mercoledì 27 luglio 2005

L'ARTICOLO DELLA "STAMPA" DI OGGI

La Stampa 27 Luglio 2005
Antonella Rampino


ROMA.«Sono un uomo che non ha mai messo la cravatta prima dei cinquant’anni...». Ecco, la frase d’inizio dell’autobiografia senza rete alla quale Fausto Bertinotti sta lavorando e che sarà diffusa in tutte le edicole d’Italia, vera arma segreta durante le primarie - stesso autore, Cosimo Rossi, stesso editore, la Manifesto Libri, che fecero il successo di Nichi Vendola in Puglia -, è la più lampante, visiva differenza con Romano Prodi. Un leader che toglie la cravatta solo quand’è sotto sforzo, in bici o per fare pedalare i segretari della sua (sin qui) litigiosa coalizione. E difatti, uno stava in giacca e cravatta tra gli stucchi rococò di Piazza Santi Apostoli per aprire la campagna per le sue primarie sventolando lo scalpo più ambito, la «carta d’identità dell’Unione», il programma-quadro sottoscritto da tutti i segretari del centrosinistra. L’altro, Bertinotti, accaldato al limite della polmonite nella calca festosa di una particolare libreria del Pantheon, «Amore e Psiche», dove si radunano i «fagiolini», ovvero i seguaci dello psicoterapeuta Massimo Fagioli, un coltissimo signore ispiratore di Marco Bellocchio, ma capace di alzare le spalle se sente parlare di Freud o Basaglia, «mica son modi di curare la malattia mentale, quelli». Bertinotti fra i «fagiolini» va fortissimo: è l’unico capace si sostenere le loro conversazioni a base di Marx e Psiche.
Era uno spettacolo, ieri, vedere la contemporanea partenza delle primarie, che l’uno, Prodi, chiama al singolare, calcando l’omogeneità col prototipo americano (infatti il regolamento d’attuazione sembra un capitolo di carta costituzionale). E l’altro, invece, al plurale. Per sottolineare che di candidati non ce n’è uno solo, il vincitore atteso, ma più di due: «Sennò, che primarie sono?». Per carità, Bertinotti è politico visionario, ma non si fa illusioni: «Il 12 per cento è il minimo. Sopra, vado bene. Sotto, ho perso. Se faccio il 50, ho vinto. che dire, spero nella provvidenza rossa...». Da Prodi, ovviamente, nessuna previsione. Anzi, l’atteso vincitore chiariva: «Mi muoverò con cautela, adesso, da leader dell’Unione, così la competizione alla primaria sarà vera per tutti i competitori». Che come è noto sono Prodi, Bertinotti, Di Pietro, Pecoraro Scanio, i cui nomi l’elettore delle primarie troverà sulla scheda in un ordine che uscirà da un sorteggio. E intanto, per carità non per oscurare Prodi a Santi Apostoli, ieri c’era in campo pure Rutelli: da giorni, indossa un bel paio di calzoni rossi, e da Largo del Nazareno, contestualmente a quanto accadeva a Santi Apostoli e dalle parti del Pantheon, annunciava «massima mobilitazione della Margherita per Prodi», aprendo più seggi possibili. E ricordando al cronista che all’ultima discussione, quella al conclave di San Martino giovedì scorso, s’era alzata la voce proprio di Rutelli e del mastelliano Fabris: «Non sarà mica che si vota solo nelle sezioni della Quercia...».
E dunque, a quel che s’è capito, la campagna per le primarie di Prodi vedrà i fuochi d’artificio a chi farà di meglio e di più tra Margherita e Quercia, mentre Rifondazione giocherà la carta del minimalismo di concetto: campagna «post-it» quella di Bertinotti, che non riesce in verità nemmeno a ricordare il nome del foglietto giallo incolla-e-scolla sul quale ieri ha invitato tutti i suoi sostenitori a scrivere cosa vorrebbero nel programma dell’Unione. Poiché è «voglio» il lay-out, il messaggio forte che gli han trovato i suoi spin-doctor, convinti che di desideri e bisogni politici, a sinistra, ce ne siano a bizzeffe. Bertinotti ha accettato, forse anche perché, come si dice, l’erba voglio non cresce neanche del giardino del re, è il massimo dell’ambizione, insomma. Ma su quanti di quei «voglio» finiranno davvero nel programma per ora è un dubbio fugato: Prodi ha detto chiaro e tondo che «il programma si fa insieme». A dicembre, come stabilito. Ma dentro la «cornice» della carta d’identità dell’Unione. Che finalmente ieri è stata data alle stampe e alla stampa, anche se se ne sapeva già tutto. La Costituzione va tutelata, ma adeguata alla modernità. L’euro e l’Europa non si toccano. I diritti civili di tutti van rispettati, e anche ampliati (con i pacs, che però non si nominano). E via dicendo. Però Bertinotti continua a sperare nel voto agli immigrati, anche per le primarie. Ed è un po’ deluso: «E’ vero che nel documento c’è la difesa della laicità dello Stato. Ma quella discussione tra noi su questo punto, arrivata a lambire perfino divorzio e aborto, quella proprio non me l’aspettavo». Il segretario allarga le braccia: speriamo bene...