giovedì 30 dicembre 2004

Liberazione, dopo le rivelazioni del Corriere sui traffici vaticani«ordini agghiaccianti»

citato al mercoledì e al giovedì



Liberazione 29.12.04

IL BATTESIMO COME PRIGIONE PER I GIUDEI

Pio XII ordinò al nunzio a Parigi, Angelo Roncalli, di non restituire ai genitori i mambini ebrei battezzati che avevano trovato rifugio in strutture cattoliche. Il futuro Giovanni XXIII si stava muovendo in modo opposto. Resta aperta la ricerca sulla sua reazione alle disposizioni

Fulvio Fania



Sono ordini "agghiaccianti". L'aggettivo è usato dallo storico cattolico Alberto Melloni. Quale misericordia potrebbe far passare sotto silenzio la direttiva di un papa, Pio XII, che all'indomani della Shoah, raccomanda al proprio nunzio di non restituire ai genitori ebrei i figli che avevano trovato rifugio presso conventi, istituti ecclesiali o famiglie cattoliche, nel caso che nel frattempo fossero stati battezzati? La direttiva inviata dal Sant'Uffizio ad Angelo Roncalli, che a quel tempo era nunzio apostolico in Francia, è sbucata dagli archivi ecclesiastici francesi durante il lavoro di ricostruzioe dei diari e delle agende del futuro Giovanni XXIII, un'impresa dell'Istituto per le scienze religiose di Bologna giunta alla pubblicazione di un quinto volume curato da Etienne Fouilloux.

La nota vaticana del '46, finora inedita, è stata anticipata ieri dal Corriere della sera con il corredo di un contesto storico, tratteggiato da Melloni, che punta a mettere in luce il diverso orientamento di Roncalli, al quale di riconoscevano gesti favorevoli agli ebrei durante la precedente nunziatura in Turchia. Il titolo dell'articolo forza ulteiormente il concetto affermando che in Francia "Roncalli disattese gli ordini" vaticani. Più prudente, Melloni scrive che "pur fedele alla politica di Pio XII, ma con una sua sensibilità e una sua storia", egli si mosse "con studiata lentezza" nelle difficoltà che incontrava la chiesa francese, divisa tra chi aveva collaborato con il regime filonazista di Vichy e chi invece aveva resistito. L'atto più importante fu la lettera con cui Roncalli autorizzata il rabbino Herzog a usare della sua autorità per richiedere il rilascio dei bambini.

Ma questo testo risale a tre mesi prima (19 luglio) della direttiva del Sant'Uffizio (20 ottobre) e di per sé non costituisce dunque la prova di un aggiramento degli ordini da parte di Roncalli, a meno che la disposizione vaticana non rappresentasse un richiamo implicito al nunzio per le iniziative già intraprese.

Resta quel tremendo documento vaticano. Il contenuto non soprende: è noto che il battesimo veniva usato dalla chiesa cattolica per impedire il ricongiungimento dei figli ai genitori ebrei, in quanto questi non avrebbero assicurato una "educazione cristiana". Celebre il caso Mortara, un bambino bolognese sottratto alla famiglia nel 1850 dopo esser stato battezzato segretamente per iniziativa di una donna di servizio. Ma la disposizione per la Francia appartiene ad un'altra epoca, a Olocausto ormai consumato, e reca il placet esplicito di Pio XII, il papa che le comunità ebraiche e molti storici criticano per il suo "silenzio" durante lo sterminio degli ebrei. A sua difesa i biografi hanno citato tra l'altro la protezione offerta agli ebrei da parte di conventi, istituzioni cattoliche e dello stesso Vaticano. Ora, proprio a proposito di bambini sottratti alla furia delle leggi razziali dalla generosità di cattolici, ecco spuntare questa assurda consegna di non restituirli ai genitori una volta passata la tempesta nazista. Comportamenti personali a parte, ci vorrà ancora molto tempo prima che Giovanni XXIII proponga al Concilio Vaticano II il ripudio delle accuse ai giudei, una tradizione di cui l'intera gerarchia era erede.




