mercoledì 27 luglio 2005

sul web: APRILE on line

segnalato da Pino Di Maula

aprileonline.info 27,7.05

Bertinotti presenta le sue primarie
Centrosinistra. Il leader di Rifondazione spiega ragioni e contenuti della sua politica nell'Unione
Angelo Notarnicola


Fausto Bertinotti ha inaugurato ieri, in conferenza stampa presso la libreria "Amore & Psiche" del Prof. Fagioli, il suo primo comitato come candidato alle primarie dell’Unione.
Fuori dalla libreria più di 600 persone hanno atteso l’arrivo del segretario di Rifondazione Comunista, mentre all’interno erano presenti, oltre ad un cospicuo numero di giornalisti e ai ragazzi della "Proforma" (l'agenzia di comunicazione barese che ha firmato il successo di Nichi Vendola), alcuni parlamentari di Rifondazione, tra cui Franco Giordano, Roberto Musacchio, Elettra Deiana e Titti De Simone. Sopra la testa di Darwin Pastorin, editorialista del "Manifesto" che, seduto alla sua scrivania, attendeva Bertinotti per introdurre la conferenza stampa, era posizionato un post-it gigante con al centro, scritto in corsivo, un appariscente "Voglio" di colore nero. Sono circa 12,5 milioni i post-it, di dimensioni autentiche, sui quali chiunque avrà modo di scrivere il proprio desiderio. I bigliettini, come ha preferito definirli Bertinotti, saranno distribuiti in tutta Italia a partire da settembre dai comitati per le primarie e dalle federazioni provinciali del partito di Rifondazione comunista.
L’idea generata dallo staff di Proforma ha voluto simbolicamente sostituire in modo molto originale e poco dispendioso l’invadenza dei 6x3, finendo però per promuovere una campagna tanto simpatica quanto demagogica.
In attesa del proprio segretario nazionale, Franco Giordano e Titti De Simone si sono lasciati andare ad alcuni commenti: "Sono tutti terrorizzati", rideva sornione il parlamentare barese mentre parlava con un compagno; "Hanno paura di perdere" diceva, tra stupore e orgoglio, la giovanissima deputata.
In un clima di attesa messianica da parte della maggioranza dei presenti e di caldo appiccicoso per tutti, è apparso il segretario, senza giacca, con una camicia celeste, una cravatta chiara, abbronzato e sorridente. Bertinotti si è seduto accanto a Darwin Pastorin, ha dispensato sorrisi e scuse a Rina Gagliardi, si è sbottonato il colletto della camicia, ha allentato il nodo della cravatta, si è alzato le maniche e con alcuni cenni del capo ha fatto comprendere a tutti di essere pronto.
Dopo una breve introduzione di Pastorin, Bertinotti ha dato inizio alla sua retorica: "Uno dei rischi della politica è che si delinei una soglia, un punto di non ritorno tra l’élite e il popolo. Le primarie sono un’occasione per attraversare questa soglia. Piuttosto che le oligarchie è meglio che sia il popolo a decidere chi debba guidare una battaglia politica".
L’immagine del popolo che attraversava la voragine che lo divideva dalle élite per il solo mezzo del voto alle primarie è stata quanto meno suggestiva e accattivante, anche se un po’ troppo populista.
Bertinotti ha, poi, voluto ricordare l’importanza strategica di alcune organizzazioni, finendo per esprimere l'auspicio che queste, compatte, votino il suo nome: "Le primarie non decidono il programma ma solo la leadership, perché forze come l’Arci, la Cgil, la Fiom, il Tavolo della Pace, in caso di sconfitta, non possono essere escluse dalla preparazione del programma".
Successivamente il segretario del Prc ha dettato i tre punti fondamentali del suo programma: "Il primo elemento programmatico è la Pace. Penso che il mondo sia a rischio di autodistruzione, due mostri hanno preso corpo sulla globalizzazione capitalistica: la guerra e il terrorismo".
"A questo - ha proseguito Bertinotti - c’è solo una risposta possibile, quella della pace, di trasformare la guerra in un tabù. Su questa base ci si deve opporre all’avversario, non con le sue stesse armi, ma cambiando il paradigma della lotta, perciò siano la non violenza e il pacifismo l’orizzonte primo della nostra politica". "Cominciamo da qui – ha continuato il segretario di Rifondazione - dall’articolo 11 della Costituzione che vuol dire ritiro immediato delle truppe dall’Iraq". Non è forse debole una politica che fa di un metodo d'azione il primo orizzonte politico...?
Poi, Bertinotti ha detto: "Il secondo punto è desumibile dal fallimento delle politiche neoliberiste. Occorre costruire un nuovo corso, partendo dalla lotta alla precarietà, contro l’idea del primato del mercato, per un primato dell’ambiente, delle persone. Infine, per restituire ciò che le politiche neoliberiste hanno tolto, è necessaria la ricostruzione di uno spazio pubblico in cui gli individui possano contribuire a determinare il proprio destino".
Continuando il segretario del Prc ha parlato di diritto alla casa, della cancellazione della legge 30, della riforma Moratti, della legge Bossi-Fini e della riforma della giustizia se questa riuscisse a compiere l’intero iter legislativo.
Stuzzicato dall’intervento di un giornalista, Bertinotti ha affondato: "Competo per vincere, questa è una regola della competizione. Noi confidiamo nella provvidenza rossa". Fuori dalla celia, Bertinotti ha spiegato i suoi numeri: "Sopra il 12% è andata bene, sopra il 50% abbiamo vinto".
Il meglio di sé però lo ha riservato alla fine, quando stimolato dal romantico intervento di una giovane compagna, Bertinotti ha concluso con un inno alla rinascita del comunismo: "Il comunismo sconfitto nel ‘900 si ripropone perché quello che sembrava chiuso nel secolo scorso con la vittoria assoluta e schiacciante del capitalismo si è riaperto con il delirio, a cui ha portato la globalizzazione e con la nascita dei movimenti".
Si è chiusa così, tra due ali festanti di popolo che, post-it in mano ben compilato, ha pensato di colmare il divario che lo divide dall'élite partecipando alle primarie e di dare vita ad un nuovo comunismo votando Bertinotti. Evviva Fausto, il dispensatore di sogni di sinistra.