentita vivente della rassicurante immagine di un´umanità che si evolve "verso il meglio", diventando via via più alta e più cervellona?

Secondo Peter Brown e i suoi colleghi dell´università di Armidale, in Australia, e dell´Indonesian Centre for Archaeology, che nel settembre del 2003 hanno ritrovato nella grotta di Liang Bua, a Flores, un cranio completo di mandibola e una serie di ossa sufficienti quasi a formare uno scheletro intero, l´ipotesi più ragionevole è che H. floresiensis sia il risultato di un lunghissimo periodo di isolamento. Benché le sue dimensioni siano simili, e persino inferiori, a quelle della famosa Lucy, l´australopitecina vissuta oltre 3 milioni e mezzo di anni fa, la sua morfologia lo colloca infatti nel gruppo di Homo erectus, la specie protagonista della prima grande emigrazione fuori dall´Africa, verso l´Asia, inclusa Giava, che non dista poi molto dall´isola di Flores. Ecco quindi che lo scenario più probabile per spiegare l´enigmatico omettino è che un gruppo di H. erectus sia finito in qualche modo (ma quale?) su Flores, e vi sia rimasto isolato per un periodo di tempo sufficiente (ma quanto?) a provocare un adattamento evolutivo così spettacolare. Le domande sono tantissime. Perché, ad esempio, la riduzione delle dimensioni del cervello è stata ancora più marcata di quella del corpo? C´entrerà qualcosa il fatto che Flores si trova a est della cosiddetta "linea di Wallace", la frontiera immaginaria che divide in due l´Indonesia, di qua tutte specie di tipo asiatico e di là tutte australiane? E qual era lo stile di vita di H. floresiensis e quali le sue capacità tecnologiche? Gli Homo sapiens sono arrivati nella regione indonesiana circa 55.000 anni fa: le due specie si sono mai incontrate?

Insomma, come commenta l´antropologo Robert Foley, H. floresiensis è una sfida: "l´ominide più estremo che sia mai stato scoperto". Una cosa però sembra certa. Il genere Homo, a dispetto delle sue peculiarità "culturali" è stato soggetto alle stesse pressioni evolutive degli altri mammiferi, a cui ha risposto adattando il proprio corpo in modo assai più variabile e flessibile del previsto.