Liberazione 29.12.04


"NEANCHE LA SHOAH CAMBIÒ PACELLI"

Intervista allo storico Ruggero Taradei, studioso dell'antisemitismo cristiano. La novità non è nel contenuto del documento ma nell'approvazione espressa del papa

di Fulvio Fania



Ruggero Taradel ha dedicato due libri all'antisernitismo cattolico, L'accusa del sangue e, in collaborazione con Barbara Raggi, La segregazione amichevole. Attualmente insegna negli Stati Uniti alla University of Washington ed è consulente di Albert Maysles per la realizzazione di un documentario sul caso dell'ebreo Beilis accusato falsamente di omicidio rituale a Kiev nel 1913.

Di fronte al documento inedito del Sant'Uffizio lo storico non mostra grande sorpresa. Ecco il suo commento.

«E' una vicenda sicuramente sconcertante - ci dice - però non sorprende l'atteggiamento di Pio XII che nei confronti degli ebrei mantenne sempre, anche dopo l'Olocausto, una posizione fortemente ancorata alla tradizione ecclesiastica. Alberto Melloni ricorda la freddezza con cui trattò Jules Isaac con i suoi "punti di Seelisberg" coi quali si chiedeva alla Chiesa di ripudiare l'antisemitismo. Bisogna aggiungere che Jaques Maritain, il grande filosofo cattolico francese, si adoperò moltissimo per ottenere una riforma radicale dell'atteggiamento della Chiesa verso gli ebrei. In una fitta corrispondenza con l'allora cardinale Montini, futuro Paolo VI, lo studioso esprime più volte costernazione di fronte al fatto che Pio XII, dopo aver taciuto durante la Shoah, forse- così sostiene Maritain - per motivi comprensibili, continuasse a rimandare la denuncia di quell'antisemitismo cristiano che egli invece aveva indicato, fin dagli anni 30, tra le concause della diffusione dell'antisemitismo razziale. Queste istruzioni al nunzio Roncalli, con l'annotazione puntuale che si tratta di disposizioni approvate dal papa, sono il tassello che connette le due parti del pontificato di Pacelli: quella che lo vide protagonista negli anni della guerra mondiale e quello successivo in cui manifestò un atteggiamento inerte e passivo nei rapporti con l'ebraismo. Il 16 luglio 1946 Maritain ottenne un incontro con il papa ma dai suoi appunti si ricava tutta la delusione che provò di fronte alla sua reazione: Pio XII gli rispose che della questione aveva già parlato ad una delegazione di sopravvissuti dai lager e non aveva altro da aggiungere. Questa storia tristissima conferma la visione generale che abbiamo di quel pontificato a proposito dell'ebraismo».

Un caso Mortara moltiplicato per un imprecisato numero di figli di ebrei.

«La situazione descritta in Francia è perfino più grave. Per quanto deprecabile, infatti, l'episodio che risale a Pio IX presentava una differenza formale. Allora il papa era anche re e applicava le sue leggi all'interno del proprio stato. Nel '46 invece il Sant'uffizio dispone di non restituire bambini ebrei ai legittimi genitori o alle comunità originarie in uno stato sovrano quale è la Francia».

Proprio sul nostro giornale lei ha sostenuto un confronto a distanza con il gesuita Giovanni Sale che distingue un antigiudaismo di natura religiosa dall'antisemitismo razziale. Queste disposizioni di Pio XII forse rientrerebbero nella categoria dell'antigiudaismo?

