giovedì 31 marzo 2005

Viktor Frankl...???

Avvenire 30.3.05
Editoriale
Viktor Frankl, l'anti-Freud del Novecento
Eugenio Fizzotti

Tra le principali scuole di psicologia, un posto di rilievo è occupato dalla logoterapia e analisi esistenziale di Viktor E. Frankl, psichiatra ebreo viennese, di cui in questi giorni ricorre il centenario della nascita e di cui sono ben note la contrapposizione alle riduttive visioni dello psicologismo e del determinismo di stampo psicoanalitico e comportamentista e il legame con la filosofia esistenzialista e personalista e con le teorie della personalità di matrice umanistica e fenomenologica. Furono singolari alcuni avvenimenti della sua giovinezza: intenso rapporto epistolare con Sigmund Freud, collaborazione attiva alla Società di psicologia individuale di Alfred Adler, apertura nel 1927 a Vienna, Zurigo, Praga e altre città europee di Centri di consulenza psicopedagogica per giovani in difficoltà, laurea in medicina nel 1930, specializzazione in neurologia e psichiatria. Ma fu l'internamento nei lager nazisti (tra cui Auschwitz) dal 1942 al 1945 a fargli comprovare quanto già intuito e analizzato, a proposito dei valori e delle possibilità attraverso le quali l'uomo può sempre, fino all'ultimo istante, cogliere il significato della sua unica e irripetibile esistenza. È la ricerca del senso della vita, infatti, l'originale e attualissimo leit-motive di tutte le numerose opere di Frankl nelle quali, interpretando la parola logos come senso della vita, analizza la condizione umana e la trova caratterizzata dal vuoto e della frustrazione esistenziale, immersa in un contesto indiscutibile di condizionamenti. Eppure, l'esperienza clinica gli ha permesso di evidenziare che il vero e proprio malessere non sta, come direbbe Freud, nella mancata soddisfazione del piacere o, come sosteneva Adler, nel fallimento a livello di potere o di successo, quanto nel non riconoscere la tensione radicale tra la realtà esistenziale in cui si vive e il mondo dei valori che si presenta come appello e come sfida. Se la vita conserva sempre un suo significato, nonostante le limitazioni dovute all'età, alla salute, alla sofferenza, ai fallimenti che possono sopraggiungere a tutti i livelli, ciò è possibile attraverso i valori di creazione (lavoro, attività, impegno politico), i valori di esperienza (amore, musica, arte), ma soprattutto i valori di atteggiamento (situazioni-limite quali la sofferenza inevitabile, la colpa, la morte). L'originalità del pensiero e della pratica terapeutica di Frankl, di conseguenza, emerge dall'attenzione che riserva ad alcuni fenomeni dalla portata tragica per il mondo giovanile (suicidio, aggressività, tossicodipendenza), espressioni eloquenti del vuoto esistenziale, ed a forme nevrotiche ampiamente presenti nel tessuto sociale contemporaneo: la nevrosi meccanica, conseguenza del crescente tempo libero; la nevrosi della domenica, con comportamenti massificanti e alienanti in discoteche, palestre, stadi; la nevrosi da disoccupazione, che assale chi è alla ricerca di lavoro e chi si vede impedito, a seguito del pensionamento, nel partecipare
ai ritmi normali di produttività.