lunedì 28 febbraio 2005

libriGore Vidal contro il Logos occidentale

La Stampa Tuttolibri 26.2.05
Il fuoco di Zoroastro
sapienza d’Oriente

«Creazione», un iperbolico e visionario romanzo antioccidentale in cui Gore Vidal intreccia storie e idee di Persia, India, Cina
Silvia Ronchey

QUANDO un ragazzo indiano giunge all'età che chiamano della seconda nascita, gli danno un cordone fatto con tre fili intrecciati che dovrà portare attraverso il petto, dalla spalla all'ascella, per il resto della vita», scrive Gore Vidal in Creazione. Arrivato all'età della sua terza nascita, nel 1981, Gore Vidal si è guardato sul petto e ha visto un cordone intrecciato di Persia, India e quello che chiama Catai ed è la Cina. E ha immaginato che da lì lui e tutti noi veniamo, e che siamo tutti debitori della sapienza dell'Oriente. In questo che con qualche esagerazione il New York Times ha definito il suo romanzo migliore, questo figlio ribelle dell'impero americano ha voluto scrivere, anzitutto, un mastodontico, ironico pamphlet antioccidentale.
Il pensiero presocratico ha indagato come pochi l'essenza della natura? In realtà, spiega Gore Vidal, la Grecia, la sua filosofia, le sue cosmogonie e teorie sulla creazione non sono che un minuscolo frammento dell'immensa geografia culturale per cui erra nella sua lunga vita Ciro Spitama, persiano della tribù dei Medi e nipote devoto di Zoroastro nonché alter ego dell'autore e protagonista del romanzo. «Quando ripenso all'India - mormora ormai settantenne e cieco al discepolo che raccoglie le sue memorie - l'oro risplende nelle tenebre dietro le palpebre di questi occhi ciechi. Quando ripenso al Catai invece scintilla l'argento e rivedo una neve argentata che cade sui salici d'argento».
La Grecia entra nella storia incidentalmente, è solo una dirimpettaia dell'impero persiano, che si estende al Pakistan e all'Afghanistan, l'antica Battriana. Le «guerre persiane» vengono chiamate «guerre greche» e al grande Dario l'io narrante rimprovera di avere sempre guardato ad Ovest anziché a conquistare la Cina. Erodoto è liquidato subito come un ciarlatano, e anzi la data d'inizio del racconto è proprio quella della contestazione del suo discorso ad Atene, argomentata in pubblico da Ciro in «quello che sarebbe per noi - scrive Gore Vidal - il 20 dicembre del 445 avanti Cristo». Questa rimarrà la sola ammissione dell'autore di essere e sentirsi occidentale.
Creazione occupa solo 720 pagine perché il benemerito editore Fazi le ha stampate in corpo piccolo, anche se su ottima carta. E' una fantasmagoria iperbolica di fiabe e visioni, memorie e epifanie. Le mura di Babilonia sono «così spesse che un cocchio a quattro cavalli poteva fare un giro completo sui parapetti». La danza indiana rende il corpo più invitante perché decapitato: la testa si muove sul collo in modo del tutto innaturale. Del Catai lo incantano la cucina e le cerimonie quasi religiose della tavola. Ammira la sapienza politica riassunta nel precetto: «Svuotare la mente dei sudditi, riempirne lo stomaco». La sentenza che ascolta quando viene iniziato fra lo Yamuna e il Gange è invece: «Noi siamo nati su una riva, che è la vita di questo mondo, ma se ci affidiamo al traghettatore possiamo passare all'altra sponda». Quando si mette sulle tracce del traghettatore, e cioè di Siddharta, Ciro si sente rispondere: «Al Buddha non interessa la religione. Semplicemente aiuta coloro che sono sulla riva perché possano passare di là e scoprire che non esistono né il fiume, né il traghetto, né le due rive». Confucio è un grigio dipendente statale, riservato, timido ma senza peli sulla lingua, semplice ma odiato per la sua pignoleria, ateo, modesto. Non è arrogante come Socrate: non fa domande, ma dà solo risposte a chiunque gliele chieda.
«In principio era il fuoco». Fra le tre antiche tradizioni, Gore Vidal sembra optare per la zoroastriana, che vede il fuoco come principio e fine di ogni cosa. Nella ricerca del principio di tutto e dell'atto di creazione, l'Afghanistan ha un ruolo centrale, perché è là che Zoroastro riceve la rivelazione del fuoco. Se pensiamo che secondo Marco Polo i giacimenti di petrolio incendiandosi spontaneamente suggerivano a quelle popolazioni la presenza della divinità, e sono visti come una delle radici dello zoroastrismo, il messaggio di Gore Vidal fiammeggia, oggi, di una luce foscamente singolare: il principio di tutto, forse, è il petrolio.

Gore Vidal
Creazione
intr. di Anthony Burgess
trad. di Stefano Tummolini
Fazi, pp. 726, e18,50
ROMANZO