«In Italia purtroppo si estende la tendenza a cercare di ridefinire il termine di antigiudaismo nel solco di padre Sale. Il tentativo rinnova l'impronta di alcuni studiosi degli anni 50-60 che avevano operato la stessa distinzione terminologica. Tentativi falliti e rigettati dalla comunità scientifica internazionale. Se leggo un articolo in cui un nazista, magari di religione cattolica, propugna la segregazione degli ebrei non su base razziale ma religiosa, questo cos'è: antisemitismo o antigiudaismo? Un problema ulteriore è dato dal fatto che il giuismo esiste in effetti come entità storica per cui nel definire l'atteggiamento della Chiesa come antigiudaismo si insinua l'idea che in fondo le persecuzioni provocate da questo genere di propaganda siano in qualche modo collegabili ad un fenomeno storico reale. Al contrario, il termine antisemitismo sottolinea il carattere atificioso e delirante dell'immaginario antiebraico e mette più in luce l'aggressione ai soggetti e alle comcunità mentre l'antigiudaismo può far pensare ad un fatto solo culturale. Maritain aveva il coraggio di parlare di antisemitismo della Chiesa».

La scoperta di questo documento è una vera novità per gli storici?

«Sì. Il testo non è esplosivo tanto nel contenuto quanto nella sottolineatura dell'approvazione di Pio XII. È una cartina di tornasole del fatto che nemmeno l'Olocausto indusse papa Pacelli ad un ripensamento sulla dottrina cattolica al riguardo.

Che effetti produrrà nella ricerca?

Non mi pare possa portare acqua al mulino dei teorici di tipo estremista come Goldhagen il quale arriva a sostenere che la Chiesa abbozzò un piano di sterminio degli ebrei. Anche mettendo in luce l'atteggiamento diverso di Roncalli mostra piuttosto come in quel periodo la Chiesa fosse tormentata sulla questione ebraica. Maritain e Charles Journet, avendo preso posizione per una riforma rimasero abbastanza soli. Pio XII restò legato alla più rigida tradizione. Bisognerà attendere il Concilio, molti anni dopo. Roncalli, pur essendo originariamente legato a certe forme di pregiudizio antiebraico, attraverso un percorso sofferto, mutò radicalmente atteggiamento.



Liberazione 29.12.04

QUEL PAPA CHE RUBAVA I BAMBINI

Lidia Menapace



Non si può leggere senza sgomento il testo del Sant'Uffizio contenente le disposizioni sulla sorte di bambini e bambine ebrei custoditi durantela Shoah presso famiglie o istituzioni cattoliche e richiesti dalla comunità ebraica dopo la fine della seconda guerra mondiale. Bisognerà ricordare che nessun europeo se la sarebbe sentita allora di fare o dire alcunché di duro o incomprensivo verso gliEbrei, dopo che si era conosciuto pienamente l'orrore praticato contro di loro sui nostri territori in paesi civilissimi, cristiani, giuridicamente maturi e raffinati: tale era la vergogna che di un Ebreo non si poteva nemmeno dire nulla, tanto che alla fine si era quasi prigionieri addirittura dei pregiudizi contrari a quelli antisemiti ben noti. Insomma parlare di questione ebraica era comunque doloroso imbarazzante carico di sensi di colpa.

Come non inorridire di fronte a una prosa gelida, doppia, mafiosa (nega, non rispondere per iscritto, prendi tempo, dì che devi controllare anche l'evidenza più lancinante) suggerita ai vescovi cattolici alle prese nei vari paesi con le tremende code della persecuzione antiebraica, coda che aveva per oggetto dei bambini i cui sentimenti non vengono minimamente presi in considerazione? Rispetto alla Shoà la Chiesa si comportò sempre con carità, di rado con giustizia: il motto cattolico -sempre vero - secondo il quale la carità non può fondarsi sull'ingiustizia, è stato spesso attenuato fino a tradirlo ed è passata una pratica di aiuto caritatevole senza spendere forze per raddrizzare i torti, che pure vengono leniti. Sicchè una Chiesa cattolica che aveva avuto sia persone dedite alla salvezza degli Ebrei perseguitati, sia persone che pur deprecando le persecuzioni mantenevano i pregiudizi antisemiti, (uccisori di Gesù Cristo, deicidi) con un misto non limpido - appunto - di carità e ingiustizia, col presente testo del Sant'Uffizio conferma l'atteggiamento. E non dà risposta alle richieste dal rabbinato del tempo, che chiedeva alla Chiesa cattolica di rinunciare e denunciare qualsiasi forma di antisemitismo, dai pregiudizi popolari ai riti liturgici offensivi.

Il massimo di quel pasticcio piagnucoloso e ipocrita era nella liturgia cattolica nella quale uno degli "oremus" della messa diceva: «Oremus et pro perfidis Judaeis», "preghiamo anche per i Giudei spergiuri perfidi traditori". Era una preghiera a loro favore, ma intanto riconfermava tutti i pregiudizi verso il popoio ebreo nelsuo complesso addossando ad esso il peso della condanna a morte di Gesù Cristo, nella quale il popolo aveva certo meno "colpa" dell'imperialismo romano e del rabbinato.

Popolarmente era viva la convinzione che a un simile ordine si fosse sottratto il card. Roncalli il futuro papa Giovanni XXI II, che era noto per aver salvato molti bambini e bambine ebree dalle sgrinfie dei nazi quando era rappresentante diplomatico vaticano (cioè Nunzio apostolico) in Turchia. Ebbene sì, gli incivili Turchi, quelli che ora minaccerebbero le famose radici cristiane ospitarono con precisa civiltà giuridica il nunzio apostolico e mantennero sempre relazioni diplomatiche col Vaticano. Roncalli fece anche eseguire battesimi "sotto condizione" per poter dire

con una piccola restrizione mentale che erano bimbi cattolici e quindi non potevano essere portati al massacro con i loro genitori. Il futuro Papa Giovanni era accreditato nell'opinione popolare di alcune qualità specifiche: poiché il suo sito di origine era contadino valeva per il il detto "scarpe grosse e cervello fino". Inoltre per la sua gentile bonomia e facile sorriso era considerato davvero una figura evangelica dotata delle virtà che una famosa frase descrive così: era "candido come una colomba e astuto come un serpente". E non ci voleva meno di una astuzia serpentina per sottrarre vittime all'orrore nazista. Anche le abilità giuridico-diplomatiche di Roncalli confermano che i nazi erano ossessionati dal rispetto della formalità giuridica, come si capisce anche dal caso delle Donne della Rosenstrasse. Se Roncalli riusciva a "dimostrare" che erano bambini battezzati i nazi si fermavano: non consideravano utile scontrarsi con la Chiesa, visto che cattolici appoggiavano il regime (von Papen era cattolico), e in Francia vi erano cattolici nella Resistenza e nel Maquis, ma anche tra i pètainisti, e perciò avevano fatto leggi che potevano sottrarre alcuni casi "misti" alla persecuzione. Roncalli si servì quanto potè di tale "debolezza" e uso tutta la sottigliezza che aveva per salvare le persone. E che non sia stata solo una facile sensibilità caritatevole, ma una precisa posizione teologica ed etica si vide poi: nel concilio Vaticano secondo da lui deciso tutte le preghiere che in qualche modo contenevano pregiudizi verso gli Ebrei furono cancellate per sua disposizione.

Sarebbe il caso di ricordare ciò: non vale la pena di ripetere gli errori commessi verso l'Ebraismo adesso verso l'islam. L'Europa non ha molto da vantarsi del suo recente passato a proposito di razzismo e di persecuzioni politiche e di ogni genere: né ha molto da insegnare.

In ogni modo chi ha il coraggio di rivelare ai leghisti improvvisamente diventati crociati delle radici cristiane al canto di "Tu scendi dalle stelle" ecc., che - come tutti i canti natalizi popolari - anche quello è opera di un allegro santo napoletano del 18° secolo S. Alfonso de'Liguori, che era un cantautore e scriveva testi e musica? Insomma quelle radici saranno cristiane, ma non sono davvero padane.